Durante la pandemia e con la fuga di molti camici bianchi dagli ospedali del territorio, il Governo, in primis, ma anche le Regioni, hanno fatto ricorso all’arrivo di medici extracomunitari, soprattutto per coprire le necessità dei pronto soccorso In era pandemica una normativa ha consentito l’assunzione per l’esercizio di professioni sanitarie e della qualifica di operatore sociosanitario, a tutti i cittadini di Paesi non appartenenti all’Unione europea, titolari di un permesso di soggiorno che consenta di svolgere attività lavorativa. Deroga valida fino a quest’anno e poi prorogata al 2027 (vedi Delibera Regionale 134/22). Già un paio di anni fa le prime dottoresse arrivate dall’Argentina avevano riscontrato difficoltà nell’esercizio della professione in quanto giunte con un visto turistico e non lavorativo. “Fermo restando che siamo consapevoli della carenza di medici nei nostri ospedali – afferma la Presidente dell’Ordine dei Medici, Chirurghi e Odontoiatri di Udine, Anna Maria Bergamin Bracale (nella foto) – riteniamo che una regolamentazione della materia appaia quanto mai urgente, l’esercizio in deroga sta delegittimando l’attività degli Ordini professionali come enti sussidiari dello Stato”. La Presidente fa riferimento alla mancata possibilità, da parte degli Ordini, di poter valutare qualifiche e competenze dei medici che arrivano dall’estero, al fine di garantire la migliore assistenza ai pazienti che afferiscono alle strutture ospedaliere del territorio. “Al momento – precisa Bergamin – non c’è nessuna valutazione certa rispetto all’equivalenza dei titoli, al percorso formativo e, soprattutto, non c’è una previsione di iscrizione al nostro Ordine. Tutti i medici iscritti all’Ordine sono tenuti al rispetto del Codice Deontologico e debbono rispondere alla Commissione disciplinare in caso di inosservanza.” In poche parole, pur apprezzando la professionalità e l’aiuto che può arrivare dall’estero, l’Ordine ritiene inderogabile, passata l’emergenza pandemica, poter avere la facoltà di valutare i medici che arrivano da paesi extraeuropei, in modo da garantire l’ingresso di camici bianchi preparati per assistere i pazienti. “Dobbiamo avere la possibilità di esercitare la nostra funzione di controllo che consente l’esercizio della professione in piena sicurezza, in primo luogo per i pazienti, ma anche per il rispetto dovuto agli stessi professionisti iscritti regolarmente all’Ordine”– prosegue Bergamin, che riporta il parere di tutto il Consiglio Direttivo.
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L’Ordine di Udine: «Valutare le qualifiche dei medici extracomunitari»

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