Dalla Messa al… gelato. Passando per numerose parole – ben sette, su un totale di dodici – che i giovani dell’Arcidiocesi di Udine in pellegrinaggio a Roma per il Giubileo hanno avuto modo di approfondire. Questa, in estrema sintesi, la giornata di mercoledì 30 luglio, la terza vissuta completamente nella capitale.
L’Arcivescovo: «Non si cerca Gesù con un click. Lui dà senso alla vita»
Una giornata che, come detto, si è aperta con la celebrazione eucaristica che l’arcivescovo di Udine, mons. Riccardo Lamba, ha presieduto assieme ai giovani pellegrini del gruppo diocesano. «Dio ci sorprende in incontri che non pensavamo di fare» ha esordito il presule, commentando il Vangelo del giorno (“Il Regno dei cieli è simile a…”). «Tutti cerchiamo qualcosa… o qualcuno! Il padre, la madre, un amico… cerchiamo relazioni. Compresa quella che dà senso alla vita. Gesù non è un click sullo smartphone, va cercato. E la ricerca chiede tempo».
«Trovato Gesù – ha proseguito mons. Lamba ai giovani -, gli si dà tutto. Senza risparmio, senza “braccino corto”. Giochiamo tutto e il risultato sarà una gioia vera, che convince anche altri. Vi invito – ha concluso – a cogliere ogni circostanza come un’occasione per trovare Dio, perla preziosa».

Nelle chiese della capitale le “12 Parole”

La giornata, come detto in apertura, è proseguita con alcune tra dodici parole oggetto di testimonianze e approfondimenti in altrettante chiese della città di Roma. Tra i temi affrontati, il riscatto da situazioni di dipendenza o malavita, la scoperta vocazionale, l’impegno nella società e molti altri. Al gruppo della parola “abbraccio” ha partecipato anche Tommaso Gatti, 19 anni, parte dei circa venti giovani delle Parrocchie di Pagnacco e Plaino. «Abbiamo assistito ad una catechesi molto toccante perché, nell’arco della spiegazione, c’era come ospite un uomo che ha aperto una pizzeria nella quale lavorano diverse persone con disabilità», ha spiegato Tommaso. «È bello sapere che ci sono persone che cercano di insegnare e includere chi viene considerato diverso».
Per Tommaso la “parola del giorno” è sensibilità, «perché mi ha aiutato a pensare anche alle persone che spesso vengono emarginate».

Una giornata che per molti giovani si è tramutata in un interessante giro per la città di Roma, ormai letteralmente – e pacificamente – invasa di pellegrini da tutto il mondo. «Noi abbiamo visitato la città, abbiamo visitato la fontana di Trevi, poi anche l’altare della Patria e altri monumenti circostanti» spiega Aurora Valent, 17enne («quasi», ci tiene a specificare). Il suo “noi” si riferisce al gruppo della Parrocchia di Artegna, del quale Aurora è parte.
Aurora riassume la giornata del mercoledì con il termine frenesia, a motivo di «tutte le visite anche per riuscire a visitare più cose possibili».
È viva l’emozione dell’incontro con il Papa

A tornare sulla giornata precedente, contraddistinta dalla grande emozione dell’incontro con Papa Leone XIV, è la quindicenne Sofia Pizzolante della Parrocchia udinese di San Pio X. «Quando il Papa è uscito con la sua papamobile gli addetti hanno spostato le transenne; allora io e altre persone siamo salite in piedi sulla transenna e il Papa è passato davanti a noi. Ha fatto un paio di giri, è passato vicino al nostro gruppo tre volte, è stato veramente bello». I dettagli tradiscono l’emozione di un momento che rimarrà indelebile nella memoria (e nel cuore) di Sofia. «Non era la prima volta che andavo in Vaticano, però era la prima volta che partecipavo a una celebrazione del genere», racconta.
Per Sofia la parola chiave del giorno è attesa. «Con questa folla che c’è a Roma abbiamo aspettato molte per entrare nelle chiese, nel ristorante, abbiamo atteso molto sotto il sole è stato abbastanza impegnativo. Però – ammette – alla fine ne è valsa la pena».
«Parte di qualcosa di grande». Oltre lingue e nazionalità

Siamo al giro di boa di questo pellegrinaggio. A guardare indietro, m0lte emozioni si alternano nella mente dei giovani partecipanti. Una sintesi viene dalle parole di Anna d’Este di Basiliano. «Direi innanzitutto la felicità e l’allegria, perché sono le più importanti però ci sono stati anche dei momenti di profonda commozione», spiega la 17enne. Commozione, diceva, «come durante la Messa di martedì sera, in cui il papa è uscito solo alla fine; e io mi sono molto commossa – confessa – quando abbiamo cantato l’Alleluia. La parola “alleluia” è la stessa in tutte le lingue, quindi stavamo tutti vivendo la Messa in lingue diverse attraverso i telefoni, che la trasmettevano ognuno nella propria lingua. Io ero insieme a ragazzi francesi che ho conosciuto in quel momento, però quando abbiamo cantato l’Alleluia mi sono sentita davvero parte di qualcosa di più grande perché cantavamo tutti allo stesso modo, era per tutti la stessa parola ed eravamo tutti alzati in piedi. Tutto questo dava un senso di importanza a quello che stavo vivendo».
Va in questa direzione la parola scelta a chiusura della giornata da Anna: «Io ho scelto incontro perché durante questo viaggio stiamo incontrando sia persone di Udine, quindi del Friuli, ma anche di altri stati e di altre regioni italiane».

La preghiera con i giovani di Roma. E «Non c’è festa senza gelato»
Una piccola nota conclusiva, ma non meno intensa, riguarda il termine della giornata. Una veglia di preghiera organizzata dai giovani delle Parrocchie romani ospitanti ha contraddistinto il “dopocena” dei giovani pellegrini friulani. Che si sono lasciati andare, poi, a una serie di giochi e animazione curati proprio dai coetanei di Roma. Prima del – graditissimo e inatteso – gelato offerto nientemeno che dall’arcivescovo, che in questo quartiere romano è ancora per tutti “don Riccardo”. «Non c’è festa senza gelato», si è giustificato mentre organizzava la distribuzione del prezioso dolce. Non c’è festa senza piccoli doni di gratuità reciproca e senza buona compagnia. Da Gesù agli altri.
Giovanni Lesa