Vuoi vedere che la montagna si risveglia? Pian piano. Quasi impercettibilmente. Ma sul piano demografico, anche sulle terre alte del Friuli si riscontra quell’inversione di tendenza che il Rapporto Montagne Italia 2025, redatto dall’Uncem, l’Unione dei Comuni montani in collaborazione col Ministero degli Affari regionali, ha registrato a livello italiano. Nessun ritorno di natalità, purtroppo, ma un lento trasferimento di italiani e stranieri verso le quote più alte. «In gran parte “merito” dei cambiamenti climatici, delle temperature che arroventano la pianura» spiega Ivan Buzzi, sindaco di Pontebba, e presidente dell’Uncem regionale sulle pagine della Vita Cattolica del 9 luglio 2025. Prendiamo, appunto, il suo Comune. Due anni fa aveva 1.284 abitanti. Il 2025 lo ha iniziato con 1.304. Sono aumentate, di una manciata, anche le famiglie. «Possiamo notare che negli ultimi anni, qui come in altri Comuni della montagna – afferma Buzzi – quanto meno sta rallentando il pauroso spopolamento che ci ha decimati».
Spostiamoci dall’altra parte dell’Alto Friuli, a Sappada. Oggi i residenti sono 1.319, 6 in più di due anni fa. E fin dai tempi del transito in Friuli, la popolazione di Plodn ha sempre tenuto.
Saldo positivo? Con l’immigrazione
Il Rapporto Montagne verrà presentato intorno al 20 agosto a Sauris, dal presidente nazionale dell’Uncem, Marco Bussone. Sauris ha iniziato il 2025 con 392 abitanti. È ormai da qualche anno che non registra cali, bensì leggeri incrementi. «Tra il 2009 e il 2013 le 387 comunità territoriali della montagna italiana – anticipa Bussone – vengono uniformemente investite da un flusso di immigrazione di medio-lungo raggio di popolazione straniera che registra l’ingresso “netto” nel territorio montano di oltre 150 mila immigrati. Negli anni tra il 2014 e il 2018 questo afflusso straniero si raffredda significativamente. Il suo apporto totale scende a meno di 60 mila individui. Per converso il flusso in uscita della popolazione di cittadinanza italiana dalla montagna continua rispetto al periodo precedente, registrando un saldo negativo più contenuto, di 67 mila unità. Negli anni successivi registriamo un saldo tra i movimenti della popolazione in ingresso e in uscita dalla montagna che torna a essere positivo e che assume dimensioni assai più significative di quanto non si sia registrato nei momenti migliori del passato. Quasi 100 mila ingressi oltre le uscite, più del 12 per mille della popolazione!».
Bussone fa notare che la popolazione italiana della montagna presenta – ed è una novità assoluta – un saldo positivo, ma questo, forte di quasi 64 mila unità, sopravanza nettamente quello della popolazione di cittadinanza straniera che con meno di 36 mila unità si riduce ulteriormente (quasi si dimezza) rispetto ai valori del quinquennio precedente, portando in evidenza la tendenza ormai presente in tutto il Paese a una progressiva riduzione dell’interesse verso l’Italia da parte dei flussi migratori di lungo raggio».
Favoriti i comuni con i servizi
Approfondendo questi dati, il sociologo della montagna bellunese, Diego Cason, rileva che a beneficiare di questa inversione di tendenza sono soprattutto i Comuni con maggiori opportunità di lavoro e di servizi. «Non è detto – precisa – che si stia verificando dappertutto un saldo demografico positivo, ma che quanto meno rallenta lo spopolamento».
Sarà così? Sutrio ha aperto il 2025 con 1.201 residenti. Ne ha perse alcune manciate negli ultimi anni. Meno, comunque, che nel passato. Ma sapete perché? «Da queste parti il lavoro non manca, in tutta la valle, anche qui a Paularo – ci dice il sindaco Marco Clama –. A mancare sono ancora però i lavoratori. Cercano le aziende private, ma non ne trovano neppure gli Uffici pubblici». «Non ci resta che sperare, purtroppo, nelle conseguenze positive del cambiamento di clima – aggiunge il primo cittadino –: per indurre la popolazione a raggiungerci».
Ma i giovani mettono famiglia dove dispongono di servizi, obiettiamo. «Qui a Paularo, come negli altri Comuni, li abbiamo tutti: scuole, medico e ambulatorio, Poste, Banca, Trasporti. E davvero un bel ambiente».
C’è lavoro?
Tolmezzo è il capoluogo della Carnia. Qui il lavoro sicuramente non manca. Nella valle le sole aziende di Carnia Industrial Park garantiscono più di 5 mila posti. Bene, nel 2000 Tolmezzo contava 10.592 residenti, 25 anni dopo 9.715. Al tempo della pandemia ha patito il prosciugamento maggiore di popolazione (più di un centinaio di cancellazioni l’anno), ma adesso si sta riprendendo. Così pure i Comuni di Amaro, di Villa Santina, di Moggio. «Fattore determinante per frenare la decrescita demografica è il lavoro (che non manca), ma sono soprattutto i servizi, quello sanitario in prima istanza. Ebbene – afferma il sindaco di Ovaro, Lino Not – per l’alto Friuli è strategico il consolidamento dell’ospedale di Tolmezzo, ma soprattutto il rafforzamento della rete dei servizi sul territorio». Rafforzamento che – secondo Not – passa anche attraverso la Strategia delle Aree Interne. Ed ecco l’allarme: «Non vorremmo che venisse meno, da parte del Governo, anche questa opportunità».
Francesco Dal Mas
Approfondimento sul tema sulla Vita Cattolica del 9 luglio 2025