Abbonati subito per rimanere sempre aggiornato sulle ultime notizie
Pedemontana

Gemona. La solidarietà che illumina le donne afghane, sabato 24 maggio un incontro e una cena

Accendere i riflettori sulla dimenticata tragedia afghana, in particolare sulla condizione di totale oppressione a cui sono condannate le donne. È questo l’obiettivo di «Essere donna in Afghanistan. Situazione attuale e prospettive future»: l’evento in programma a Gemona sabato 24 maggio con inizio alle 17. A promuovere l’iniziativa – anche grazie al sostegno della Cooperativa Itaca – una fitta di rete di realtà che operano nel sociale: Amnesty International Gruppo ITA143, Avulss, Buteghe dal mont, la Caritas della CP di Gemona e di Osoppo, il Centro Aiuto alla Vita e il Gruppo di Volontariato Vincenziano. Numerose anche le altre collaborazioni.

Un convegno a più voci

Si inizierà, nella biblioteca del santuario di Gemona, con un seminario dal titolo «Le donne in Afghanistan: porte chiuse o aperte alla speranza?» a cui interverrà lo scrittore afghano Fawad E Rawfi approdato in Friuli, nel 2016, dalla rotta balcanica. Ci sarà poi la testimonianza di Marco Niada, fondatore – insieme alla moglie Maria Rosario Lazzatti, Paolo Lazzatti e Filippo Grandi – dell’associazione Arghosha Faraway Schools che promuove la scolarizzazione delle bambine. Chiuderanno il convegno Cinzia Sut e Andreina Tonello che daranno voce ad alcune testimonianze di donne afghane che danno conto della negazione dei più elementari diritti umani a cui le sottopone il regime dei talebani.

Nuove norme contro le donne

Nell’agosto 2021 – con la rovinosa capitolazione dell’esercito degli Stati Uniti – il ritorno dei talebani ha fatto precipitare il Paese in una realtà che supera di gran lunga anche il più riuscito dei romanzi distopici. Agli uomini è fatto divieto di radersi, alle donne di far sentire la propria voce in pubblico. A tutti, indistintamente, di ascoltare o suonare musica. Sono queste solo alcune delle innumerevoli leggi in vigore in Afghanistan dal 2021 e che dall’agosto 2024 sono state raccolte in un “testo unico”. Molte di tali norme naturalmente riguardano le donne, per evitare di indurre gli uomini in tentazione c’è l’obbligo di indossare il burqa (dal 2022). Ma pure le voci delle donne sono considerate potenziali strumenti di corruzione e quindi, tra le ultime restrizioni, c’è anche quella che non consente loro di parlare in pubblico. Insomma, ben oltre l’apartheid di genere.

Il dramma di bambine e ragazze

Drammatica la situazione di bambine e ragazze, per loro dopo i 12 anni non c’è più possibilità di andare a scuola. Secondo i dati di Save the Children sono 3 milioni le studentesse delle scuole superiori escluse dalle classi. Una bambina su quattro soffre di depressione. Il 17% delle bambine si sposa prima dei 15 anni.

Chiusa, a febbraio, anche una delle ultime finestre di libertà per le donne afgane: una radio che trasmetteva da Kabul ed era destinata specificamente alle ascoltatrici. Radio Begum era stata inaugurata l’8 marzo del 2021, proprio poco prima del ritorno dei taliban al potere. Cinque mesi più tardi, in seguito all’ingresso a Kabul degli studenti coranici, l’emittente era diventata indispensabile. Negli ultimi anni, infatti, ha garantito un sostegno scolastico alle bambine che non potevano studiare, uno spazio interattivo alle donne e un ambiente virtuale per tutte coloro che non potevano accedere al mondo reale.

Parlarne: un dovere

«La situazione che vive il popolo afghano – spiega Gianni Vidoni della Caritas Gemona-Osoppo – non solo è terribile, ma è anche quasi del tutto dimenticata, l’attenzione dei mass media è tutta concentrata altrove. Per questo abbiamo voluto organizzare questa serata. Abbiamo poi scelto di dedicare un’attenzione particolare alle donne perché sono loro a subire le condizioni peggiori. E pensare che nel 2001 con la cacciata dei talebani avevano cominciato a riacquisire diritti e a poter immaginare un futuro. Guardare oltre le situazioni di disagio e di povertà del nostro territorio per allargare lo sguardo a cosa accade nel mondo, in modo particolare a quelle situazioni che vengono dimenticate dai media, è un dovere morale di solidarietà che ogni società dovrebbe compiere per sentirsi parte di un’unica umanità».

Una cena solidale

«Desideriamo inoltre – prosegue Vidoni – portare un piccolo e concreto contributo con una raccolta fondi a sostegno di un progetto dell’associazione Argosha, volto alla scolarizzazione delle donne nelle aree rurali. Dopo il seminario, verso le 19.30, ci sarà quindi una cena solidale nel bellissimo chiostro del convento dei Frati minori, organizzata dalla “Buteghe dal Mont” di Gemona». Le prenotazioni vanno fatte entro mercoledì 21 maggio tramite sms o whatsapp al 340/2837498, il contributo richiesto è di 25 euro. Ulteriori donazioni a sostegno verranno raccolte anche nella canonica di Gemona.

Anna Piuzzi

Articoli correlati