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Cronaca

Nadia uccisa da “insana violenza”

«Mi raccolgo in preghiera affidando Nadia alle braccia materne di Maria che lei aveva spesso pregato, essendo una giovane di fede e partecipe alle celebrazioni della sua comunità cristiana di Vidulis». Così mons. Mazzocato alla notizia della tragica morte di Nadia Orlando, la 21enne di Vidulis uccisa nella notte tra domenica 31 luglio e lunedì 1° agosto dal fidanzato, Francesco Mazzega

Una vita spezzata. Un’altra. È quella di Nadia Orlando (), la ventunenne di Vidulis di Dignano, uccisa nella notte tra il 31 luglio e il 1° agosto, dal fidanzato Francesco Mazzega, di Spilimbergo, ma originario di Muzzana del Turgnano, classe 1981. Dopo averla strangolata, al culmine dell’ennesima lite, l’uomo ha vagato per ore senza meta con il corpo senza vita della giovane in auto, prima di arrivare, intorno alle 9 del mattino di ieri, alla sede della Polstrada di Palmanova, dove si è costituito. Entrambi lavoravano all’azienda Lima di San Daniele del Friuli, specializzata nella costruzione di protesi ortopediche.

Mazzega era andato a prendere la ragazza, per poi uscire insieme in auto. Da qui si erano perse le tracce della coppia. Il padre di Nadia aveva lanciato l’allarme all’alba del 1° agosto, quando aveva scoperto che la ragazza non era rientrata.

«Il papà di Nadia era molto preoccupato: pochi giorni fa mi ha riferito il suo timore per questo fidanzato che aveva descritto come possessivo e geloso. Si era perfino commosso alle lacrime non sapendo come risolvere la questione, dopo che la figlia gli aveva confidato il proprio disagio. Nemmeno si sentisse un simile epilogo». Lo ha riferito all’Ansa un anziano cugino della famiglia della vittima, prima di entrare nell’abitazione dei genitori, divenuta presto meta di un triste pellegrinaggio di tanti amici e parenti, e stringersi al loro dolore e a quello del fratello. Nadia Orlando era benvoluta in paese ed era attiva nella sua comunità. Brava a scuola, impegnata in parrocchia, volontaria alla sagra del paese. Sempre con il sorriso.

«Tra noi legami più solidali»

«Non ho elementi per capire le cause che hanno scatenato un gesto di tale insana violenza che ci lascia tutti sbigottiti. Mi raccolgo, piuttosto, in preghiera affidando Nadia alle braccia materne e pietose di Maria che lei aveva spesso pregato, essendo una giovane di fede e partecipe alle celebrazioni liturgiche della sua comunità cristiana di Vidulis», è il commento dell’Arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato, raggiunto dalla notiza della tragica morte di Nadia Orlando di ritorno dal pellegrinaggio a Loreto con l’Unitalsi. «Prego – continua mons. Mazzocato – per i suoi genitori e per il fratello, straziati da un dolore che spezza il cuore e che solo la forza che viene dal Signore e la solidarietà di tante persone possono rendere più sostenibile. Il mio pensiero, in preghiera, si rivolge anche all’artefice del delitto, Francesco Mazzega. Negli oscuri meandri della sua coscienza Dio porti un po’ di luce grazie alla quale potrà capire e, per quanto possibile, riparare. Penso, pure, ai genitori e ai familiari di Francesco, ugualmente colpiti da questa tragedia per la quale sarà difficile darsi pace. Invoco, infine, una particolare benedizione di Dio sulla comunità di Vidulis e su tutti noi che ci sentiamo feriti e impotenti di fronte a questa tragedia. Nel dolore sia uno stimolo a stringere tra noi legami di più forte solidarietà».     

Cresciuta in parrocchia

Nadia era una ragazza «sveglia e molto propositiva». Se la ricorda bene don Emmanuel Runditse che l’ha vista crescere in parrocchia. Di fronte a «una tragedia indescrivibile» e «senza giustificazioni», don Runditse invita a ricordare Nadia, a farla «rivivere», e si rivolge soprattutto ai coetanei della ragazza, perché, nel coltivarne la memoria a partire dalle sue passioni, capiscano che ciascuna vita – anche quella interrotta anzitempo – è preziosa e insegna sempre qualcosa. E a ciascuno di noi l’invito a non nascondere la testa sotto la sabbia. «Guardiamo oltre l’apparenza, nella nostra cerchia di amici e familiari, cerchiamo di captare i segnali che arrivano da chi frequentiamo – la violenza non è mai un fulmine a ciel sereno – e se siamo noi in difficoltà, chiediamo aiuto».

L’articolo completo sul numero della Vita Cattolica in edicola.

Femminicidio in Friuli

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