Recentemente è stata presentata a Udine una pubblicazione dal titolo “Land Friul – Ritratti di Autonomie”, utile per un confronto tra l’autonomia speciale della Provincia di Bolzano/Sudtirol con quella della Regione Friuli Venezia Giulia. L’autore del volume, edito dall’Istituto Ladin Furlan “Pre Checo Placerean”, è un giovane laureato in giurisprudenza che vive e lavora a Merano, Matteo Dri Federspiel, friulano di nascita, socio del Fogolar Furlan di Bolzano e tenace sostenitore dell’identità friulana. Si è sempre dichiarato favorevole alla divisione della Regione FVG in due province autonome, quella friulana e quella giuliana, come nel Trentino A.A. Ha delineato questa e altre sue proposte nella predetta pubblicazione presentata a Udine, ricca di spunti istituzionali e storici, con l’aggiunta di un ampio raffronto tra le rispettive legislazioni ordinamentali e giuridiche del FVG e di Bolzano/Sudtirol. Un accostamento solo in termini ideali, non fosse altro per l’ampia tutela derivante dai trattati internazionali a monte dello statuto altoatesino. Importare nel FVG, come propone l’autore nel suo volume, i sistemi organizzativi e giuridici della Provincia Autonoma di Bolzano sarebbe però cosa inattuabile. Tra l’altro il Sud Tirolo è stato piuttosto austriacante, mentre la Venezia Giulia è sempre stata propensa a ricongiungersi con l’Italia. Peraltro, non è possibile comprendere le vicende della specialità regionale del FVG senza tener conto della tormentata storia del Confine Orientale e degli scontri geo-politici del 1943-1947. Quando l’Assemblea Costituente trattava il regionalismo, era in svolgimento il Congresso di Parigi, che avrebbe poi sancito la perdita italiana dei territori dell’Istria, di Fiume e di Zara e la nascita del Territorio Libero di Trieste. I Costituenti, nella vana speranza di recuperare almeno in parte le terre perdute, prefigurarono una Regione a statuto speciale che comprendesse forzatamente il Friuli e la Venezia Giulia, rinviandone l’attuazione a dopo la definizione dei confini nazionali postbellici. Era evidente a tutti, anche ai Padri Costituenti, che si trattava di due aree differenti tra di esse, quella friulana rurale e montana, parlante in maggioranza la lingua friulana e quella della Venezia Giulia prevalentemente marittima e portuale con a capo Trieste, luogo di scambi commerciali, dotato di un notevole profilo internazionale, area dunque interessata da incontri e scontri, inevitabili in una condizione ambientale di questo genere. Basti pensare alle rivendicazioni territoriali della Jugoslava titina, ai tremendi fatti delle Foibe, al Governo Militare Alleato che ha di fatto governato la Venezia Giulia fino al 1954, ai cittadini di Trieste e Gorizia che hanno partecipato alle elezioni politiche italiane solo nel 1958, alla presenza di una minoranza di lingua slovena. In questo groviglio di situazioni, si sono trovati ad operare i partiti politici, sovente spaccati al loro interno su queste vicende, con alcuni di essi contrari alla specialità del FVG. Prima di ciò il Friuli era considerato appartenente alla Venezia Euganea; successivamente è nato il Movimento per l’Autonomia del Friuli di Tiziano Tessitori per sottrarre il Friuli dal Veneto come regione ordinaria a sé stante. Da ultimo l’emendamento del deputato triestino Fausto Pecorari per una regione della Venezia Giulia con anche il Friuli, è stato accolto con modifiche dal Parlamento. Tessitori si è astenuto, poiché era rimasto sempre dell’idea della Regione Friuli. Ad ogni modo, per il fatto di aver sollevato il problema a livello parlamentare e di non averlo mai perso di vista, ha fatto sì che questo grande politico friulano venisse considerato Padre della nostra autonomia. La Regione, nata formalmente solo nel 1963, ha stabilito la sua sede a Trieste, ma i presidenti per trent’anni sono stati friulani. Sono stati capaci di ottenere nel tempo maggiori competenze dallo Stato attraverso la Commissione paritetica Stato-Regione, con le necessarie modifiche costituzionali anche recenti. Hanno il merito di aver ricostruito -assieme a tutti- il Friuli terremotato e di aver fatto rinascere le zone più depresse del Friuli. Lo scopo di questo intervento non è quello di entrare nel merito di vicende già autorevolmente trattate da studiosi e giuristi, né di alimentare inutili distinzioni. Si è voluto solo collocare taluni fatti nell’ottica propria di quando sono realmente accaduti, ringraziando Matteo Dri Federspiel per la sua nostalgica passione per il Friuli.
Luigi Papais,
Membro del Direttivo di Friuli nel Mondo













