La maestra ne aveva forse intuito il talento. «Ci portava a disegnare all’aperto», ricorda. E la gran parte delle sue opere oggi si può ammirare proprio all’aperto.
Non passano inosservati quei decori e quelle incisioni su legno che lungo le vie di Sappada e delle sue borgate abbelliscono abitazioni, angoli suggestivi della località e pure la sede del municipio, dove una meridiana da un lato è accompagnata a tutta parete dai simboli delle 14 frazioni e del capoluogo. «Sono opera del maestro Bruno Pachner, io l’ho aiutato». Fa subito intuire che, contraddistinto dall’umiltà, non ama parlare di sé Luigi Puicher Soravia, sappadino doc, classe 1951, di mestiere decoratore. Anche se del suo talento “parla” l’intera Plodn (Sappada in dialetto locale).

Gli interni delle cappelle e delle chiese della località montana e non solo, le croci nel cimitero, alcune vecchie filastrocche riportate in quadri di legno decorato, i mesi sappadini – nati da pezzi di abete piallati a mano – che ogni trenta giorni vengono appesi ad una parete esterna riassumendo nel dipinto tradizioni e peculiarità del periodo, e poi stemmi dei vari casati, segnatempo, idrometri, mobili in legno, soprattutto vecchie cassapanche un tempo “custodi” dei corredi delle spose, che gli viene chiesto di riportare a nuova vita. «È un lavoro piuttosto delicato che richiede una particolare attenzione – spiega –: la parte antica va rispettata e lo si può fare mettendoci passione e amore». A cui va aggiunta la sua maestria, affinata nel tempo, a partire da quando era appena un ragazzino. «Dopo le medie ho avuto l’opportunità di andare a imparare a bottega, da un pittore decoratore dell’Alto Adige».

Un suo dipinto con raffigurata una Madonna è arrivato fino in Uganda, grazie a un missionario. La Via Crucis della cappelletta dedicata alla Madonna di Lourdes, originariamente in gesso bianco, l’ha dipinta Luigi. Così come i Misteri nel Santuario Regina Pacis in borgata Soravia e la targa che all’interno del Rifugio Calvi ricorda l’ascesa di Giovanni Paolo II nel 1988, per pregare ai piedi della statua della Madonnina. E poi lo stemma del minatore al Rifugio Monte Ferro, gli affreschi nella locale cappella di don Bosco. E quel quadro nato per i 200 anni del pellegrinaggio a Maria Luggau in Austria.
«Quando inizio a creare qualcosa ho già in mente il risultato finale», svela. Il suo inconfondibile stile «nasce dalla cosiddetta pittura dei contadini, per rappresentare la vita quotidiana, la storia, le tradizioni, la profonda fede trasmessami dai miei genitori», evidenzia. Lo si scorge ovunque ci si giri, nei decori e nelle scritte sulle pareti di quasi ogni edificio del territorio sappadino. Tra le tecniche predilette lo sgraffito, modalità decorativa che non ammette errori di esecuzione, in quanto si esegue direttamente in facciata, togliendo l’intonaco ancora fresco.
«Decorare e lavorare il legno sono i miei modi di pregare», aggiunge. Ed è una “preghiera” rivolta ai propri cari anche la Madonna scolpita, posizionata nel cimitero cittadino.
Luigi è consapevole di essere uno degli ultimi decoratori della vallata sappadina. «Un mestiere che richiede tanta pazienza e che, purtroppo, sta scomparendo».

A casa Puicher Soravia però la vena artistica in qualche modo è proiettata pure nel futuro. Grazie a Ester che, dei quattro figli (ci sono anche Chiara, Lucia e Giuseppe), avendo studiato da grafica ha comunque intrapreso una carriera creativa.
Intanto Luigi, giorno dopo giorno, sempre con l’umiltà che lo contraddistingue, continua a tenere vive, attraverso le sue opere, storia e memorie di Sappada. Una sorta di traghettatore di antiche tradizioni.
Monika Pascolo