C’è chi ha in carico la guida di svariate comunità, sparse magari in un territorio ampio e impervio. Chi è giovane e frizzante, ma bisognoso di accompagnamento. Chi proviene da altri continenti e necessita di comprendere “dov’è finito”. Chi, ancora, vive e opera in una solitudine non sempre cercata. Sono i nostri sacerdoti, che come tutti gli uomini vivono le fatiche e le speranze della gente che sono chiamati, a loro volta, ad accompagnare. Ma con una differenza: la scelta di vita, il rispondere a una “chiamata”, li porta a mettere la loro vita nelle mani di altri, con fede e fiducia, in relazione alle esigenze della Chiesa. Così la loro storia si incanala in una strada diversa da quella della stragrande maggioranza degli uomini, in cui quelle fatiche e quelle speranze sono, semplicemente, diverse.

Ma chi si prende cura di questi uomini? Chi si prende a cuore le difficoltà (e le ricchezze) dei preti? Alcune di queste istanze saranno al centro dei lavori del Consiglio presbiterale diocesano in calendario giovedì 18 settembre in abbazia a Rosazzo. «Sarà un incontro di preghiera guidato dal Vescovo. Inoltre raccoglieremo e affronteremo alcuni temi legati alla vita del presbiterio, iniziando alcuni percorsi» racconta don Davide Gani, moderatore del Consiglio presbiterale. Il Consiglio conta trenta componenti compreso l’Arcivescovo, tutti sacerdoti: alcuni sono religiosi, certi sono giovani, altri sono anziani. Saranno tre gli ambiti di lavoro (o forse sarebbe meglio dire: di accompagnamento), affrontati da altrettante commissioni costituite in seno al Consiglio stesso.
Il nodo: essere confratelli
Nel primo degli ambiti, ossia la fraternità nel clero, sarà coordinato proprio da don Davide Gani insieme al vicario generale mons. Dino Bressan. «È l’ambito più delicato, per questo c’è bisogno di preghiera», ricorda ancora don Gani. Un ambito che lambisce altri temi, come la solitudine e la qualità delle relazioni tra sacerdoti. «Ascolteremo il contributo dei religiosi presenti nel Consiglio pastorale, che già vivono una dimensione di stretta fraternità tra confratelli. È un tema non facile, che andrà mantenuto sempre vivo».
I sacerdoti stranieri

Un secondo campo di azione riguarda i sacerdoti di origine non italiana, che spesso incontrano molte difficoltà di ambientamento culturale e pastorale, a partire dalla lingua e dalla socialità. «Cogliamo mettere a fuoco le esigenze di questi sacerdoti per favorire la migliore integrazione nella realtà culturale e pastorale della Diocesi» spiega mons. Loris Della Pietra, a capo di questa commissione assieme a don Cyriacus Elelleh. Sono 25 i sacerdoti stranieri di altre Diocesi attualmente in servizio nelle Parrocchie della Chiesa udinese, cui si aggiungono 12 presbiteri diocesani non italiani. Complessivamente le nazioni più rappresentate sono: India, Nigeria, Romania e Polonia (4 preti ciascuna), Ghana, Nigeria e Congo (3); Camerun e Myanmar (2). «Quasi sempre sono inseriti in un contesto assai diverso da quello di partenza» spiega ancora mons. Della Pietra. «Ci sono difficoltà, ma ci sono anche “ricchezze” che questi preti portano in sé, o hanno ricevuto qui. Il primo passaggio, in vista dell’incontro del 18 settembre, sarà un incontro tra tutti loro e i membri della commissione del Consiglio presbiterale, con lo scopo di ascoltare le loro necessità e i vissuti. Questo sarà oggetto di discussione in Consiglio».
I preti “di recente ordinazione”

Terzo aspetto di non poco conto è la presenza – un autentico dono – di numerosi preti giovani, che è più opportuno definire “di recente ordinazione”. A coordinare la commissione competente è mons. Sergio De Cecco, assieme ai giovani (appunto) don Francesco Ferigutti e don Michele Frappa. Proprio mons. De Cecco svela che anche «Con i “preti giovani” ci incontreremo prima del Consiglio per raccogliere esigenze e necessità. Successivamente andranno definite alcune proposte da fornire al Consiglio e all’Arcivescovo». Sono 21 i preti ordinati da non più di 10 anni (questo il limite posto di un’ordinazione “recente”). Non si tratta di un ambito nuovo: in passato l’accompagnamento di questi sacerdoti era curato da mons. Rinaldo Fabris, poi in prima persona dall’allora arcivescovo mons. Mazzocato, poi ancora da don Maurizio Michelutti. «Si tratta di riprendere in mano tali percorsi, ascoltare le esigenze e soprattutto coordinare il cammino dei primi anni di sacerdozio con quello di tutto il presbiterio diocesano, in modo da non creare parallelismi e favorire un unico progetto pastorale di accompagnamento». Questa, dunque, la prospettiva delineata da mons. De Cecco. «I preti giovani in fin dei conti sono il futuro, è necessario che il loro contributo sia integrato nel cammino del clero. Alcuni sono stranieri, per cui servirà coordinarsi con l’altro gruppo di lavoro».
Giovanni Lesa