L’appuntamento con l’influenza stagionale è arrivato. I primi casi, afferma il professor Carlo Tascini, direttore della Clinica di Malattie infettive dell’Ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine, sono già stati segnalati.
Ma il picco quando è previsto?
«In genere, tra circa quattro settimane, ovvero tra Natale, Capodanno e l’Epifania. Poi, da stagione a stagione l’arrivo può essere anticipato o ritardato».
A cosa si deve questo decorso?
«Sono “occasioni” infettive, in cui la gente sta insieme, si ritrova, viaggia. Ma non le uniche, perché in genere il volano dell’influenza è nelle scuole e poi, ovviamente, i virus girano all’interno delle famiglie».
Quest’anno quali sono i sintomi?
«Sono quelli classici: tracheite, dolore retrosternale, febbre anche molto alta e parecchia tosse».

Come ci si può curare?
«Per l’influenza i farmaci orali possono essere assunti nei primi giorni per andare a ridurre i sintomi. Lo strumento più importante però è l’utilizzo del vaccino e quindi della prevenzione, indicata per i soggetti a rischio. In questo caso, i pazienti fragili, sopra i 65 anni, cardiopatici, o che hanno patologie polmonari croniche, avrebbero dovuto fare il vaccino antinfluenzale già da tempo proprio perché deve essere fatto almeno 10-15 giorni prima della possibilità del contagio che avviene con il picco dei casi».
Al proposito, come sta andando la campagna vaccinale?
«Come tutti gli anni è riservata solo alle persone a rischio e agli operatori sanitari e in genere non ha molta penetrazione. Va ricordato però che l’influenza nei pazienti a rischio può avere eventi avversi importanti come polmoniti sia virali che batteriche sovrapposte, perché predispone alle polmoniti da pneumococco e stafilococco aureo, ma ci sono pure complicanze come cardiopatie, infarto del miocardio e altro, che sono ormai riconosciute come una conseguenza dell’influenza nei pazienti fragili. Se uno non è vaccinato e prende l’influenza c’è un farmaco, si chiama Oseltamivir, che può essere efficace nel ridurre la gravità dei sintomi se dato nelle prime 48 ore».
Farmaco che va richiesto al medico di base?
«Sì, è lui che può prescriverlo».
Il Covid esiste ancora?
«Esiste come infezione respiratoria, fortunatamente i casi di polmonite, come abbiamo avuto durante la pandemia, sono rarissimi. Compare ancora qualche caso in soggetti che non erano venuti ancora a contatto con il virus o mai vaccinati. Si presume che il virus sia mutato e che sia meno capace di dare forme polmonari gravi».
Tornando all’influenza stagionale, chi si è vaccinato può essere lo stesso contagiato?
«Sì, se si contagia subito dopo la somministrazione. Il vaccino non riesce a ri-stimolare il sistema immunitario in modo adeguato».
Per quanto tempo si è contagiosi?
«Dopo l’inizio dei sintomi l’incubazione è 5-7 giorni».
Dottore, gli integratori di vitamina C per aumentare le difese immunitarie, servono?
«Gli studi sulla vitamina C non sono stati mai conclusivi. Sicuramente è una sostanza naturale che aiuta tantissimo. Ma in merito alla capacità di evitare il contagio, i dati non dicono se ci protegge sicuramente dalle infezioni virali. Di certo potenzia la risposta immunitaria».
Quali sono le buone pratiche per evitare il contagio?
«Il virus influenzale si trasmette tramite “droplet”; mentre noi parliamo emettiamo delle goccioline di saliva, anche a una distanza di un metro o un metro e mezzo. La via principale di trasmissione è attraverso le mani, perché magari tocchiamo oggetti dove c’è il virus emesso da chi è infetto e poi portiamo le mani al naso, alla bocca, etc. Quindi, il consiglio è un buon lavaggio delle mani con acqua e sapone e farlo con maggiore insistenza se a contatto con una persona che i sintomi».
Monika Pascolo e Valentina Pagani













