Saranno giornate di festa nel segno della tradizione quelle che attendono la comunità parrocchiale di Majano. Da venerdì 28 a domenica 29 giugno, infatti, prenderanno vita i festeggiamenti in occasione dei patroni, i Santi Pietro e Paolo. Già da venerdì sera, a partire dalle 18, convivialità e musica saranno il tratto caratterizzante della “tre giorni”.
Sabato mattina alle 9 spazio alla scoperta del territorio con una biciclettata collettiva cui seguirà, alle 12, una meritata pastasciuttata per quanti vi avranno preso parte. Alle 16 è invece previsto il concerto di campane a cura dell’Associazione Scampanotadôrs Furlans, ma è alle 17 che si apriranno le celebrazioni vere e proprie, con la recita dei vespri durante i quali don Alessio Geretti pronuncerà un’omelia incentrata sulla vita e le opere dei due apostoli. Seguirà la benedizione delle chiavi delle case.
La domenica inizierà con un secondo concerto degli Scampanotadôrs Furlans, alle 11 invece sarà celebrata la Santa Messa solenne con la processione lungo le vie del paese. Alle 17 è poi in programma l’esibizione canora di giovani promesse, mentre alle 20.30 andrà in scena lo spettacolo teatrale «Fufignes» della compagnia teatrale Gad Quintino Ronchi di San Daniele.
Ma non è tutto. Sabato 29 giugno, alla fine della recita dei vespri, si terrà infatti un importantissimo momento di comunità: l’inaugurazione, in chiesa, della mostra fotografica allestita per celebrare il 50° anniversario della costruzione della canonica. In mostra gli scatti dei fratelli Di Leno – veri e propri custodi della memoria fotografica di Majano – che daranno conto dell’importanza che da sempre riveste per la comunità la casa canonica. L’edificio – voluto da don Giuseppe Ribis, progettato dallo studio dell’architetto Ria e costruito dall’impresa edile dei fratelli Gianni e Fiorendo Daffara – fu definito dall’allora vescovo, mons. Alfredo Battisti, «la più bella e funzionale di tutte le attrezzature pastorali fino ad oggi realizzate in Diocesi».
Svolse un ruolo centrale durante il terremoto perché resse alla scossa del 6 maggio, diventando così un punto d’appoggio fondamentale: vi si tenevano riunioni, incontri, per un periodo funse perfino da farmacia. «È una mostra che vuole rendere omaggio a coloro che con lungimiranza l’hanno voluta – spiegano gli organizzatori –, ma anche a quanti e quante in questi cinquant’anni l’hanno frequentata, dimostrando la rilevanza che un tale luogo ha come punto di incontro e di aggregazione».
Anna Piuzzi