In quinta elementare un bambino su due (il 51%) possiede uno smartphone, ricevuto mediamente attorno agli 8 anni. Oppure un tablet (48%) o, ancora, uno smartwatch (46%). Alla stessa età, però, solo il 10% ha imparato a utilizzare gli strumenti digitali a scuola, mentre circa un terzo ha imparato da solo (32%) e la metà è stato aiutato dai genitori (48%). Sono alcuni dei dati della ricerca «Bambini e schermi digitali», presentata dall’associazione Mec lunedì 23 giugno, a Udine, nell’ambito del primo appuntamento di “Homo sapiens digitalis”. La ricerca è stata condotta su un campione di 512 giovanissimi di quinta delle scuole primarie del territorio friulano.

«Dai dati emerge, in generale, l’anticipo costante con cui i nostri ragazzi accedono alla rete e ai dispositivi digitali senza avere un adeguato accompagnamento ed educazione al loro uso da parte delle famiglie, che peraltro non conoscono o non applicano i limiti e la supervisione prevista per legge, e della scuola» afferma Giacomo Trevisan, coordinatore dell’ass. Mec. Tra gli altri dati emersi, infatti, colpisce il fatto che solo i genitori di un bambino su tre (36%) impostano un controllo parentale sui dispositivi dei propri figli in quinta elementare. Molti bambini (83%) utilizza un po’ meno spesso i dispositivi digitali per fare i compiti, mentre il 55 % – e questo è un altro dato impressionante – alla stessa età afferma di aver già utilizzato sistemi di intelligenza artificiale come ChatGPT, Copilot o Gemini. Quattro ragazzi su cinque (83%) all’età di circa 10 anni dichiarano di aver già ricevuto messaggi offensivi online. «Anche qui i dati sono in aumento, trainati dall’uso dello smartphone e dei videogame online – spiega ancora Trevisan –, e in generale dall’utilizzo sempre maggiore degli schermi connessi in rete senza un’adeguata supervisione dei genitori. Preoccupa in particolare l’esposizione a messaggi offensivi (hate speech), contenuti che fanno paura e contatti con sconosciuti».

Mentre WhatsApp è utilizzato da due ragazzi su tre (66%), sul versante dei social media è seriamente preoccupante il fatto che il 52% dei ragazzi di 10 anni frequenti TikTok e il 31% usi Snapchat. Va ricordato, infatti, che il limite minimo per l’utilizzo di piattaforme di social media è fissato a 13 anni, un utilizzo evidentemente dovuto in gran parte a uno scarso (quando non assente) dialogo con i genitori e gli insegnanti riguardo a tutto ciò che ha a che fare con l’ambiente digitale, interpretazione confermata dallo stesso Trevisan: «Emerge con evidenza la difficoltà dei genitori a dare regole coerenti con le normative e in generale a monitorare i comportamenti online e i contenuti a cui hanno accesso i figli.»
Giovanni Lesa