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Giubileo, il Papa benedice il crocifisso realizzato da un uomo detenuto a Tolmezzo

Era già stato esposto nel duomo del capoluogo carnico nella scorsa Quaresima. Domenica 14 dicembre, invece, il crocifisso realizzato da un uomo detenuto nel carcere di massima sicurezza di Tolmezzo è stato esposto nientemeno che nella Basilica di San Pietro, dove è stato benedetto da Papa Leone XIV pochi minuti prima della Messa per il Giubileo dei detenuti. A Roma erano presenti anche due delegazioni delle case circondariali di Udine e Tolmezzo, i rispettivi cappellani, i vincenziani padre Lorenzo Durandetto e padre Claudio Santangelo, con alcuni volontari, detenuti e loro familiari.

«Il Papa ha fissato il volto di quel crocifisso, poi ha dato la sua benedizione. Quel crocifisso rappresenta tutti i detenuti che non sono potuti venire a Roma, compreso il suo autore». Le parole sono quelle di padre Claudio Santangelo, cappellano del carcere di Tolmezzo, che ha presentato a Leone XIV il grande manufatto. «Gli ho spiegato da dove viene l’opera, chi e come l’ha realizzata».

Il crocifisso tolmezzino e, sullo sfondo, la Pietà di Michelangelo

Il crocifisso è realizzato con materiali di recupero, «scarti» – come afferma ancora padre Santangelo – ma comunque pezzi utili alla realizzazione di un manufatto di questo tipo: il richiamo è alla “cultura dello scarto” più volte denunciata da Papa Francesco, della quale le persone detenute rischiano di essere tra le prime vittime. A Roma il crocifisso è giunto dopo un delicato trasporto per il quale sono stati mobilitati alcuni volontari tolmezzini e una ditta romana. Nella Basilica Vaticana è stato esposto proprio accanto alla Pietà di Michelangelo, quindi di fronte all’ingresso dalla Porta Santa.

«È stato un giorno molto emozionante e toccante – afferma ancora padre Santangelo -: c’erano molti cappellani penitenziari, molto personale delle carceri, ma soprattutto tanti detenuti. Al Papa ho chiesto di benedire il crocifisso e, con esso, tutte le persone che stanno nei penitenziari di Tolmezzo e di Udine».

Al Giubileo a Roma anche due detenuti da Udine e il crocifisso fatto a Tolmezzo

Il Papa: «Confido in forme di amnistia. Nessuno vada perduto»

Breve ma ricca l’omelia di Leone XIV davanti alle rappresentanze di detenuti giunti a Roma per il Giubileo. Una festa celebrata non soltanto nel cuore dell’Avvento, ma nella domenica “Gaudete” nella quale si racconta che uno dei protagonisti del cammino di Avvento, Giovanni Battista, è a sua volta detenuto in carcere.

Sul solco del suo predecessore Francesco, negli ultimi scampoli di anno giubilare Leone XIV ha esortato a elaborare «forme di amnistia o di condono della pena volte ad aiutare le persone a recuperare fiducia in sé stesse e nella società e a offrire a tutti reali opportunità di reinserimento. Confido che in molti Paesi si dia seguito al suo desiderio».

«Carissimi – ha concluso il Papa -, il compito che il Signore vi affida – a tutti, detenuti e responsabili del mondo carcerario – non è facile. I problemi da affrontare sono tanti. Pensiamo al sovraffollamento, all’impegno ancora insufficiente di garantire programmi educativi stabili di recupero e opportunità di lavoro. E non dimentichiamo, a livello più personale, il peso del passato, le ferite da medicare nel corpo e nel cuore, le delusioni, la pazienza infinita che ci vuole, con sé stessi e con gli altri, quando si intraprendono cammini di conversione, e la tentazione di arrendersi o di non perdonare più. Il Signore, però, al di là di tutto, continua a ripeterci che una sola è la cosa importante: che nessuno vada perduto e che tutti “siano salvati”.»

G.L.

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