Sono «cause profonde» quelle in cui si radicano le «espressioni di violenza circoscritte» che vediamo in alcune città, tra le quali, di recente anche Udine. «Una di queste cause, forse oggi la principale, sono le nostre leggi miopi sull’immigrazione, che costringono molte persone di origine straniera dentro un limbo di invisibilità, marginalità e illegalità, di cui approfittano le reti criminali». A dichiararlo, in un’intervista pubblicata sulla Vita Cattolica del 10 settembre 2025, don Luigi Ciotti, fondatore di Libera e del Gruppo Abele, che oggi (10 settembre 2025) compie 80 anni.
“Era il 1974 quando, allora da militare di leva, incontravo per la prima volta don Luigi Ciotti – ricorda il giornalista Francesco Dal Mas –. Riempì, in quella circostanza, l’allora Sala Brosadola di Udine, per spiegare il Gruppo Abele, fondato da pochi anni a Torino. Gruppo che oggi ha 60 anni ed ha ispirato tra le altre anche la “missione” di don Davide Larice e del Centro Solidarietà Giovani a Udine”.
In 60 anni «sono cambiati i volti, le provenienze, le ragioni dell’emarginazione, ma non il bisogno di riferimenti educativi credibili, di opportunità di studio e lavoro, di riconoscimento e riscatto sociale – afferma don Ciotti –. Col Gruppo Abele ci siamo inventati dei percorsi inediti per rispondere a problemi che si presentavano in forma nuova, ma avevano radici storiche. Oggi, per esempio, ci prendiamo cura di tanti ragazzi che si nascondono e si chiudono in camera. Sono definiti hikikomori, un termine giapponese per indicare adolescenti e giovani adulti che evitano il contatto con il mondo esterno».
Nell’ampia intervista Ciotti parla di prevenzione nelle scuole, di consumo di crack, di dipendenza da tecnologie, di vuoti da colmare, di violenza. «La violenza è spesso una risposta alla mancanza di riconoscimento, alla rabbia di sentirsi invisibili – afferma –. Pensiamo ai ragazzi e alle ragazze di origine straniera, a cui viene negata la cittadinanza e che subiscono sulla propria pelle, ogni giorno, piccoli o grandi atti di discriminazione. Bisogna che questi adolescenti sentano di poter costruire su basi solide la propria vita, e non avranno allora nessuna voglia di distruggere la vita degli altri! Alla società servono la cura dello spazio pubblico e delle relazioni educative, mentre la repressione serve solo ad alimentare il consenso elettorale di alcuni….».
L’intervista completa si può leggere sulla Vita Cattolica del 10 settembre 2025