Sono stanchi, sfiniti (non è un’esagerazione), arsi dal sole (nemmeno… vedasi le foto qui sotto). Ma sono felici. O meglio, sono entusiasti. Devono metabolizzare quella che è stata un’esperienza di fede che rimarrà indelebile nel loro cuore, la veglia e la Messa conclusiva del Giubileo dei giovani, nella spianata romana di Tor Vergata, il 2 e il 3 agosto 2025. Momenti di una forza spirituale ed ecclesiale straordinaria, che per alcuni sono eredità di genitori presenti a loro volta a Tor Vergata, ma 25 anni fa, quando la veglia per il grande Giubileo del 2000 era presieduta da San Giovanni Paolo II.
«I miei genitori erano a Tor Vergata nel 2000. E i nostri figli…»

Lidia Nonino ha quasi 18 anni. È nata sette anni dopo che i suoi genitori vissero la GMG del 2000 a Tor Vergata. Quando la fede è tangibilmente un fatto «di generazione in generazione». «Mi hanno preparato all’evento parlandomi delle numerose persone che ci sarebbero state e dell’impatto che avrebbero avuto anche su di me», racconta Lidia, che fa l’animatrice nella Parrocchia di Laipacco. Quando le chiediamo come ci si sente a ripercorrere le orme dei genitori, la risposta è letteralmente rimettere i piedi sulle impronte di chi c’era 25 anni fa. «Ho rivissuto molte emozioni che mi hanno raccontato loro e ho detto: “cavolo, tanta roba!”. Insomma, sono molto felice perché ho potuto anche comprendere quello che loro hanno vissuto e interiorizzarlo a mia volta. Inoltre – conclude – mi è servito anche per uno sviluppo dal punto di vista personale e delle relazioni con gli altri; insomma, mi sono rivista in loro».

Anche Simone Cangiano, ventenne di Tricesimo aveva il papà a Tor Vergata nel 2000. E oggi ci è andato lui. «Mi ha molto la presenza di giovani da tutto il mondo, anche dai posti più disparati, più lontani e magari non troppo agiati; questo mi ha fatto riflettere sulla fede che ci porta a fare anche viaggi lunghissimi per vedere il Papa, stare in comunità. Un elemento che ha colpito Simone è stato il silenzio assoluto che regnava la sera della veglia durante la breve adorazione eucaristica presieduta dal Papa. «Anche nella nostra parrocchia ci siamo accorti del silenzio nonostante ci fossero mille ambulanze. È stata una veglia molto, molto sentita, molto partecipata e credo che ce la porteremo tutti nel cuore». Da parte sua, in conclusione, anche un assist alle nuove generazioni. «Fra 25 anni, magari, anche noi ai nostri figli potremmo dire c’ero anch’io»

La comunione che affascina

«Vedere tutte queste persone insieme che provengono da posti totalmente diversi del mondo, ma con qualcosa di simile nel cuore, cioè la fede in Dio e in Gesù». È la risposta di Giulia Di Miceli alla domanda su cosa l’ha colpita, a caldo, dell’esperienza di Tor Vergata. Giulia ha 16 anni e fa parte del gruppo dalle Parrocchia di Bressa e Campoformido. «Questo mi ha veramente aperto gli occhi in una prospettiva diversa: è bellissimo vedere tante persone insieme, ma con uno solo scopo, cioè quello di cambiare, di migliorarsi. Questo è ancora più bello. Questo Giubileo è una tappa di un percorso di cambiamento».

Sottolineatura simile per Francesco Magaraci di Palmanova. «Mi hanno colpito le tantissime persone tutte riunite in quel posto», afferma. «Ci univamo attraverso una singola cosa che era l’amicizia con Dio». Forte anche l’impatto emotivo della GMG – pardon, Giubileo -: «È stata un’emozione che non avevo mai provato prima, anche perché non avevo avuto occasione di partecipare a eventi di questo tipo. È stato faticoso, ma molto affascinante».
Emozioni, sensazioni, esperienze che vanno lasciate decantare come il buon vino, perché diventino fruttuose nella vita di ognuno. Come proseguirà il cammino di questi giovani, si vedrà; nel frattempo, un seme di speranza è stato gettato in migliaia e migliaia di cuori.
Giovanni Lesa