Nel 2026 saranno trascorsi cinquant’anni dall’evento che cambiò per sempre il volto del Friuli e della sua società, la serie di gravi terremoti che tra maggio e settembre del 1976 causarono la morte di 990 persone e la distruzione di interi paesi. A mezzo secolo di distanza, la Chiesa udinese – al pari di altri soggetti del territorio – desidera rendere concreto quello slogan che campeggiava sui muri della pedemontana friulana qualche mese dopo il sisma: «Il Friuli ringrazia e non dimentica». E lo farà donando alla cittadinanza diversi momenti di commemorazione, suffragio e, soprattutto, attualizzazione degli insegnamenti sorti dalle macerie del Friuli distrutto dall’Orcolat. Gli eventi sono stati presentati martedì 23 dicembre nel corso di una conferenza stampa in Curia a Udine.
«A distanza di cinquant’anni, la nostra Chiesa desidera esprimere ancora una volta la gratitudine alle decine di migliaia di uomini e donne che si fecero prossimi alle nostre comunità per sostenerle nell’impegno di ricostruzione materiale e morale dopo quella tragedia» ricorda l’arcivescovo di Udine, mons. Riccardo Lamba. «Anche in dialogo con le istituzioni civili e le associazioni di volontariato del territorio – prosegue Lamba –, la Chiesa vuole interrogarsi su che cosa non dev’essere dimenticato per costruire un futuro che sia fedele e in continuità con una tradizione storica, culturale e religiosa di straordinaria importanza, un unicum in Italia».
Alle parole dell’Arcivescovo fanno eco quelle del vicario generale, mons. Dino Bressan, che sta coordinando il cartellone diocesano di eventi per l’anniversario del sisma. «Ci stiamo muovendo, come Diocesi, non solo in riferimento alla memoria di eventi passati ma per intrecciare la ricostruzione con la rinascita e la speranza per l’oggi. Cos’hanno da insegnarci il famoso “modello Friuli”, la forza d’animo, l’ingegno e la solidarietà di allora? Qual è l’eredità da custodire? Quale la speranza nel futuro per costruire comunità unite e solidali? La ricostruzione non più strutturale, ma oggi spirituale e morale richiedono un processo continuo, l’impegno di tutti, oggi come allora».

La Messa con il card. Zuppi e i convegni ecclesiali
La moltitudine di appuntamenti di ricordo della tragedia e attualizzazione dei valori emersi dal sisma può essere riassunta in diversi capitoli, primo fra tutti quello celebrativo. Domenica 3 maggio – nel fine settimana precedente al fatidico 6 maggio, che quest’anno sarà un mercoledì – la caserma Goi-Pantanali di Gemona ospiterà una solenne concelebrazione eucaristica presieduta dal Presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Matteo Zuppi. Accanto a lui e all’arcivescovo Riccardo Lamba, siederanno i Vescovi e i delegati delle 67 Diocesi che nel 1976 strinsero gemellaggi con altrettanti paesi del territorio diocesano. Per la cronaca, se si considerano anche i paesi terremotati della Destra Tagliamento, le Diocesi gemellate nel 1976 furono ben 81.
Accanto al momento celebrativo, la Chiesa udinese propone cinque convegni ecclesiali in altrettanti pomeriggi tra il 15 febbraio e il 25 ottobre 2026. Il primo di essi – proprio il 15 febbraio – coincide con il Convegno annuale dei catechisti che, riuniti nell’aula 3 del polo universitario di via Tomadini a Udine, rifletteranno sul senso della tragedia e della rinascita dal punto di vista biblico e pastorale. Altri convegni riguarderanno il ruolo delle comunità nell’immediato post-sisma e ai giorni d’oggi (15 marzo), i cinquant’anni della Caritas diocesana (2 maggio), la ricostruzione di allora – e le destinazioni odierne – dell’edilizia ecclesiale (13 settembre) e il ruolo dei presbiteri e del Vescovo negli anni del terremoto in confronto con il periodo attuale (25 ottobre).
Tra esposizioni e accompagnamento pastorale
Accanto ai momenti di incontro, nel cartellone diocesano figura anche una mostra intitolata «L’anima ricostruita» che sarà allestita da aprile a luglio 2026 nella chiesa udinese di Sant’Antonio abate: un percorso narrativo in quattro sezioni condurrà i visitatori passo dopo passo sui luoghi del sisma, in particolare nelle chiese distrutte e ricostruite. Si potranno visionare foto, reperti e ricostruzioni in 3D.
Per accompagnare le comunità che vivono mezzo secolo dopo l’esperienza della ricostruzione, l’Arcidiocesi predisporrà un sussidio pastorale e alcune proposte celebrative. In aggiunta, ai più piccoli – che del terremoto probabilmente non hanno mai sentito parlare, se non dai nonni – sarà dedicato il percorso quaresimale 2026 proposto come di consueto dall’Ufficio catechistico diocesano, dalla Pastorale giovanile e dal Centro missionario.
La memoria su La Vita Cattolica e Radio Spazio
Anche i media diocesani troveranno adeguati spazi per commemorare i 50 anni dall’Orcolat: sono infatti in cantiere una pubblicazione speciale a cura de La Vita Cattolica – che si innesta nell’anno in cui il settimanale celebra i 100 anni di pubblicazione settimanale – e alcune rubriche sull’emittente Radio Spazio, in partenza a febbraio 2025.













