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Commento al Vangelo

«Voi siete edificio di Dio»

Commento al Vangelo del 9 novembre 2025,
Dedicazione della Basilica Lateranense
Gv 2, 13-22

Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.
Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete.
Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!».
I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere».
Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.
Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.

Parola del Signore.

A cura di don Alex De Nardo

Ogni tanto ci imbattiamo in feste un po’ sconosciute ai più, come quella di questa domenica. Si tratta della Dedicazione della grandiosa Basilica di S. Giovanni in Laterano a Roma, la chiesa in cui ha sede la Cattedra del papa, Vescovo di Roma, e, per questo, considerata madre di tutte le chiese del mondo. Nel simbolo di un edificio riconosciamo un primato, che è quello del Papa, che presiede nella carità tutte le Chiese del mondo, ma questa festa vuole essere anche l’occasione per farci riflettere su ciò che comporta per tutti noi essere Chiesa.

La prima lettura ci porta idealmente davanti alla porta orientale del tempio di Gerusalemme per ammirare una sorgente che, via via, diventa un fiume capace di portare vita, bellezza e salute ovunque arrivino le sue acque. Nonostante la grande importanza che si dava al tempio, leggendo molti passi dell’AT ci accorgiamo che Dio si dimostra allergico alle strutture di pietra che possono diventare gabbie per imprigionare e manipolare il suo nome, la sua Parola. La grazia della presenza di Dio qui si mostra come un fiume che esce dal tempio, non come un lago fermo e circoscritto da quattro mura, a dire che il Signore ama abitare non nel cerchio ristretto e placido dello spazio sacro, ma nella linea aperta e dirompente della storia. Al tempio Dio preferisce il tempo.

E quando giunge la pienezza dei tempi, si realizza il sogno a lungo coltivato: Gesù diventa la tenda di carne dove Dio pone la sua dimora, è il tempio vivo in cui Dio e l’uomo si incontrano in modo talmente unico da costruire una sola persona.
Capiamo bene, allora, che noi oggi non celebriamo un edificio, per quanto artisticamente bello e storicamente antico, ma vogliamo richiamare ciò che S. Paolo con passione ci ricorda nella seconda lettura: «Voi siete edificio di Dio» (1Cor 3, 9). E quanto abbiamo bisogno di prendere consapevolezza di questa consolante verità, che è lo Spirito Santo a formare di tutti noi, così diversi, un solo corpo, una sola comunità di fede, un solo edificio in Cristo. Non le nostre qualità personali, non le nostre simpatie, non i nostri sforzi o progetti. Solo lo Spirito.

E allora è bene che ci chiediamo sempre cosa sta al centro delle nostre comunità che sono il volto della Chiesa. Nel Vangelo Gesù si arrabbia perché vede che la casa di suo Padre è diventata qualcos’altro rispetto al progetto originario. Quel cortile in cui manda tutto per aria era il cortile dei pagani, l’unico in cui credenti e non credenti potevano mescolarsi; fra i motivi della rabbia di Gesù c’è sicuramente un’occasione persa: quella vocazione di Israele ad essere luce per chi è nelle tenebre, casa per tutti i popoli, è vinta dalla logica del primato e del guadagno.
E allora, per non essere anche noi mercanti fuori posto nel cortile del tempio, chiediamoci: cosa c’è al centro del nostro essere Chiesa? Ci sono le organizzazioni, i progetti, le strutture, oppure c’è la preghiera, l’ascolto della Parola e la docilità allo Spirito?

Celebrare la festa odierna può essere davvero l’occasione per richiamare al nostro cuore che Gesù è il centro della nostra fede, di lui è impastato ogni centimetro dell’edificio spirituale della Chiesa, lui tiene tutti uniti noi, che siamo le pietre scelte. Ci aiuti il Signore ad amare la Chiesa nonostante i suoi umani difetti, a vedere in lei sempre il volto della santità e a operare sempre per il suo bene.

don Alex De Nardo

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