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Commento al Vangelo

«Se uno mi ama, osserverà la mia parola»

Commento al Vangelo del 25 maggio 2025,
VI domenica di Pasqua
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 14, 23-29

In quel tempo, Gesù disse [ai suoi discepoli]:
«Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.
Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».

Parola del Signore.

 

A cura di don Michele Sibau

Avvicinandoci alla celebrazione dell’Ascensione del Signore e poi alla grande solennità della Pentecoste, il Vangelo di questa sesta domenica di Pasqua propone alla nostra riflessione un discorso di Gesù ai suoi discepoli.
Il brano (Gv 14,23-29) contiene promesse meravigliose di intimità straordinaria con il Padre, con Gesù e con lo Spirito Santo. Nel discorso dopo la cena, Gesù annuncia: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui».
La vita cristiana è una vita vissuta nell’intimità con Dio e avendo Dio come ospite interiore. Dobbiamo essere consapevoli di tale privilegio, è uno dei temi più importanti della nostra stessa vita e della nostra esperienza religiosa. La riflessione si orienta sul bisogno dell’uomo di vivere un rapporto con Dio, una necessità vitale che è presente nel cuore di ogni uomo, anche in chi si ritiene ateo. Ogni uomo desidera il bene, la gioia immensa per la vita, la felicità piena e duratura.

Il Vangelo è la risposta a questo bisogno: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola».
Amare Gesù è vivere, con e nella sua Parola. Gesù bussa alla porta del cuore umano, ma se non lasciamo entrare questa Parola non potremo vivere secondo la logica che essa propone.
In questo contesto l’amore non è un sentimento generico, ma affettuosa adesione alla volontà di Dio. Solo questo amore ci fa capire che il vangelo non è una semplice opinione ma è la Parola totalmente altra rispetto alla nostra, poiché è l’unica che salva.
Il luogo della presenza di Dio non è più il tempio, è il cuore di chi ascolta e mette in pratica il Vangelo. Per incontrare Dio non c’è bisogno né di miracoli, né di visioni mistiche né di esperienze straordinarie. Per incontrare Dio è indispensabile ascoltare la sua Parola e lasciarla entrare in noi, permettendole di agire nella nostra vita. Dio può cambiare in profondità il cuore dell’uomo, perché ciò possa avvenire occorre nutrirsi della Parola di Dio.
Nella confusione del mondo è urgente recuperare l’essenziale, ciò che conta veramente. L’essenziale è quella Parola che dà senso a tutto, è una presenza misteriosa, è quella pace che il mondo non può né dare né togliere, è fissare lo sguardo e il cuore sul vangelo.

Siamo invitati a mantenere nel cuore questo dono e custodirlo come un tesoro prezioso, allora nella vita corrente ci sarà l’occasione per una vera testimonianza.
Noi discepoli del buon pastore siamo chiamati a farci profeti assumendo uno sguardo che sappia andare “lontano”, “oltre” quella vista mondana che coglie solo caratteristiche immediate: leggere gli avvenimenti della vita alla luce di Dio, della Sua Parola e in questa luce che è sapienza, riconoscerne la Presenza.
Rendere in esperienza di vita quotidiana l’insegnamento di Cristo è la prova dell’autenticità del nostro amore per Lui: «Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli, conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Gv 8,31-32).
L’ascolto è un atto di fiducia e anche di umiltà. Dobbiamo saperci fermare, porre un freno alla corsa frenetica che non ci fa più pensare, sospendendo le nostre attività e ricaricarsi: il Signore dà ristoro.
La comunità dei credenti deve essere sempre legata da due grandi valori che il Vangelo di questa domenica ci consegna: l’amore e la fede.
La carità che ne scaturisce è generata e alimentata dalla presenza del Padre e del Figlio all’interno del cuore di ogni fedele. La fede è invece sostenuta dallo Spirito Santo, promesso da Gesù.
Allora siano la fede e l’amore a caratterizzare la nostra vita quotidiana e ne diano testimonianza nel rapporto che abbiamo con i fratelli e le sorelle che incontriamo nel nostro cammino.
don Michele Sibau

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