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Opinioni

Ora di Religione a scuola, un’opportunità da non mancare

In queste prime settimane di gennaio il mondo della scuola si concentra sulle iscrizioni ai vari istituti (o agli anni successivi) e, al momento della compilazione dei vari moduli e siti, c’è una casella particolare da spuntare: avvalersi o meno dell’ora di Religione Cattolica. “Prof., i miei genitori mi hanno iscritto all’ora di Religione ma io non voglio farla! Come posso fare?”. È una delle domande che mi viene posta a ogni inizio anno dai ragazzi di prima superiore nel momento in cui mi incontrano per la primissima volta.

La famosa ora di Religione a scuola: da tanti viene snobbata o addirittura saltata. È, senza ombra di dubbio, l’ora meno considerata e infatti viene spesso valutata come di secondaria importanza (se non addirittura superflua). C’è chi, magari memore di esperienze non proprio educative, la considera come un’ora “buca” (termine con cui gli studenti definiscono un’ora in cui, di fatto, non si fa nulla): niente di più sbagliato e fuorviante! Nei sessanta minuti dell’ora di Religione – gli unici della settimana per una classe delle scuole secondarie – si crea tra gli studenti un’importante opportunità di condivisione di idee e punti di vista, un viaggio trasversale tra diverse culture, una possibilità di crescita umana e – perché no – spirituale, incentivando valori quali la pace e la solidarietà, promuovendo il rispetto della persona e della sua dignità, permettendo a ogni studente di prepararsi a partecipare in modo attivo e consapevole alla vita sociale.

Da queste poche righe si può desumere che l’Irc (Insegnamento della Religione Cattolica) è una materia un po’ diversa dalle altre che gli studenti tutti i giorni affrontano. Diversa sì, ma non per questo meno importante.

In tanti, al momento dell’iscrizione, confondono l’ora di Religione con l’ora di catechismo. Non è così, anche se ci sono, e ci possono essere, alcuni argomenti in comune. Nell’ora di Religione lo studente riesce a trovare un’occasione importantissima per cercare di capire il mondo e per comprendere come l’uomo si è da sempre rapportato con la sfera spirituale e del trascendente.

Insomma, una sola ora a settimana che però prepara un terreno fertile capace di far germogliare e crescere diverse competenze utili per tutti gli studenti, che ogni giorno hanno così la possibilità di affrontare temi di non banale complessità (quali, ad esempio, multiculturalismo, terrorismo ed estremismo, spiritualità e dialogo interreligioso, etc.). Certo, una sola ora a settimana (due nelle scuole primarie) non è molto per affrontare tutti i temi sopra citati, ma è sicuramente sufficiente per far fiorire alcuni germi di curiosità nei ragazzi e spingerli così a riflettere e a porsi nuove domande. Tutto questo turbinio di opportunità porta quindi gli studenti e le famiglie stesse a capire l’importanza dell’ora di Religione che, da materia snobbata, diventa quindi materia attesa non solo da bambini e ragazzi di famiglie cattoliche, ma anche da coloro che provengono da altre religioni o addirittura da chi si professa ateo.

È così allora che, alla fine dell’anno, si passa da “Prof., cosa posso fare per non fare Religione?” a “Prof. ho fatto bene a rimanere a lezione!”. In questo modo, con il passa parola, anche chi non si avvaleva dell’ora di Religione, l’anno successivo è lì, pronto a non farsi più trovare impreparato, per non rischiare di mancare una grande opportunità. Ricordiamoci, dunque, di scegliere bene la casella da spuntare all’atto dell’iscrizione per potersi avvalere di un’ora sinonimo di confronto, cultura, inclusione e crescita per tutti gli studenti.

Leonardo Lesa
Insegnante di Religione cattolica

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