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A Talmassons l’ulivo per il Papa «missionario»

Le campane hanno suonato a distesa in tutto il Friuli per l’elezione di Papa Leone XIV giovedì 8 maggio e non sono mancate le comunità che hanno scelto di suggellare il momento di grande gioia ed esultanza oltre che con la preghiera con qualche segno particolare, a testimonianza dell’evento storico vissuto. È il caso della comunità di Talmassons che la sera stessa dell’elezione del nuovo pontefice si è riunita nel giardino della canonica per piantare una pianta di ulivo.

«Come tante altre comunità anche noi stavamo vivendo il conclave con grande emozione – ha raccontato il parroco, padre Juan Carlos Cerquera sulle pagine della Vita Cattolica del 14 maggio 2025 – e per la sera dell’elezione avevamo pensato ad una Santa Messa e ad un Rosario, per pregare insieme per il nuovo Papa». Così, giovedì 8 maggio, dopo la notizia della “fumata bianca”, l’invito a recarsi in chiesa per la celebrazione ha iniziato subito a “circolare” sui telefonini dei parrocchiani, prima ancora che si udisse il suono delle campane a festa. I fedeli di Talmassons si trovavano dunque nella parrocchiale per celebrare l’Eucaristia quando è stato reso noto il nome del nuovo Pontefice, poco prima della lettura del Vangelo. È stato in quel momento che sono state “liberate” le campane e dopo la Messa e il Rosario ci si è spostati nel giardino della canonica per piantare l’ulivo in ricordo del memorabile evento. L’incarico è stato affidato a due “patriarchi” di Talmassons, Tite Turco e Otello Zanello. Un momento molto significativo, sottolinea il parroco: «È spettato ai nostri “grandi” piantare l’ulivo, simbolo di continuità, di pace e di novità».

Vincenziano originario della Colombia, p. Cerquera conosce bene il contesto dove è maturata l’esperienza di Leone XIV e non nasconde la sua gioia per l’elezione del Papa americano che «pur nato negli Stati Uniti, è anima di un Chiesa “continentale” che unisce Nord e Sud America, dalla quale provengono tantissimi missionari il cui operato sta dando frutti in Asia, in Africa… in tutto il mondo. E della quale lo stesso Prevost ha profonda esperienza». «Anche per questo motivo sono molto contento – aggiunge p. Cerquera –: credo che Papa Leone XIV sia la persona giusta per continuare a far maturare i frutti che tanti missionari hanno saputo seminare nel mondo».

«Il ruolo che il pontefice ha esercitato come superiore generale degli Agostiniani – aggiunge il sacerdote – gli ha peraltro permesso di avere una visione universale di tutte le realità comunitarie dell’ordine agostiniano e di essere in contatto con tante esperienze missionarie, fino alle più lontane. La sua stessa esperienza di missionario in Perù è significativa». Il vincenziano colombiano spiega che «la Chiesa latinoamericana è particolarmente unita nei progetti pastorali, di formazione sacerdotale e nella collaborazione con i laici. Prevost è entrato a stretto contatto con la Teologia della Liberazione e maturando non ha mai abbandonato l’opzione preferenziale per i poveri». È inoltre «un Papa abituato alla sinodalità, ad un rapporto molto stretto con il clero e con i laici, a percorsi e processi che non si improvvisano motivati dalle emozioni dell’istante, ma che vanno accompagnati con lungimiranza». Infine, «mi sembra una persona discreta – conclude p. Cerquera –, giovane, con le idee chiare, che conosce i vescovi di tutto il mondo. Credo che sia veramente la persona che lo Spirito Santo ha indicato alla Chiesa come provvidenziale».

Valentina Zanella

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