“Il futuro per i nostri bambini, per le nostre famiglie, per una serena convivenza sociale sta solo in quel bambino che anche noi oggi siamo venuti qui per adorare”. L’ha detto l’arciprete di Cividale, mons. Livio Carlino, celebrando la Messa dello spadone, nella giornata dell’epifania.
“Il futuro per i nostri bambini, per le nostre famiglie, per una serena convivenza sociale sta solo in quel bambino che anche noi oggi siamo venuti qui per adorare”. L’ha detto l’arciprete di Cividale, mons. Livio Carlino, celebrando la Messa dello spadone, nella giornata dell’epifania. Una celebrazione assai partecipata, culminata nella tradizionale benedizione sul popolo da parte del diacono con l’elmo piumato e la spada. Al termine, la rievocazione storica dell’ingresso del patriarca Marquardo di Randek in Cividale, nel 1366, seguita da un discreto pubblico, che ha sfidato il vento freddo della giornata.
All’inizio dell’omelia, mons. Carlino ha solo accennato alle problematiche locali del territorio (una sanità “che dovrebbe funzionare meglio sulla carta, ma nella realtà non è sempre così”; i problemi economici della parrocchia per la gestione del Museo cristiano e l’apertura quotidiana del duomo) per soffermarsi invece sulle problematiche più generali e le soluzioni che il Vangelo propone. Innanzitutto la piaga dei bambini maltrattati nel mondo, ma anche i nostri cui non sempre riusciamo a dare l’essenziale (“Quante volte cerchiamo di dare loro il meglio e quante volte invece ci dimentichiamo di dare loro l’essenziale. L’educazione è il vero senso della vita”); e poi le sofferenze sui minori causate dalle coppie in crisi. Ma mons. Carlino ha invitato anche a riflettere su come i nostri giovani si preparano alla scelta del matrimonio nella loro vita, “scelta non sempre facile, ma esaltante quando è vissuta con vero amore. Quanto la nostra società si preoccupa di aiutare i nostri giovani a compiere scelte mature, definitive, che impegnano tutta la persona non solo i sentimenti. Invece, è più facile forse affrontare le loro non scelte e magari e magari regolarle legalmente”.
Infine la riflessione sul tema dei profughi, suggerito dal racconto dell’arrivo dei Magi a Betlemme: “Chissà cosa hanno pensato i cittadini di Betlemme quando li hanno visti per la loro città: si saranno chiesti “cosa vogliono questi?”. Interrogativi che anche noi ci poniamo di fronte all’arrivo di profughi. Forse ci dimentichiamo delle radici cristiane, sbandierate da alcuni, che parlano di solidarietà, accoglienza, atteggiamenti che non possono mancare in una società non solo cristiana ma umana. Spesso affrontiamo queste situazioni, non solo i profughi, contrapponendoci gli uni agli altri lasciandoci sopraffare da ciò che ci divide anziché unisce. Abbiamo bisogno di qualcuno che ci liberi da questo. E’ solo Cristo che ci indica la via”.