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EconomiaUdine e dintorni

A Udine in duemila per chiedere salari, diritti e dignità

Oltre duemila persone hanno manifestato a Udine aderendo allo sciopero nazionale dei metalmeccanici indetto da Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm, con una manifestazione regionale che ha portato in piazza lavoratori da tutto il Friuli-Venezia Giulia.
Il corteo, partito da piazzale Diacono, ha attraversato il centro per concludersi in piazza Venerio, e si è fermato davanti alla sede di Confindustria, al grido di «Vogliamo il contratto, non vogliamo restare poveri» e «Chi non salta Confindustria è».

Lo sciopero, che segna la quarantesima ora di astensione dal lavoro dall’inizio della vertenza, è stato proclamato per l’intera giornata per sollecitare il rinnovo del contratto nazionale Federmeccanica-Assistal, scaduto da un anno, e di quello Confapi, fermo dal dicembre 2024. Si tratta di circa 60mila lavoratori in Fvg tra grandi gruppi industriali e piccole imprese, con punte di adesione del 70 per cento nelle aziende maggiori e del 65 per cento in quelle medie-piccole.

Tra le testimonianze raccolte nel corso del corteo, ci sono quelle di lavoratori delegati da realtà come Fincantieri, Wärtsilä, Martelli Automotive, Bsg Caldaie di Pordenone. «Con questa giornata di sciopero – hanno segnalato i sindacati – si chiede la riapertura immediata del tavolo di trattativa, nella speranza che Federmeccanica e il nuovo presidente accolgano la richiesta di confronto già a luglio, per dare risposte a 1,6 milioni di metalmeccanici in tutta Italia».

«Federmeccanica continua a chiedere sacrifici ai lavoratori, mentre altri comparti, anche in crisi, hanno già rinnovato i contratti. È una situazione paradossale e incomprensibile», ha dichiarato il segretario nazionale Fim-Cisl Fabio Bernardini, in piazza Venerio. Il sindacalista ha chiesto «la convocazione urgente del tavolo entro luglio» e ha ribadito che «il contratto deve riconoscere dignità, salari equi, sicurezza sul lavoro e strumenti di equità per affrontare la transizione industriale”. Tra le priorità anche “una riforma dell’ orario di lavoro per rispondere ai bisogni delle nuove generazioni e garantire più tempo per la vita e la famiglia».

Roberto Zaami, Uilm Fvg ha dichiarato che «Non si può affrontare la transizione con la cassa integrazione e politiche del passato. Il contratto nazionale è uno strumento per rispondere alle sfide industriali del Paese, non può essere svuotato». E ha denunciato: «Un aumento dell’1,3%, pari a 27 euro, è una vergogna. Quando un chilo di pasta costa il 27% in più, parlare di adeguamenti è una presa in giro». Per Simonetta Chiarotto, Fiom-Cgil Fvg, «dietro ogni fabbrica, macchinario, scuola, ospedale, c’è un metalmeccanico. Questo Paese si regge sul nostro lavoro».

A denunciare la distanza tra le richieste sindacali (un aumento a regime di 270 euro in tre anni) e l’offerta (27 euro per il 2025) è stato anche Pasquale Stasio, segretario Fim Cisl Fvg, che ha parlato di «arroganza delle controparti» e «necessità di continuare la mobilitazione».

Allo sciopero, è stato dichiarato, nelle fabbriche ha aderito tra il 70% e il 95% dei lavoratori in aziende come Electrolux, Nidec, Fincantieri, DL Radiators e Cimolai. Complessivamente sono oltre 60mila i lavoratori coinvolti in regione nei rinnovi dei contratti Federmeccanica-Assistal e Unionmeccanica Confapi.

I sindacati denunciano l’immobilismo delle controparti datoriali, che – a fronte di una richiesta di aumento salariale pari a 270 euro a regime – offrono solo 27 euro per il 2025.

Solidarietà alla mobilitazione è arrivata anche da Alleanza Verdi Sinistra, presente in piazza, che ha accusato il Governo di «favorire il capitale invece del lavoro» e ha rilanciato la propria proposta per «una transizione ecologica ed energetica giusta, con salari adeguati, più diritti e sicurezza sul lavoro». Presente anche il consigliere regionale del Pd Massimiliano Pozzo, che ha annunciato il deposito di una mozione in Consiglio regionale per chiedere al Governo nazionale di favorire l’apertura del confronto tra le parti.

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