Una catechesi sulla Porta Santa, seguita da una passeggiata “a passo rapido” verso San Pietro. Oltre un’ora di cammino (in realtà, un’autentica corsa) per giungere, verso ora di pranzo di martedì 29 luglio, proprio davanti alla Porta Santa della Basilica di San Pietro. «Qual è la Porta Santa? Quella là?» C’è un po’ di trepidazione per quel gesto che, come raccontavano ieri alcuni ragazzi, rappresenta una differenza tra dentro e fuori, prima e dopo. E che, purtroppo, molti hanno vissuto un po’ in fretta per via dei tempi contingentati di visita alla Basilica, subito dopo evacuata per la preparazione della grande celebrazione della sera.


«Sicuramente è stata un’emozione strana, molto forte» racconta Carolina De Clara, diciottenne di Codroipo, partecipante con il gruppo diocesano «Il passaggio della Porta Santa l’abbiamo vissuto tutti assieme, complice anche il fatto che eravamo molto schiacciati tra di noi, ma forse questo aspetto ci ha aiutati a viverla nella maniera più bella possibile».
E poi la celebrazione serale a cui, inaspettatamente – a suo dire – in prima fila, ha preso parte anche l’arcivescovo mons. Riccardo Lamba, giunto a Roma nel primo pomeriggio di martedì per stare accanto ai “suoi” giovani. «Una piazza molto gremita, molto colorata, con tante bandiere, tanti colori, veramente un colpo d’occhio molto, molto bello», ha affermato mons. Lamba in serata. «E poi una piazza che ha partecipato in modo entusiasta e gioioso ai diversi momenti di preghiera».

Tra Friuli e Cile. Il mondo è piccolo
Una Messa preceduta da un’attesa lunghissima, sotto il sole, che oltre alle fatiche ha nascosto la bellezza e la meraviglia di vedere decine – anzi, centinaia – di bandiere di tutto il mondo. Numerosi giovani friulani hanno vissuto la celebrazione fianco a fianco con coetanei messicani, coreani, argentini, statunitensi, siriani. Persino cileni. «Da dove venite?», chiediamo. «Dal sud del Cile», rispondono. «Patagonia? Conoscete il vescovo Infanti Della Mora?». Vuoi vedere che il presule friulano è proprio il loro pastore… «Si, lo conosciamo!». Bingo. Il mondo è piccolo. San Pietro era un autentico spaccato dell’universalità della Chiesa, ma in salsa giovane. Ed estremamente festosa.


In piazza c’erano anche i ragazzi di Campoformido, tra i quali il 17enne Francesco Attena. Che è rimasto colpito, soprattutto, dalla dimensione internazionale della celebrazione. «Io ho partecipato alla Messa dalle prime file e sono stato molto colpito dal celebrante che ha saputo dire ed esprimere il benvenuto al Giubileo a tutte le persone presenti in molte lingue diverse; se non sbaglio ne ho contate ben 7!»
Il celebrante principale della Messa era mons. Rino Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per l’evangelizzazione. «La risposta alla chiamata del Signore ha a che fare con la libertà di ciascuno» ha detto ai giovani durante l’omelia. Una Messa conclusa, poi, con un annuncio: «Tra poco il Papa ha una sorpresa per voi!»
La sorpresa con Leone XIV tra i giovani
Ecco, la sorpresa, prendere la forma della papamobile che, accolta da un autentico boato di gioia, ha solcato i corridoi di Piazza San Pietro giungendo fino in via della Conciliazione. «Che emozione, vedere il Papa!» ci confida una ragazza accanto a noi, assiepata sulle transenne. «E che gioia ha scatenato in tutti la sua comparsa!». Proprio vero: caroselli e trenini hanno accompagnato la serata, con i giovani che non volevano uscire da Piazza San Pietro. Perché il cuore della festa è lì, all’ombra del “cupolone”. Con Pietro.
«Sono riuscita a vederlo quasi di fronte, mi sono fatta alzare sulle spalle», racconta infine Carolina «Ritrovarsi il Papa lì di fronte è stato strano, perché si pensa a lui come qualcuno di distante dalla propria vita, quindi vederlo lì è stato stranissimo, ma anche incredibile». Laa fede è anche questo: ritrovarsi a celebrare il Giubileo in una Chiesa… una e apostolica. Con giovani, preti, religiose, Vescovi e Papa. Insieme.
Giovanni Lesa
Foto di Ilaria Bersan