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Commento al Vangelo

Spirito Santo, sorgente inesauribile di vita

Commento al Vangelo dell’8 giugno 2025,
Domenica di Pentecoste
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 14, 15-16.23b-26

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre.
Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».

Parola del Signore.

 

A cura di don Francesco Ferigutti

Eccoci giunti alla fine del tempo di Pasqua. Sono trascorsi 50 giorni da quella Domenica. Pentecoste è una parola greca che significa cinquantesimo giorno e si celebra, infatti cinquanta giorni dopo Pasqua. Per gli antichi il 50 era il numero della pienezza.
Il brano che questa domenica di Pentecoste ci propone è tratto dal discorso di addio di Gesù ai suoi discepoli. In parte ci è stato già proposto la VI domenica di Pasqua, quindici giorni fa. Gesù avverte i suoi che se ne sta andando, ma che ritornerà. Ricorda loro l’importanza di rimanere nell’amicizia con lui e di osservare i suoi comandamenti. Promette poi l’arrivo del Paraclito, lo Spirito Santo, che li aiuterà a comprendere ciò che hanno vissuto insieme a lui.

Nel Vangelo di Giovanni si trova sovente questa correlazione tra amare Gesù e osservare i suoi comandamenti, marcata con la congiunzione condizionale “se”, evento quindi che si realizza solo a determinate condizioni. Questa correlazione introduce una sorta di ricompensa, perché è sempre seguita da una promessa riguardante un’azione del Padre: «Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito perché rimanga con voi per sempre» (v. 16). Questo «pregherò» è denso di significato, è un verbo che viene utilizzato solo per la preghiera del Figlio. Gesù, ritornato presso il Padre, si rivolgerà a Lui e con insistenza gli manifesterà il suo desiderio. Il Paraclito “colui che si chiama accanto” è dunque l’avvocato, colui che si chiede/invoca affinché ci difenda in giudizio. Il Paraclito quindi, verrà rispondendo alla preghiera del Figlio e rimarrà sempre accanto ai discepoli di ogni tempo. Possiamo dire che lo Spirito Santo sostituisce Gesù che è stato per lungo tempo accanto ai discepoli, ma che ora li sta per lasciare.

La Solennità di Pentecoste è la festa dell’irruzione dello Spirito di Dio che prende stabile dimora nei credenti. “Mentre stava compiendosi il giorno di Pentecoste, si trovavo tutti insieme nello stesso luogo […] tutti furono colmati di Spirito Santo” (cf. At 2,1-4), così nella prima lettura. Una festa da celebrare e valorizzare. Dal giorno del nostro battesimo siamo stati inabitati dallo Spirito Santo: siamo suo tempio, sua dimora.

Lo Spirito Santo, terza persona della Santissima Trinità, è Amore personale, che unisce Padre e Figlio. È lui che ci unisce al Padre, lui che ci rende figli nel Figlio, lui che infonde in noi l’amore di Dio. È lui, il Paraclito, che ci ricorda le parole di Gesù, richiamandocele alla mente, lui che ci conduce, lui che ci insegna a scendere nel profondo della verità della nostra vita e della nostra fede. A questo proposito restano attuali le parole di Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium al n° 280. È urgente riscoprire la realtà dello Spirito Santo, come dono da invocare e realtà da celebrare.
Quali gli effetti di questo rinnovato impegno? La risposta possiamo trovarla in Maria, in lei vediamo riflessa l’opera dello Spirito Santo. Maria con la sua testimonianza di fede e di discepolato, ci permette di scoprire il potere santificatore che lo Spirito ha sugli uomini quando questi si fanno guidare da Lui. “Veni Sancte Spiritus! Veni per Mariam”.

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