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Opinioni

Il carcere, il senso di umanità, il riscatto

Il recente anniversario della Liberazione – soprattutto in tempi torbidi – è una data che obbliga ad essere all’altezza di chi ha resistito alla dittatura e ha conquistato la democrazia. Il frutto straordinario fu la scrittura della Costituzione che rappresenta il patto della convivenza civile e alcuni articoli fondamentali sono destinati alle persone private della libertà. L’articolo 13 con il comma contro la tortura «È punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà», l’articolo 27 con il principio intoccabile per cui «Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato» e infine l’articolo 32 che prevede che «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo», senza discriminazioni ed esclusioni. Abbiamo realizzato con la «Società della Ragione» e con l’associazione «Icaro», l’anno scorso e quest’anno, un calendario per i detenuti con la scelta di dodici articoli su diritti e garanzie e con pensieri e poesie per non arrendersi. È emozionante entrare nelle celle del carcere di Udine e vedere appeso quel calendario inconsueto.

Proprio il 24 aprile si è conclusa un’iniziativa davvero esemplare: un digiuno a staffetta per creare consapevolezza tra i potenti e chiedere decisioni per affrontare un’emergenza intollerabile come quella del sovraffollamento e per affermare diritti inalienabili come la salute e la cittadinanza.

Più di sessanta persone hanno dato un’adesione immediata e spontanea che mi ha sorpreso. Vuol dire che in questi anni siamo riusciti a far passare l’idea che il carcere non è un corpo estraneo, ma fa parte della città.

Siamo in piena emergenza. 160 persone accatastate nello spazio di 86, con una convivenza problematica dettata dalla promiscuità eccessiva e con incidenti con la Polizia penitenziaria; soggetti che per varie patologie dovrebbero essere in luoghi diversi, terapeutici; detenuti che attendono permessi e misure alternative che non si realizzano per assenza di casa e lavoro; detenuti che attendono da mesi la carta d’identità e la residenza.

Un disastro sociale che richiede interventi legislativi del Parlamento e azioni amministrative da parte del Comune e della Regione.

Il digiuno ha provocato risposte parziali e promesse da verificare, ma come sappiamo la via dell’inferno è lastricata di buone intenzioni. Stiamo immaginando altre azioni nonviolente che coinvolgano associazioni e movimenti come alcuni “walk around” intorno ai palazzi del potere, dal tribunale alla prefettura, dal Comune alla Regione.

La terza coincidenza è legata alla fine del mio mandato di garante – il 26 aprile – dopo tre anni assai intensi. Posso dire in tutta coscienza di essermi impegnato con tutte le mie forze, soprattutto nella definizione del progetto di ristrutturazione dell’Istituto.

I prossimi dodici mesi saranno decisivi per il riutilizzo dell’ex sezione femminile che costituirà un polo culturale, formativo, educativo in collegamento con le aule scolastiche, una grande biblioteca e le stanze per Caritas e Icaro e la costruzione di un teatro di cento posti aperto alla città.

Confesso che provavo rimorso e rimpianto per abbandonare a metà un sogno di ricerca di bellezza e di dignità.

Sono felice di poter assicurare che continuerò a collaborare nella concretizzazione del progetto, con altro ruolo ma fondamentale.

Dunque non abbandono Via Spalato che mi ha stregato da quando con Roberta Casco abbiamo curato e intitolato così il libro degli scritti di Maurizio Battistutta.

Franco Corleone
Garante dei diritti delle persone private della libertà personale del Comune di Udine

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