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Bassa Friulana

Torna il Presepe di sabbia a Lignano. L’opera è dedicata a Maria e a tutte le donne

Èuno degli appuntamenti più attesi del Natale in Friuli-Venezia Giulia – e non solo – che nell’edizione passata ha fatto registrare 85 mila visitatori. A Lignano Sabbiadoro, all’Ufficio spiaggia 6 (altezza chiesa di San Giovanni Bosco), torna per la 22ª volta il “Presepe di sabbia”, maestosa opera artistica incentrata quest’anno sul tema “Maria, nel nome delle donne. Un viaggio al femminile tra i Vangeli e il nostro tempo”.

A due passi dal mare, in questi giorni numerosi artisti dell’Accademia della sabbia stanno ultimando le sculture che daranno vita al suggestivo itinerario promosso fin dalla sua nascita dall’Associazione “Dome aghe e savalon d’aur”, che si potrà visitare gratuitamente dal 6 dicembre al 1° febbraio.

«Il tema di quest’anno – illustra Lara Gonzo, direttrice artistica del progetto ormai da 5 anni – è qualcosa a cui avevamo già pensato in passato, ma essendo un argomento abbastanza delicato lo avevamo messo in pausa. Poi abbiamo avuto l’occasione di incontrare casualmente un importante uomo di Chiesa che ci ha indicato un possibile percorso attraverso una Lettura. Come gruppo siamo partiti da quel nucleo emotivo cercando poi di elaborare in maniera originale il tema, con una visione laica, nel rispetto del sentimento religioso di tutti».

Un lavoro che da parte della direttrice artistica è proseguito «immaginando un percorso che via via ha preso forma ed è proseguito nel confronto con gli artisti, sfociando nei vari episodi che compongono il “Presepe di sabbia”».

La “narrazione” propone al visitatore due sezioni speculari: da una parte Maria “raccontata” attraverso gli episodi evangelici, al centro una Natività tradizionale, «dall’altra abbiamo proposto sculture con protagoniste donne d’oggi alle prese con sfide attuali, osservate nella stessa quotidianità vissuta da Maria», illustra Gonzo. Il tratto finale dell’itinerario è un invito alla riflessione sulla guerra, dal punto di vista delle madri. «All’uscita è proposta un “pietà femminile”, dunque, un ribaltamento dell’iconografia tradizionale, per denunciare la violenza di genere».

Monika Pascolo

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