«Quando don Emanuele me lo ha chiesto, mi sono sentita onorata. È qualcosa di così grande, mentre noi siamo così “piccoli”: sarò felice di portare Gesù ai malati, se servirà».
Di origine slovena, ma residente da 45 anni a Camporosso, Danica Zornik è una delle 17 persone che su invito di don Emanuele Paravano e di don Giuseppe Marano stanno frequentando l’itinerario di formazione guidato da don Paolo Greatti per svolgere il servizio di ministri straordinari della Comunione nella Collaborazione pastorale di Tarvisio. Assieme a Danica ci sono operatori pastorali di Tarvisio, Fusine, Coccau, Ugovizza, Valbruna… «Un gruppo vario e composto da persone di diverse fasce d’età e anche di origini diverse – commenta don Paolo Greatti – che permette anche una ricchezza di contributi e di stimoli, provenienti dalle differenti storie personali».
Danica canta nel coro di Camporosso ed è impegnata in vario modo nel curare la liturgia, ma anche nel coordinare le persone che si occupano della pulizia della chiesa. Per nove anni ha fatto anche la catechista, «ma ora è tempo di lasciare spazio ai giovani», racconta ai media diocesani, entusiasta di prepararsi al nuovo servizio e di impegnarsi ad offrire la Comunione: «Conosco già una persona che sicuramente sarà felice di riceverla a casa».

«Il percorso che stiamo seguendo – aggiunge Danica – è estremamente interessante. Don Paolo è bravo ed è capace di spiegarci in modo dolce e molto bello».
Vicerettore del Seminario interdiocesano, don Greatti ha iniziato il suo servizio nella Collaborazione pastorale di Tarvisio agli inizi di settembre, in affiancamento al parroco. Proprio don Emanuele Paravano gli ha prospettato l’urgenza pastorale di formare dei nuovi ministri straordinari della Comunione, in considerazione del numero esiguo di sacerdoti e della vastità della Collaborazione pastorale. «Sul territorio non era mai stato organizzato prima un corso di formazione per questo ministero e ultimamente diversi laici si sono coinvolti maggiormente nella Parrocchia – sottolinea don Paravano –; hanno iniziato anche dei percorsi personali di crescita spirituale, il che ha reso per loro questo corso non solo un’occasione di approfondimento, ma anche di assunzione di responsabilità verso i fratelli e di custodia della fede, a servizio della comunità».

Il percorso, spiega don Paolo Greatti, «è stato l’occasione di riprendere alcuni fondamenti che riguardano l’Eucaristia in sé. Innanzitutto siamo partiti dalla constatazione che una denominazione corretta di questo prezioso servizio è quella di ministro straordinario della Comunione e non di ministro straordinario dell’eucaristia come talvolta per semplificazione si dice. Questo perché non è possibile immaginare una straordinarietà del servizio all’Eucaristia al di fuori del ministero ordinato. L’Eucaristia è l’interezza della celebrazione della Messa e quindi spetta nella sua guida al vescovo, al presbitero e al diacono a loro unito. Invece quando si parla di ministro straordinario della Comunione ci si riferisce a una parte della celebrazione che è quella che riguarda proprio il comunicarsi. Allora qui sì che anche un laico può intervenire con la debita preparazione e prima ancora con i giusti prerequisiti». Ecco perché l’itinerario proposto nel Tarvisiano ha preso le mosse innanzitutto da un approfondimento su che cosa sia l’Eucaristia, a partire dalle sue radici nella Sacra scrittura e poi accostandosi alla liturgia e al servizio vero e proprio di ministro straordinario anche nello specifico della comunione in attesa di presbitero (quindi presiedute da un ministro laico) e della comunione agli infermi».
L’incontro col Signore, nella lingua madre
In considerazione della particolarità delle comunità del Tarvisiano, dove sono parlate lingue diverse dall’italiano, ed in particolare lo sloveno e il tedesco, sono stati preparati dei sussidi plurilingue, spiega ancora don Greatti, «così che la celebrazione possa essere guidata anche in sloveno e in tedesco e anche perché spesso gli anziani appartengono a delle generazioni in cui l’utilizzo delle lingue originarie della valle era molto pronunciato. Si sa che quando si è in una condizione di fragilità e di prossimità all’ultima fase della vita, ritorna alla mente e al cuore il vissuto dell’infanzia…». «Abbiamo voluto così cercare di intercettare anche tale esigenza – conclude don Greatti –. Speriamo che questo possa aiutare a vivere in modo ancora più intenso l’incontro con il Signore risorto che viene nell’Eucaristia».













