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Padre Tosolini, missionario a Taipei: «Oggi si lavora e si corre sempre. Ma c’è gran bisogno di speranza»

«Oggi le persone lavorano molto, si entusiasmano per tante cose, ma alla fine quando si accorgono che tutto ciò tramonta, non hanno speranza. A Taipei come qui i problemi sono gli stessi. Noi missionari siamo là per portare speranza, per dire: “Guarda, la sorgente della mia speranza è Gesù, solo lui ha vinto la morte. Ed è presente tra noi ora”». Padre Fabrizio Tosolini, Saveriano, 69 anni, originario di Adorgnano di Tricesimo, opera a Taiwan, dal 1997 (attualmente anche insieme ad altri due friulani, Edy Foschiatto di Ravosa e Giuseppe Matteucig di Feletto Umberto. È rientrato in Friuli per una breve vacanza e per stare accanto alla mamma anziana, e ad inizio novembre ripartirà per l’Asia. Radio Spazio lo ha raggiunto per un’intervista in occasione della Giornata missionaria mondiale, celebrata domenica 19 ottobre e dedicata proprio al tema “Missionari di speranza tra le genti”, in sintonia con il Giubileo (l’intervista integrale si può leggere sulla Vita Cattolica del 22 ottobre 2025).

Taipei

«Taipei è una città moderna e molto organizzata», ha raccontato. «Taiwan è stata colonia giapponese per cinquant’anni, dal 1895 al 1945, e in quell’epoca i giapponesi l’hanno sviluppata moltissimo». Oggi «accanto ai palazzi di quell’epoca ci sono i templi tradizionali della religione cinese. Il Paese vive di produzione tecnologica e commercio, ha 23 milioni di abitanti, grandi porti. È una delle “tigri” dell’Asia. Da questo punto di vista il centro del mondo in questo momento non è l’Europa né l’America, ma l’Estremo Oriente: la tecnologia è tutta lì». «La vita è molto frenetica – ha proseguito il missionario – e le persone sono per lo più stressate. Non c’è mai tempo, c’è tanto da fare, si vive in appartamenti piccoli, ma c’è anche un alto livello di senso civico: ad esempio a Taiwan non si butta via la carta delle fotocopie, si fotocopia sempre da due parti. E la raccolta delle immondizie viene fatta a “ore”, dal momento che il clima è caldo, per portare i sacchi bisogna ritrovarsi in determinati orari con i propri sacchetti. Non ci sono immondizie in giro, la città è molto pulita. Da quel punto di vista in Italia abbiamo tanto da imparare».

I cattolici nel paese sono «una frazione piccolissima, l’1 per mille circa – ha raccontato padre Tosolini –. Le statistiche dicono 200 mila persone, io penso di meno. Però ci sono molte chiese protestanti. Nel complesso le persone che credono in Cristo sono 4-5 milioni».
E le altre religioni? «Ci sono due grandi religioni: la cosiddetta “religione tradizionale”, la cui parte esoterica è il taoismo, e il buddismo, molto diffuso tra il popolo, con i suoi edifici grandi e belli dal punto di vista architettonico. C’è poi anche il confucianesimo, ma si discute se esso sia una dottrina sociale o una religione. È la dottrina dei letterati cinesi – spiega il missionario –, con una serie di precetti che aiutano il vivere civile. In genere a Taipei le persone non fanno grande distinzione tra una religione e l’altra e frequentano anche luoghi diversi, a seconda delle necessità. C’è una sorta di “mercato aperto” delle religioni e c’è molto rispetto per la scelta religiosa di ciascuno, tant’è che nella stessa famiglia spesso si trovano genitori cattolici e figli che non lo sono o viceversa».

Tosolini racconta che i missionari sono bene accolti tra la gente. «Noi viviamo in comunità, uno di noi è parroco e condividiamo una serie di servizi pastorali. Io insegno Sacra scrittura nella facoltà teologica dei Gesuiti, alcuni degli studenti sono preti e suore che vengono dalla Cina continentale, quindi è un modo per servire anche quella Chiesa. Curiamo inoltre in particolare i rapporti con le persone».

Infine un pensiero per il Friuli. «Anche qui c’è bisogno di speranza. In Italia c’è più paura che a Taiwan di dire il nome di Gesù». Padre Tosolini offre un suggerimento alla Chiesa italiana e friulana in particolare: aprite dei catecumenati. Scrivete sulla porta della Chiesa: “Noi siamo contenti di accogliervi per parlare di Gesù. Se siete interessati a conoscere la sua persona, bussate alla porta, ci siamo”. Credo che ci sia bisogno di questo invito, ringiovanirebbe la Chiesa».
Valentina Pagani e Valentina Zanella

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