Può dire molto, nel 2025, la riapertura di una chiesa. Cattolica, s’intende. In una città – Udine – con una sempre più ampia fetta di popolazione di origine non italiana, in cui le confessioni (cristiane e religiose in senso ampio) si contano ormai a decine e in cui la componente cattolica pare affievolirsi sempre più. È lecito chiedersi, dunque, il senso di una riapertura di una chiesa di nove secoli (anche se le sue origini vanno arretrate di almeno trecento anni), peraltro oggetto di un imponente restauro che ne ha celato i tesori per oltre otto anni.

«Una delle cose più belle che si nota giungendo a Udine da lontano è proprio questa pieve con il suo campanile». Parte da lontano – fisicamente – la risposta che l’arcivescovo mons. Riccardo Lamba ha dato alla nostra domanda, presiedendo domenica 5 ottobre l’affollatissima celebrazione di benedizione della rinnovata pieve cittadina. Perché è di questa chiesa nello specifico che parliamo, la “madre” delle chiese e delle Parrocchie della città di Udine. Un gioiello sul castello, scrigno di tesori medievali e di storia ancor più antica, con pietre che profumano di – almeno – dodici secoli di fede. «Questo è un luogo dove si torna volentieri perché vi si trovano le radici della nostra fede», ha affermato l’Arcivescovo. «Lo sguardo, tuttavia, no dev’essere nostalgico, rivolto al passato passato». E quale sguardo, dunque, offre questo evento, in questo luogo? «Riaffondare le radici nella storia è necessario per trarre la forza di andare avanti. Se entriamo qui siam mossi dallo Spirito, che guarda avanti sempre: anche noi, dunque, vogliamo guardare avanti, certi che il Vangelo ha sempre qualcosa da dire».

Ecco, dunque, il senso della riapertura di una chiesa. Anzi, proprio di questa chiesa: come un albero che può stagliarsi verso l’alto solo se ha radici salde e profonde, così la fede può raggiungere il cielo – splendido quello sopra Udine, in quel freddo pomeriggio autunnale – soltanto se è ben conscia delle sue origini. Che, anche tramite questa chiesa, affondano nientemeno che nel Vangelo. «Noi abbiamo questo compito – ha concluso Lamba -: raccogliere tale eredità e trasmetterla. Auguro a tutti di tornare spesso qui per trarre questa forza, la forza di guardare avanti».

Mons. Nobile: «L’angelo indichi il soffio del vento e dello Spirito»
«Dopo aver portato aver terminato il campanile, nel 2011, la nostra Parrocchia ha intrapreso questo nuovo progetto con l’aiuto di numerosi sostenitori. Ho piena fiducia nella generosità dei fedeli, che la chiesa resti un gioiello anche per le generazioni future». Semplici ma cariche di emozione le parole di mons. Luciano Nobile, vicario foraneo e parroco della centralissima Parrocchia di Santa Maria Annunziata nella Cattedrale (di cui la chiesa del castello è oggi una filiale). «Ringraziamo il Signore per questa casa di Dio per la comunità che si riunisce con la speranza dell’anno giubilare. Tramite Maria, che contempliamo anche nella sua raffigurazione nel rinnovato abside di questa chiesa, invochiamo la benedizione di Dio su questa casa e coloro che la frequenteranno, non solo turisti e visitatori. È segno di una chiesa che vive e trova sempre le sue radici».
Oltre al ringraziamento per i benefattori, da mons. Nobile anche l’auspicio che «L’angelo Gabriele, che dal campanile di questa chiesa indica la direzione del vento, possa indicare anche dove soffia lo Spirito nella nostra città di Udine».
Innumerevoli soggetti coinvolti
L’imponente lavoro di restauro è stato possibile grazie al sostegno di numerosi soggetti: Conferenza episcopale italiana (con fondi 8xmille), Regione autonoma Friuli-Venezia Giulia, Danieli & C. officine meccaniche Spa, Fondazione Friuli, Fondazione Gruppo Pittini, Solari Spa, Glp srl, Famiglia Petraz, Comune di Udine e una miriade di privati benefattori. La progettazione architettonica è stata cura ta dagli architetti Stefano Forte e Gianbruno Boel; illuminazione dell’arch. Giorgio Della Longa; progettazione strutturale dell’ing. Fabrizio Saffigna. Le analisi geologiche sono state curate dalla Geomok, in particolare dal dott. Andrea Mocchiutti. La consulente scientifica per i beni culturali è la dott.ssa Maria Beatrice Bertone.
I lavori sono stati eseguiti sotto la sorveglianza della Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio del FVG, con la direzione dell’Ufficio per i Beni culturali dell’Arcidiocesi di Udine.
G.L.