Sarà l’arcivescovo di Udine, mons. Riccardo Lamba, ad aprire ufficialmente il Giubileo Teodoriano a Trivignano Udinese, con la Santa Messa in programma in Pieve, domenica 18 maggio, alle 18.30.
Si tratta di una festa che, dal 1925, la comunità celebra ogni 25 anni in maniera solenne in onore di San Teodoro martire. «Ma la primissima processione – illustra il vicario parrocchiale, don Alberto Paschini – risale al 1832 quando in paese arrivò l’intero corpo di Teodoro, un martire delle catacombe romane che fu accolto in una speciale teca sotto la mensa dell’altare maggiore. Allora iniziarono le processioni che non avevano una cadenza temporale, ma venivano indette in occasioni di particolare difficoltà, come l’epidemia di colera nel 1835 o la grave siccità nel 1839».
La cadenza venticinquennale della festa risale, dunque, a 100 anni fa. «I resti del martire custodito in Pieve – racconta don Paschini – non sono quelli del celebre San Teodoro di Amasea, vissuto nell’attuale Turchia, presenti invece nella cattedrale di Brindisi, ma quelli del giovane martire romano scoperto nel 1813 e il cui corpo fu donato a una contessa udinese, poi concesso nel 1815 alla nostra Parrocchia proprio per l’omonimia col Santo che è patrono della Pieve ».
L’apertura del Giubileo richiama alla memoria proprio la dedicazione della Pieve che ricorda un tragico evento. «Nel 1306 – racconta il vicario parrocchiale – l’intero paese fu dato alle fiamme dagli uomini del Conte di Gorizia a causa della fedeltà della popolazione al Patriarca di Aquileia. Fu proprio lui ad adoperarsi affinché il paese fosse rapidamente ricostruito e pure la chiesa che, con lui presente, venne ridedicata al Santo il 21 maggio 1308».
Una memoria di oltre 700 anni, dunque, che si rinnova in occasione del Giubileo che avrà il suo apice dal 5 al 9 novembre. Quando la Pieve sarà chiesa giubilare, evento che si aprirà con la celebrazione presieduta dal patriarca di Venezia, mons. Francesco Moraglia. A Trivignano il 9 novembre, nella giornata dedicata a San Teodoro, arriverà anche il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo emerito di Firenze e già segretario della Conferenza episcopale italiana (Cei).
Insomma, tanti eventi (sono previste pure due gite-pellegrinaggio a Venezia, il cui primo Santo protettore è stato proprio Teodoro, e a Brindisi, dove sono conservate le sue spoglie, oltre a un progetto che coinvolge le scuole e a concerti), “nati” dalla collaborazione tra Parrocchia e Amministrazione comunale. «Già da novembre, io e il sindaco Roberto Tuniz, che siamo coetanei, abbiamo iniziato a ragionare insieme su come sensibilizzare il paese su questa iniziativa. Da subito anche le associazioni che operano sul territorio, davvero con grande generosità, hanno messo a disposizione il proprio tempo, le proprie energie e la creatività per questa festa». Ne è uscito un ricco calendario di appuntamenti, illustra don Paschini, uniti da un filo conduttore.
«L’ispirazione ci è venuta osservando la pala dell’altare maggiore che rappresenta San Teodoro nella classica iconografia di soldato che trafigge il drago, simbolo del male, ma con alle spalle un ponte, immagine evocativa di una chiesa, di una comunità che si riconosce e vuole costruire un collegamento con Dio e con gli uomini tra di loro, abbattendo le barriere e riconoscendo nella diversità un dono. In questo desiderio – sottolinea – siamo stati anche confermati dalle prime parole di Papa Leone XIV che, ben tre volte, nel suo discorso inaugurale, ha usato la parola “ponte”, per indicare che l’umanità ha bisogno di Dio come ponte per essere raggiunta da lui e dal suo amore».
Monika Pascolo