È rientrato lunedì pomeriggio da Roma, dove ha vissuto il Giubileo degli adolescenti accompagnando 200 giovanissimi friulani e dove ha concelebrato anche i funerali di Papa Francesco. Per l’arcivescovo mons. Riccardo Lamba quelli romani sono stati giorni intensi e ricchi di momenti particolarmente forti. «Sono andato al funerale del Papa accompagnando i ragazzi. Siamo arrivati nella zona di San Pietro alle otto e mezzo».
Cosa l’ha colpita, appena giunto a San Pietro per le esequie del Papa?
«È stato impressionante il colpo d’occhio, sia per il gran numero di ragazzi presenti con i loro animatori, sia per il numero dei Vescovi e dei Cardinali provenienti da tutte le parti del mondo. Ho riconosciuto persone che venivano dalla Spagna, dal Sud America; è stata veramente un’esperienza ecclesiale impressionante».
Quali emozioni ha vissuto in piazza?
«Devo dire che non è stata una partecipazione emotivamente molto carica, e credo sia stato un bene. È stata una partecipazione di fede da parte di tutta l’assemblea, composta e rispettosa. Ci sono stati degli applausi, ma non c’è stato (chiedo scusa dell’espressione) un “clima da stadio”. È stato piuttosto un clima di fede, di una Chiesa che pregava e ringraziava il Signore per il dono di questa figura, che sicuramente rappresenta un punto di non ritorno nella vita della Chiesa universale.»
Quali sono stati i passaggi dell’omelia del cardinale Giovanni Battista Re che l’hanno colpita maggiormente?
«Il Cardinale ha cercato di mettere in evidenza le caratteristiche fondamentali di Papa Francesco: essere in mezzo alle persone e l’attenzione ai grandi temi della pace, del rispetto della dignità delle persone, soprattutto quelle più emarginate, indifese e fragili. Quindi mi sembra che sia stato come un resoconto del pontificato di Papa Francesco.»
Quali insegnamenti di Papa Francesco porterà con sé?
«Il rispetto per le persone, l’ascolto, la disponibilità di incontrarle nella semplicità. Lui ha cercato, nei limiti delle sue possibilità di essere il “parroco del mondo”. Per noi vescovi significa essere vicini ai sacerdoti, alle religiose, a tutte le persone consacrate e al popolo di Dio con semplicità e con umiltà. Le persone hanno bisogno di questo, di una condivisione della loro vita che molto spesso è difficile e faticosa.»
Il 7 maggio si aprirà il conclave per l’elezione del nuovo Papa. Lei conosce personalmente alcuni dei cardinali che entreranno in conclave?
«Sì, nel mio percorso di crescita ho avuto modo di incontrare alcuni che poi sono diventati Vescovi e Cardinali. Di quelli che conosco ho una grande stima: sono persone molto equilibrate, veri pastori che hanno vissuto in mezzo al popolo di Dio e che, poi, hanno ricevuto responsabilità come Vescovi o Cardinali. Ma preferisco non fare nomi. Preghiamo per loro.»
Che sensazioni ha in vista del conclave?
«Io sono molto fiducioso: credo che in questo momento ci sia una consapevolezza molto grande tra coloro che sono chiamati a eleggere il nuovo Papa.
Che tipo di consapevolezza?
«La consapevolezza che ci deve essere una continuità con quanto è avvenuto finora. Sono molto fiducioso. E poi dobbiamo pregare perché ci sarà qualcuno che sarà chiamato a prendersi questa responsabilità, essere Papa: dobbiamo pregare e accompagnarlo perché – e anche di questo sono convinto – nessuno può fare da solo, per quanto preparato, istruito, dotato dottrinalmente o pastoralmente possa essere. Io credo molto al gioco di squadra e quindi credo che se nel collegio cardinalizio si crea questo clima di squadra in cui uno prende la responsabilità ultima, ma tutti gli altri lo sostengono, ognuno per la sua esperienza culturale di formazione, la Chiesa avrà una bella esperienza con un uomo Pontefice.»
Lei era a Roma anche per il Giubileo degli Adolescenti che era programmato da mesi; poi la morte inaspettata del Santo Padre ha scombinato un po’ i piani costringendo anche gli organizzatori a ripensare questo pellegrinaggio. La Pastorale giovanile udinese è scesa a Roma con un gruppo di circa 200 giovanissimi tra i 12 e i 14 anni, giovani che hanno partecipato proprio ai funerali del Papa. Ha avuto modo di parlare con questi ragazzi e di raccogliere delle impressioni?
«Sì, sì. Duecento ragazzi con il gruppo diocesano e un altro centinaio con altre Parrocchie della nostra Diocesi. Stando con loro, soprattutto con i duecento che erano ospitati in due parrocchie nelle zone dove io ero stato parroco tanti anni fa, ho visto in questi giovani molta disponibilità. Abbiamo vissuto un momento di preghiera insieme a dei giovani di una delle parrocchie e ho visto un bel clima tra questi ragazzi. Devo ringraziare tutti coloro che hanno collaborato per preparare queste giornate, i responsabili della Pastorale giovanile e anche i parrocci locali che si sono resi disponibili e hanno collaborato per cercare di venire incontro alle varie esigenze. Tra i ragazzi ho visto un clima sereno, bello, gioioso, composto, un clima di fede, di preghiera. Hanno vissuto anche qualche disagio, comprensibile in queste situazioni, però con molto senso di responsabilità e spirito di sacrificio.
Anche per il Giubileo degli Adolescenti c’è stata una grande celebrazione…
«La celebrazione delle esequie del sabato, e anche quella della domenica mattina con i ragazzi, sono andate molto bene. Forse per la Messa con i ragazzi bisognerà rivedere qualcosa: c’era poco coinvolgimento dei giovanissimi, si potrebbero fare dei canti più adatti a loro».
La Messa del Giubileo è stata celebrata dal cardinale Pietro Parolin, il quale ha rivolto diversi inviti ai giovani. Quali, secondo lei, i più efficaci?
«Mi ha colpito l’invito ad avere il coraggio di continuare il cammino di fede che hanno iniziato. Io sono convinto che quella piazza così piena di ragazzi sia davvero, come diceva Giovanni Paolo II, la speranza della Chiesa. Loro sono disponibili a mettersi in gioco. Noi dovremmo essere confortati dal fatto che il lavoro di tanti anni abbia portato così tanti giovani a dire “eccomi, ci sono, sono disponibile anch’io a prendere il testimone della fede e a trasmetterlo ad altri”.»
Valentina Pagani e Giovanni Lesa