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Regione

Pochi figli? Motivi economici, ma non solo

In Italia i giovani fanno meno figli di quanti ne vorrebbero e i primi motivi di ciò sono di carattere socio-economico. A certificarlo è un’indagine dell’Onu condotta in 14 paesi del mondo tramite 14mila interviste. Lo ha riferito Francesco Belletti, direttore del Centro internazionale Studi famiglia, intervenendo al convegno “Crisi demografica e azioni possibili per la natalità in Friuli-Venezia Giulia”, tenutosi venerdì 10 ottobre all’Istituto Bertoni di Udine e organizzato dal Forum delle Associazioni familiari del Friuli-Venezia Giulia. Un dato, quello evidenziato dal direttore del Centro Studi famiglia, che non può essere automaticamente esteso anche alla nostra regione, che tuttavia risulta di notevole interesse nel comprendere il problema.
Il tema del convegno è importantissimo, ha affermato nel saluto iniziale l’arcivescovo di Udine, mons. Riccardo Lamba, in quanto quella sulla natalità «è una riflessione antropologica, ma anche teologica, con tutte le conseguenze che ne derivano anche per la società civile».
«In Italia – ha spiegato Belletti – al primo posto si colloca la disoccupazione e incertezza economica, problema evidenziato dal 30% degli intervistati (21% è il dato medio dei 14 paesi analizzati) seguito da ostacoli economico-finanziari con il 29% (39% la media dei 14 paesi), le preoccupazioni sul contesto politico e sociale (guerre, pandemia) con il 19%, ostacoli abitativi con il 14% ovvero case piccole, costi e affitti alti (19% la media dei 14 paesi)».
Tuttavia, l’indagine ha evidenziato anche altri ostacoli: l’assenza di un partner adeguato (17%), l’infertilità/difficoltà a concepire, (15%), la cattiva salute complessiva (13%), la mancanza di servizi di cura per i bambini (12%), il partner che vuole meno figli (11%), lo scarso coinvolgimento del partner nei compiti di cura dei figli e della casa (8%), “ho cambiato idea” (7%), il difficile accesso a cure mediche per la fertilità e la gravidanza (solo 6%, «emerge che l’Italia è il paese che ha il più elevato standard di gestione della maternità a livello mondiale», ha precisato Belletti). Solo l’1% evidenzia pressioni o costrizioni da parte del personale sanitario per avere meno figli, «segno di come medici e infermieri in Italia rispettino la donna».«Nel suo complesso – ha aggiunto Belletti – l’indagine conferma la multi-dimensionalità del problema denatalità, tuttavia emergono dei forti elementi economici e strutturali che in Italia sono di impedimento alla libertà di scelta dei giovani. In sostanza pur essendo vero che le politiche da sole non bastano, e che ci sono anche elementi di orizzonte culturale e di progetto di vita della persona, a partire da un progressivo aumento dell’individualismo, tuttavia è necessario rimuovere gli ostacoli socio-economici. Le politiche possono cancellare molte obiezioni e rendere più semplice la scelta dei giovani che vogliono avere figli».
Va detto, ha proseguito Belletti, che «se fino a vent’anni fa le politiche demografiche erano considerate “fasciste”, oggi, vista la gravità della situazione, su di esse c’è un consenso “bypartisan”». Tra le politiche avviate finora, «molto importante è stata l’approvazione dell’assegno unico, tendenzialmente universalistico e per la prima volta strutturale, da 0 a 18 anni».

Le proposte del Forum

Certo, il lavoro da fare è ancora tanto. Lo ha evidenziato Adriano Bordignon, presidente del Forum nazionale delle Associazioni familiari, illustrando le proposte che il Forum ha presentato al Governo: il taglio dell’Irpef proporzionato al numero dei figli, andando così verso la filosofia del Quoziente familiare; una Riforma dell’Isee che escluda dal calcolo alcune prestazioni sociali già percepite; la detrazione del 19% per i libri scolastici e l’estensione dell’assegno unico al 100% fino a 25 anni (attualmente, infatti, dai 18 ai 21 anni viene dato al 50% e poi tolto, «ma i figli dopo i 18 anni non costano la metà», ha puntualizzato Bordignon); creare un fondo strutturale per i centri estivi (65 milioni il primo anno, 70 milioni dal 2027); l’adeguamento del bonus sociale per gas ed energia in base al numero di figli; la creazione di un Fondo per il finanziamento di borse di studio.
Il Governo, ha fatto sapere Bordignon, ha raccolto le proposte e rappresentato da subito la disponibilità a valutare la riforma dell’Isee e le detrazioni per le spese scolastiche. «Quelle familiari – ha aggiunto il presidente del Forum – non possono essere l’ultimo vagoncino delle politiche sociali. In una fase di denatalità e invecchiamento, è fondamentale sostenere la famiglia, motore di sviluppo economico, coesione sociale e cura intergenerazionale».

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