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Lussari, mons. Lamba: «Siamo un unico corpo. Da Dio un’eccedenza di gioia»

Una giornata iniziata con un cielo insolitamente nuvoloso, ma subito schiarito illuminando l’effigie di Maria, Madonna del Lussari in prossimità della grande scultura della Croce di Aquileia che sorge non lontano dai 1789 metri di quello che egli sloveni chiamano Svete Višarje e i carinziani, invece, Luschariberg. Quattro mitrie si avvicinano, quattro Vescovi per celebrare un pellegrinaggio nel luogo che storicamente (e soprattutto spiritualmente) unisce i tre grandi ceppi culturali dell’Europa. Nella mattina di sabato 21 giugno, in prossimità della Natività di San Giovanni Battista che tradizionalmente apre i pellegrinaggi estivi sul Lussari, quei quattro presuli, alcuni preti e un nugolo di tenaci pellegrini celebrano così La Madonna dei tre popoli. Assieme all’ Arcivescovo di Udine, mons. Riccardo Lamba, i confratelli di Gorizia mons. Carlo Roberto Maria Redaelli, di Lubiana mons. Stanislav Zore e di Gurk-Klagenfurt mons. Josef Marketz. Presente anche il vicario generale di Capodistria, mons. Slavko Rebec.

L’inizio del pellegrinaggio. Foto: Luciano Lister

Sorretta da alcuni portantini, l’effigie mariana si dirige in processione verso il suo santuario, la sua casa, dove viene accolta con le note dell’inno del Giubileo. «Pellegrini di speranza» recita il ritornello ripetuto in italiano, friulano e sloveno. «Benvenuti nel Santuario della Madonna del Monte Lussari! Dobrodošli, willkommen, benvignûts!» È don Emanuele Paravano, parroco delle comunità del tarvisiano, a fare gli onori di casa. Rigorosamente in quattro lingue, le stesse che si possono ascoltare in questo straordinario angolo d’Europa, le medesime in cui si è svolta la celebrazione. Un’autentica esperienza di Pentecoste ad alta quota, con la prima lettura proclamata in sloveno, seguita dal Salmo in lingua friulana e dalla seconda lettura in tedesco.

La celebrazione nel santuario. Foto: Luciano Lister

Lamba: «Maria permette a Cristo di intervenire nelle nostre vite»

«La vita di ciascuno di noi è fatta di segni che l’hanno caratterizzata; ognuno di noi potrebbe elencare episodi, circostanze precise che hanno segnato la propria vita». Cosi mons. Riccardo Lamba ha iniziato l’omelia con cui ha commentato il Vangelo delle nozze di Cana, con il primo straordinario miracolo di Cristo. «Nelle nostre vite e nelle nostre relazioni manca sempre qualcosa – ha constatato Lamba – che non è colmabile solo dalla nostra umanità. In quella festa di nozze l’intervento di una donna che è stata resa partecipe in modo misterioso della grazia di Dio, Maria, permette che figlio suo Gesù possa metterci le mani.»

L’omelia dell’arcivescovo mons. Riccardo Lamba. Foto: Luciano Lister

«Attraverso il suo intervento – ha proseguito l’Arcivescovo – Maria stabilisce una condizione migliore di quella di prima, perché diventa segno di quanto la grazia di Dio, la potenza dell’amore di Dio può realizzare nella vita degli uomini. È così che si verifica questa eccedenza della grazia e dell’amore di Dio che porta a un’eccedenza di gioia, di festa. Questo è un segno, perché nella vita di tutti quanti noi più volte è capitato così».

Da sinistra, i vescovi di Gurk-Klagenfurt, Gorizia, Udine, Lubiana e il vicario generale di Capodistria. Foto: Simone Clavora

Tante lingue, un’unica fede

Al termine della Messa, scesi dinanzi all’effigie mariana esposta alla venerazione dell’assemblea, i Vescovi assieme a diversi bambini hanno pronunciato la preghiera alla Madonna del Lussari nelle tre lingue, italiana, slovena e tedesca. «Parliamo diverse lingue ma siamo un unico corpo», ha spiegato mons. Riccardo Lamba ai microfoni della Rai a margine della celebrazione. Parole rilanciate anche dall’arcivescovo di Gorizia, mons. Carlo Roberto Maria Redaelli: «Questa è una devozione da condividere con tante lingue e culture, con popoli diversi. È un segno di grande speranza e di pace in questo momento di grande difficoltà; la nostra preghiera si unisce a quella di tutti, perché Maria sia davvero la regina della pace». Proprio come recita in conclusione la preghiera recitata dai Vescovi: «Regina d’Europa, prega per noi! Kraljica Evrope, prosi za nas! Königin Europas, bitte für uns! Regjine de Europe, pree par nô!»

G.L.

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