Abbonati subito per rimanere sempre aggiornato sulle ultime notizie
AttualitàFriuli OrientaleIn evidenza

“Solo un cartello”? La protesta per la rimozione della cartellonistica plurilingue a Cividale del Friuli

Ultimo aggiornamento: ore 15 di martedì 8 luglio

“In fondo è solo un cartello. I problemi sono ben altri”. Questo il clima – tutt’altro che fervoroso – in cui sui social media molti utenti commentano la contestazione nata in seguito alla rimozione del cartello trilingue in italiano, friulano e sloveno dalla stazione ferroviaria di Cividale del Friuli, oggi in gestione alla Rete delle Ferrovie italiane (Rfi). Da qualche giorno il cartello trilingue è stato sostituito da un’indicazione standard per forma e colori: “Cividale”. Peraltro, nemmeno coerente con la denominazione ufficiale della città ducale, che vuole il suffisso “del Friuli”. In barba a quanto si legge fuori dalla stazione stessa in cinque idiomi diversi: “Benvenuti nella stazione di Cividale del Friuli. Il treno delle lingue”. E in barba anche a quel clima “tiepidino” degli utenti social, soprattutto friulanofoni. Lunedì 7 luglio nella stazione cividalese si è riunito infatti un presidio organizzato primariamente dall’Istitût Ladin Furlan “Pre Checo Placerean”, con diverse persone presenti in rappresentanza di associazioni culturali friulane, stampa locale, persino mondo dell’emigrazione dalla nostra terra, per una alzata di voce che coinvolge, giocoforza, anche la comunità di lingua slovena.

“Solo un cartello”, dunque? Forse è il caso di guardare dietro a quel tabellone blu per gettare lo sguardo all’orizzonte un po’ più in là.

A sinistra, la nuova cartellonistica. A destra il cartello rimosso.

Il “Treno delle lingue” per valorizzare il territorio

Maurizio Ionico

A Cividale, dietro quel mezzo metro quadrato trilingue si cela una delle città Unesco della nostra Regione, cerniera tra est e ovest d’Europa, culla della civiltà longobarda e, se vogliamo dirla tutta, anche secolare fulcro di fede. Un tabellone in tre lingue può lasciar intuire tutto ciò? «I cartelli plurilingue in sloveno e friulano sono parte del progetto “Treno delle lingue”» ricorda Maurizio Ionico, rispondendo indirettamente alla domanda. Ionico fu amministratore della Fuc, Ferrovie Udine-Cividale, ed esattamente dieci anni fa – assieme ad ARLeF – realizzò il progetto di valorizzazione della ricchezza del territorio a partire dalle sue lingue (e dai suoi binari). «Il fatto che oggi, nella separazione tra il gestore delle infrastrutture e il fornitore dei servizi, il primo abbia ritenuto di sostituire questi cartelli denota di non aver tenuto conto di un progetto valoriale e commerciale – prosegue Ionico –, dimenticando che una stazione ferroviaria non è solo un elemento strutturale di una rete di trasporti, ma una porta di ingresso e uscita da un territorio». Come è, da secoli, la fascia confinaria orientale del Friuli.

Lo stesso Ionico risale alle radici (e ad alcuni frutti) del progetto plurilingue lungo i binari: «Ci sono leggi nazionali che offrono strumenti affinché un soggetto pubblico possa comunicare la sua identità anche tramite modalità linguistiche. Al pari di altre regioni (per esempio l’Alto Adige) abbiamo voluto applicare queste norme al contesto ferroviario. Questi cartelli plurilingue riguardano, dunque, una questione di valori». Dopo dieci anni di “Treno delle lingue” è lecito chiedersi se il progetto sia effettivamente andato in porto. O meglio, a destinazione. «Su questa linea abbiamo aumentato l’utenza raggiungendo i 470mila passeggeri annui, mentre sulla Villaco-Udine sono aumentati sia i passeggeri che le biciclette: il merito non va solo ai cartelli, ma a una serie di accordi con realtà culturali del territorio, mettendo in atto un meccanismo per cui chi viaggia in treno può cogliere l’opportunità di conoscere il territorio e la sua identità. Non basta la tutela, serve valorizzare il territorio anche con queste modalità».

In primo piano, di spalle, Geremia Gomboso

Gomboso (“Pre Checo Placerean”): «Cartellonistica in tutte le stazioni»

Alle motivazioni progettuali si aggiunge, con toni molto decisi, la voce delle realtà friulanofone. «Rimuovere questo cartello è un atto di completa ignoranza» tuona Geremia Gomboso, presidente dell’Istitût Ladin “Pre Checo Placerean” promotore del presidio cividalese. «Ci sono altri cartelli, addirittura in cinque lingue, per denotare il “Treno delle lingue”. Poi manca la dicitura “del Friuli”, quindi all’ignoranza si aggiunge l’incompetenza. La nostra protesta non è folclore o una battaglia di retroguardia, ma va anche nell’interesse di politici e imprenditori», spiega Gomboso, chiedendo inoltre con forza all’amministrazione regionale «l’inserimento nelle norme di attuazione dello Statuto della competenza primaria sulla toponomastica erga omnes, quindi rendendola vincolante anche alle ramificazioni di enti statali e loro società. Significa sia ripristinare i cartelli, sia aggiungere cartelli plurilingue in tutte le stazioni».

Cisilino (ARLeF): «Atto di rifiuto culturale»

Eros Cisilino

Forte anche la presa di posizione dell’ARLeF, nelle parole del presidente Eros Cisilino: «Togliere ciò che già esisteva è un gesto che va ben oltre la negligenza tecnica: è un atto di rifiuto culturale e istituzionale nei confronti di una lingua tutelata dalla Costituzione. L’articolo 6 della Costituzione italiana garantisce la tutela delle minoranze linguistiche. Questo è un principio di rango superiore. E quando si ignorano questi principi, si viola il patto democratico alla base del nostro Stato». Il massimo esponente dell’Agenzia regionale per la lingua friulana punta il dito contro Rfi: «Come altri enti operanti in Friuli, le Ferrovie italiane rientrano nella rete di monitoraggio dell’ARLeF per l’attuazione del Piano generale di politica linguistica per la lingua friulana, approvato dalla Regione. Quei cartelli c’erano già e sono stati rimossi unilateralmente, senza interpellare l’ARLeF, senza rispetto per il territorio e per le comunità che lo abitano. Un comportamento tanto più grave se si considera che RFI è ben consapevole delle lingue minoritarie presenti sul territorio». Forti anche le richieste dello stesso Cisilino: «Chiediamo con forza che si ponga fine a questi comportamenti, che ledono non solo la dignità dei friulani, ma la credibilità delle istituzioni. Pretendiamo rispetto. E continueremo, con determinazione, a far valere i diritti linguistici della nostra comunità».

Sinergia tra sloveni e friulani. La lettera a Mattarella

Attiva anche la componente slovena che – va dato atto – per prima ha sollevato la questione della rimozione del cartello plurilingue. Il presidente della confederazione delle associazioni slovene (SSO) Walter Bandelj, è in contatto con ARLeF per concordare azioni comuni sul piano politico. L’agenzia regionale per la lingua friulana, dal canto suo, ha indirizzato una lettera al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, «affinché si faccia garante dell’applicazione effettiva dei principi costituzionali in materia di tutela linguistica».

Politica: la voce delle opposizioni

Sulla questione si sono espresse anche alcune forze politiche locali. Per il Patto per l’Autonomia la rimozione del cartello plurilingue è «Un passo indietro per i diritti linguistici», ricordando come «Con GO!2025 già si era escluso il friulano dai materiali promozionali e dal sito. Ora un altro segnale preoccupante. Le lingue minoritarie non sono un dettaglio, ma parte viva del nostro presente e del nostro futuro». Il capogruppo in Consiglio regionale, Massimo Moretuzzo, ha avanzato un’interrogazione alla Giunta dicendosi «fortemente critico su una scelta che rappresenta un passo indietro nel riconoscimento dei diritti delle minoranze linguistiche». La senatrice dem Tatjana Rojc ha annunciato di aver «Scritto alla presidente della Rete ferroviaria italiana (Rfi) Paola Firmi, d’intesa con il segretario provinciale del PD di Udine Luca Braidotti, esponendo l’assoluta necessità che venga ripristinata e mantenuta la cartellonistica plurilingue di cui è stata dotata la ferrovia Udine – Cividale del Friuli prima del subentro di Rfi nella gestione della linea stessa». Sempre in area dem, la consigliera regionale Manuela Celotti ha ricordato che «Quei cartelli non erano semplicemente delle tabelle indicative, ma uno strumento per valorizzare un’identità e per promuovere un territorio, un paesaggio, una cultura, anche a partire dai mezzi di trasporto che garantiscono un servizio fondamentale agli studenti, ai pendolari, ma anche a moltissimi turisti che attraversano la nostra regione e il nostro Friuli».

Al momento non si rilevano posizioni ufficiali da Rfi o dalla Giunta regionale. Di sicuro, tuttavia, la questione non è certamente riducibile a “solo un cartello” ed è destinata a far discutere. Intanto i lavori sull’infrastruttura, da maggio 2024, procedono a rilento: oltre alle lingue, a mancare è pure il treno.

La stazione di San Gottardo (Udine) senza più il cartello identificativo bilingue

Anche a Udine niente friulano. Il Comune: «Si ripristini»

Il “Treno delle lingue” parla e fa parlare di sé un intero territorio da non circoscrivere solo al cividalese. La prima stazione della vecchia “littorina”, partendo da Udine, si trova in località San Gottardo, sempre in città. E anche qui – sorpresa! – il cartello “San Gottardo / San Gotart” è sparito. «Chiediamo che sia ripristinata la segnaletica bilingue in quella stazione» affermano all’unisono Stefania Garlatti-Costa e Andrea Di Lenardo, rispettivamente assessora comunale di Udine per l’identità friulana e il plurilinguismo e capogruppo in consiglio comunale di Alleanza Verdi Sinistra-Possibile. «Il progetto Tren del lenghis/Treno delle lingue è un fiore all’occhiello della comunicazione al pubblico nel territorio friulano: non deve essere abbandonato ma esteso a tutta la rete gestita da RFI nel territorio di lingua friulana e slovena», affermano, al pari dei movimenti friulanofoni. «Udine è la capitale di un unicum culturale e linguistico in Europa e questo deve essere comunicato anche visivamente, a beneficio di cittadini e turisti, come già RFI fa nella Provincia Autonoma di Bolzano».

G.L.

Articoli correlati