La Regione potrà beneficiare di fondi per circa mezzo milione di euro per progetti territoriali di assistenza e integrazione sociale delle vittime di sfruttamento.
Prosegue l’impegno della Regione nel progetto nazionale di prevenzione e contrasto al fenomeno della tratta e del grave sfruttamento di esseri umani. Lo ha deciso la Giunta regionale che oggi ha approvato, su proposta dell’assessore a Sicurezza e Immigrazione, Pierpaolo Roberti, l’adesione al bando del dipartimento per le Pari opportunità della presidenza del Consiglio dei ministri volto a finanziare progetti territoriali di assistenza e integrazione sociale delle vittime di sfruttamento.
Come ha spiegato l’assessore, “la Regione potrà beneficiare di fondi per circa mezzo milione di euro che andranno a finanziare il progetto “Fvg in rete contro la tratta di esseri umani” il cui obiettivo è duplice: da un lato, contrastare e reprimere il crimine di sfruttamento di persone, con l’impegno di tutte le Forze dell’ordine; dall’altro prevenire il fenomeno e proteggere le vittime, con programmi affidati ai servizi sociali pubblici e del privato sociale accreditato”.
A proporre il progetto sarà il servizio Polizia locale, Sicurezza e Politiche dell’immigrazione della Regione, mentre i soggetti attuatori sono indicati nel centro Caritas Arcidiocesi di Udine oltre che nel comitato per i Diritti civili delle prostitute Onlus e nella cooperativa sociale Nuovi vicini, entrambi di Pordenone.
La Regione, che ha già partecipato alle precedenti edizioni del bando nazionale 2016-18, potrà così dare continuità a una serie di interventi, anche attraverso protocolli operativi con le Prefetture e le Questure, che prevedono l’emersione di potenziali vittime di tratta spinte allo sfruttamento sessuale o lavorativo, all’accattonaggio o al crimine, fino alle vittime di matrimoni forzati o combinati.
Il programma prevede inoltre l’identificazione delle vittime anche presso le Commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale, la protezione immediata e la prima assistenza sanitaria, legale, psicologica, con accoglienza residenziale o semi-residenziale, soprattutto nei casi di minori non accompagnati. Inoltre, l’accompagnamento all’ottenimento del permesso di soggiorno, l’orientamento, formazione e reinserimento lavorativo e l’integrazione sociale o il rientro volontario assistito nei Paesi d’origine.
Il progetto, che sarà avviato il 1 marzo con una durata prevista di 15 mesi, unisce alla continuazione delle esperienze ammesse a contributo negli anni passati, gli interventi innovativi previsti per il 2019. La dimensione è regionale e prevede l’attivazione di Unità territoriali antitratta (Uta) che agiscono a livello locale.