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L’impresa di Nicolas Favalli: «Ho pedalato da Tricesimo a Capo Nord. E ritorno»

Da fine maggio a fine settembre. Cinque mesi fa è salito in sella alla sua bici con l’intento di raggiungere Capo Nord. Dopo quasi 100 giorni, circa 8500 chilometri e 500 ore di pedalate, da poco ha fatto ritorno a casa, a Tricesimo. Il protagonista dell’avventura “Friuli-Norvegia” su una due ruote regalata quando era appena un ragazzino – raccontata, tappa dopo tappa, su Instagram – è il 23enne Nicolas Favalli. L’idea, ha raccontato a Radio Spazio, ha preso forma dopo la laurea in Scienze e tecnologie multimediali all’Università di Udine (sede di Pordenone). «Volevo fare qualcosa di inusuale una volta finito gli studi e per caso l’attenzione è caduta sul cicloturismo», ha affermato. Al seguito, nel suo viaggio avventuroso per l’Europa,si è portato una tenda, borse da bici che lui stesso ha realizzato, una videocamera e lo smartphone.

E la bicicletta rimasta ferma per anni è diventata la protagonista dell’avventura insieme al ciclista…
«Sono partito con una mountain bike che mi era stata regalata oltre 10 anni fa e che era stata ferma per tanto tempo. Mentre adesso (sorride, ndr.) ha fatto i suoi chilometri con me… ».

Una partenza senza alcuna preparazione fisica, dunque?
«Certo. L’allenamento l’ho fatto pedalando in Europa centrale: Austria, Germania, Francia, Belgio. Circa 100 chilometri al giorno: così ho fatto i muscoli e una volta arrivato in Svezia e Norvegia c’è stata la parte di divertimento perché coprire i chilometri e il dislivello giornalieri è stato più facile».ù

Nicolas è già pronto per il prossimo viaggio in Nuova Zelanda

Un aiuto è arrivato anche dalle conoscenze fatte per strada…
«Sicuramente. Soprattutto in Svezia ho avuto un momento di crisi, sia morale che di testa, ma ho incontrato un ragazzo di Milano che ho seguito poi per una settimana e ci siamo divertiti un mondo a pedalare insieme. Oltre ad altre conoscenze giornaliere lungo il tracciato, in mezzo al nulla in Svezia ho incontrato un ragazzo che vive a Stoccolma e abbiamo viaggiato insieme cinque giorni».

Per le soste, come si è organizzato?
«Ho portato una tenda per dormire all’aperto, anche se nei Paesi dell’Europa centrale il campeggio libero non è ben visto. In Scandinavia invece si può piazzare la tenda ovunque e ci sono delle strutture con tutti i servizi che si possono utilizzare gratuitamente».

Pedalare per tanti chilometri rimanendo solo con i propri pensieri non è da tutti. Come è andata con la solitudine?
«Ci sono state settimane dove ero veramente solo con me stesso, i miei pensieri e la musica che mi sono portato dietro. Poi, ovunque, funzionava la connessione internet; quindi, ho potuto chiamare casa, chiamare gli amici, avendo la sensazione che il tempo durante la giornata passasse più in fretta. Insomma, non è stato del tutto semplice stare per tanto tempo solo, ma ho utilizzato questi momenti per pensare a cosa avrei fatto la sera, durante la sosta, per programmare il mio futuro…».

Per raggiungere Capo Nord e ritorno ha trascorso 5 mesi in bici

Ma cosa spinge verso una simile avventura un ragazzo di 23 anni che vive in maniera tranquilla a Tricesimo, tra famiglia e amici?
«Sono sempre stato uno che voleva uscire un po’ da casa, voleva sperimentare qualcosa di nuovo, ma non ho mai avuto il coraggio di farlo. La laurea è stato il punto di svolta in cui mi sono detto: devo uscire dalla comfort zone, devo lasciare per un po’ una routine semplice. Da qui è nata l’idea del viaggio, un’occasione per scoprire me stesso, stare in mezzo alla natura e buttarmi un po’ nella mischia…»…

L’articolo integrale, a firma di Monika Pascolo e Valentina Pagani, è pubblicato nel numero del 1° ottobre 2025 de “la Vita Cattolica”.

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