Ha preso il via sabato 18 ottobre, con la tappa da Dierico a Rivalpo, il percorso “Attraverso il Cammino di San Martino in Carnia”, itinerario in 7 appuntamenti sui passi di San Martino, promosso dagli “Amici del Cammino di San Martino in Carnia” insieme a Comune di Ovaro, Carnia Greeters, Comunità di Montagna della Carnia e Regione Fvg. Secondo una leggenda, infatti, il Santo, provenendo dalla natìa Sabaria in Pannonia, l’attuale Szombathely in Ungheria, sarebbe passato anche nelle valli carniche, lungo una delle tante trasversali della via Julia Augusta. Partendo da quest’idea del Santo in cammino alla ricerca dell’essere umano, considerando tutte le numerose chiese, cappelle, edicole a lui dedicate in ogni dove e dunque anche in Carnia, i promotori del Cammino hanno pensato di poter compiere un viaggio ideale toccando a tappe tutti gli edifici sacri che portano il suo nome.
Il tragitto è diviso in sette tappe, una per chiesa a partire da Dierico in Val d’Incaroio e attraversa luoghi prevalentemente a mezza e bassa quota, per lunghi tratti nel silenzio, su antichi tracciati spesso ormai in disuso, toccando borghi spopolati, santuari alpini, cascate, pievi solitarie, luoghi artistici, siti archeologici. La percorrenza di ciascuna tappa è organizzata con partenza alle ore 8 e arrivo per le ore 16 circa. All’arrivo è previsto un momento di convivialità seguito da un evento tematico (per informazioni e iscrizioni: info@carniagreeters.it; tel. 3405792895; 3384506593; Facebook: “Il Cammino di San Martino in Carnia).
San Martino, icona di Carità: l’eredità del mantello


Navarria ha esordito analizzando l’episodio più celebre della vita di San Martino: il taglio del mantello per donarne metà a un povero infreddolito. Questo gesto, rappresentato innumerevoli volte nell’arte, è l’essenza della carità cristiana e, più ampiamente, dell’amore e della condivisione. Lo storico ha rivelato un dettaglio significativo, spesso frainteso dagli artisti: l’allora giovane ufficiale romano non tagliò a metà l’intero mantello (il che avrebbe violato i regolamenti militari), bensì la fodera interna di pelliccia, donando al povero la parte più calda. Il forte valore simbolico di questo gesto si riflette anche nel linguaggio: la famosa “Estate di San Martino” (intorno all’11 novembre) rappresenta il ritorno del calore, proprio come il mantello riscaldò il mendicante. Navarria ha ricordato anche che l’11 novembre è la Giornata nazionale delle cure palliative e che questo termine (dal latino pallium, mantello) rimanda metaforicamente a una cura che “riscalda, abbraccia, avvolge”.
Ispiratore di Valori europei: pace, tolleranza e condivisione
Un secondo punto focale della relazione è stata l’influenza di San Martino come ispiratore di valori europei condivisi. La sua particolare scelta di vita – da ufficiale a monaco e poi vescovo, fondando il Monachesimo martiniano (basato su preghiera, evangelizzazione, carità e cammino) – era improntata a un modello comunitario flessibile, aperto all’accoglienza e alla semplicità. Navarria ha sottolineato l’attualità di tale messaggio in un’epoca di egoismo e di chiusura: la logica della condivisione martiniania rappresenta un antidoto all’ingiustizia, indispensabile per costruire un mondo di pace e dignità.
Inoltre, Martino si distinse per il suo impegno a favore della pace e della libertà di coscienza. Fu un convinto oppositore della pena di morte e un sostenitore della tolleranza verso gli eretici, insistendo sulla persuasione anziché sulla condanna forzata delle idee. Questi principi lo definiscono, secondo Navarria e come recentemente evidenziato anche dall’ambasciatore ungherese presso la Santa Sede, come un personaggio “europeo” e un simbolo di quella solidarietà che ancora oggi fatica a trovare piena attuazione nell’Unione Europea.
Il profondo legame con Aquileia: formazione e teologia
Infine, lo storico friulano ha messo in luce la profonda connessione tra San Martino e la Chiesa di Aquileia. Il tempo del santo di Tours coincide con il momento di massimo splendore di Aquileia, all’epoca il più importante centro culturale e teologico d’Europa, la “chiesa madre” del Friuli e della Mitteleuropa. È nell’ambiente illuminato dalla fede aquileiese che Martino si formò, con una conversione al cristianesimo avvenuta a 12 anni nella chiesa di San Quirino a Savaria (Ungheria), città che ricadeva nel territorio evangelizzato da Aquileia. Navarria ritiene quasi certo che Martino sia passato per Aquileia in almeno tre occasioni. La fede aquileiese, ha concluso il relatore, autorevole ma particolare (con un Credo antichissimo), era improntata a una profonda apertura. Questo si rifletteva nella speranza, cara a Martino e sostenuta dalla teologia aquileiese di quel tempo (l’Apocatastasi di Origene), di un inferno vuoto. La convinzione che “se Dio è amore non può non volere la salvezza di tutti, anche del diavolo” rende il pensiero di San Martino di straordinaria modernità, una testimonianza che risponde all’eterno bisogno umano di accoglienza, cura e salvezza.
A conclusione dell’incontro, Navarria ha augurato a tutti i pellegrini di trovare, ricalcando le orme di San Martino lungo il cammino, una risposta alla propria “sana inquietudine” interiore.
Le prossime tappe e gli eventi collegati
Bruno Temil e Valentina Zanella