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Friuli Collinare

Maseris, una lapide per i caduti sul lavoro

«La tutela dei lavoratori costituisce la prima forma di giustizia nel lavoro, parte integrante del diritto di ogni donna e di ogni uomo a svolgere un’attività dignitosa e protetta. Un lavoro non è vero se non è anche sicuro». Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo intervento in occasione degli Stati Generali sulla Salute e Sicurezza sul Lavoro che si sono tenuti dal 21 al 23 ottobre a Roma: l’ennesima denuncia, da parte del Capo dello Stato, della «sequela quotidiana» di incidenti e morti sul lavoro. Solo pochi giorni prima il Friuli era stato attraversato da una profonda commozione per la notizia della morte – dopo dieci giorni di agonia – di Andrea Misson, il 21enne di Paularo che il 6 ottobre aveva subito un grave incidente in cantiere. L’iniziativa degli “Stati generali” – alla sua seconda edizione – è stata organizzata a ridosso del 12 ottobre, 75ª Giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro, ricorrenza che è stata celebrata anche a Coseano, nella frazione di Maseris. Qui, infatti, sulla facciata della “sala asilo” è stata posta una lapide che ricorda proprio i caduti sul lavoro della comunità: Giuseppe e Adelchi Martinella, morti in Albania nel 1943, Emilio Tomat (Francia, 1950), Lino Del Negro (Canada, 1952), Luigi Martinella (Francia, 1962), Pietro Moia (Udine, 1962), Antonio Tomat (Udine, 1978), Ivano Graffi (Udine, 1990) e Lorenzo Martinella (Canada, 1997).
Dopo la benedizione della lapide da parte di don Valentino Martin, il sindaco di Coseano, David Asquini ha sottolineato l’importanza di un «momento di profonda memoria e sincera gratitudine». «Una memoria che parla – ha proseguito il primo cittadino –, che ci richiama al valore del lavoro, al sacrificio di chi ha perso la vita svolgendo il proprio dovere, contribuendo con le proprie mani e con la propria fatica alla crescita della nostra comunità. Ogni nome inciso su questa lapide racconta una storia: una famiglia che ha atteso un ritorno che non c’è mai stato, un mestiere portato avanti con orgoglio, una vita interrotta troppo presto, ma mai dimenticata. Questa lapide ci ricorda che il lavoro, pur essendo un diritto e una necessità, non deve mai trasformarsi in rischio o tragedia; infatti, dietro ogni infortunio, dietro ogni perdita, c’è un dolore che non riguarda solo chi lo vive direttamente, ma è una ferita per tutti noi, per la società intera. Per questo, ricordare significa anche impegnarsi: impegnarsi per la sicurezza, per la dignità, per la tutela di chi ogni giorno costruisce con le proprie mani il futuro».
«Oggi – ha concluso Asquini –, il nostro pensiero va ai caduti sul lavoro di Maseris, ma anche a tutti coloro che, in Italia e nel mondo, continuano a pagare un prezzo troppo alto per lavorare. A loro dobbiamo non solo la commozione, ma anche la promessa di non restare indifferenti, la promessa di continuare a chiedere e a garantire luoghi di lavoro sicuri, giusti e rispettosi della persona. Questa lapide, dunque, non guarda solo al passato, ma è un monito per il presente e un impegno per il futuro. Ogni volta che passeremo davanti a essa, ricorderemo non solo la tragedia, ma anche la responsabilità che abbiamo, come cittadini e come comunità, di costruire un mondo del lavoro più umano, più attento e più solidale».

Anna Piuzzi

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