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Medici extra Ue, l’Ordine chiede chiarezza e vigilanza

Torna all’ordine del giorno il tema dei medici provenienti da Paesi extra Unione Europea che operano negli ospedali del nostro territorio. Da tempo l’Ordine dei Medici, Chirurghi e Odontoiatri di Udine aveva sollevato il caso sul ricorso ai medici extracomunitari, soprattutto per coprire le necessità dei pronto soccorso. Medici i cui requisiti – sottolinea l’Ordine – non possono essere verificati dagli Ordini stessi, in quanto l’esercizio professionale avviene in deroga al riconoscimento dei titoli e all’iscrizione all’Ordine.

Oggi è la politica a intervenire su queste figure professionali, con una parte che ne chiede l’assunzione da parte della Regione e delle Aziende sanitarie, aspetti su cui l’Ordine non interviene, bensì lo fa sul quadro normativo: «Il problema – sottolinea la presidente Maria Bergamin Brancale – non è il sistema di gestione delle assunzioni di questi professionisti, ma chi li controlla. Un compito che spetterebbe agli Ordini, ma mancando l’iscrizione, noi non siamo in grado di verificare le loro qualifiche, il che si traduce anche nella mancata possibilità di garantire la migliore assistenza ai nostri pazienti». «L’iscrizione all’Ordine – prosegue Bergamin – non è una mera formalità burocratica, ma la garanzia che il professionista sia soggetto alla vigilanza deontologica e disciplinare prevista dall’ordinamento. In assenza di iscrizione l’Ordine non può esercitare alcuna forma di controllo, e questo rappresenta un vulnus per la tutela dei cittadini e la sicurezza delle cure».

Sulla base della normativa vigente, l’esercizio temporaneo dell’attività sanitaria può essere svolto da personale sanitario non in possesso del riconoscimento ministeriale del titolo di studio estero sia presso strutture sanitarie o socio-sanitarie, pubbliche o private o private accreditate, comprese quelle del Terzo settore, fino al prossimo 31 dicembre 2027.

Pur nel pieno riconoscimento del ruolo fondamentale degli Ordini professionali nella tenuta degli Albi e nella vigilanza deontologica, il legislatore ha introdotto un regime eccezionale, fondato su una deroga espressa, che consente l’esercizio professionale anche in assenza dell’iscrizione all’Ordine, per ragioni di interesse pubblico e sanitario. «Di conseguenza – prosegue la presidente – tali professionisti operano al di fuori del sistema di garanzie ordinistiche, con il rischio di una deresponsabilizzazione del sistema di vigilanza professionale. Comprendiamo le difficoltà del sistema sanitario e la necessità di garantire la continuità dei servizi, ma ogni deroga deve essere temporanea, trasparente e rigorosamente conforme alla legge. L’emergenza non può diventare una prassi ordinaria che scardina le regole fondamentali dell’esercizio professionale».

L’Ordine dei Medici conferma la piena disponibilità al dialogo istituzionale con la Regione e le aziende sanitarie, ma ribadisce la necessità di una di controllo effettivo che assicuri la qualità e la legalità dell’assistenza.

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