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Gaza, digiunano i sindaci della Rete di Trieste

«È impossibile continuare ad assistere passivamente a quella che è una delle più grandi tragedie umanitarie della storia recente. È colpevole rassegnarsi davanti a tanta sofferenza innocente. Perché davvero nulla può giustificare quanto sta accadendo». Lo affermano i mille sindaci e amministratori locali aderenti alla Rete di Trieste, l’esperienza nata a margine della 50/a Settimana sociale dei cattolici in Italia svoltasi lo scorso anno e coordinata da Francesco Russo.
«Vogliamo unirci agli appelli e alle iniziative che da tante parti si stanno moltiplicando a favore delle popolazioni della Striscia di Gaza», si legge nel documento, riportato dal Sir, con in quale hanno invitato «tutti i nostri colleghi e le nostre colleghe, insieme a tutti gli uomini e le donne di buona volontà ad una giornata di digiuno il 26 maggio».
«Ci uniamo all’appello accorato di Papa Leone a “consentire l’ingresso di dignitosi aiuti umanitari e a porre fine alle ostilità, il cui prezzo straziante è pagato dai bambini, dagli anziani, dalle persone malate”», dichiarano, spiegando che «vogliamo farlo affiancandoci alla Sua preghiera e proponendo un gesto concreto, certamente piccolo davanti a drammi cosi indicibili, ma che vuole essere anche un appello al nostro Governo e al Parlamento affinché la politica – senza distinzioni – si adoperi in tutte le sedi e con tutti gli strumenti possibili per far concludere quanto prima gli orrori che sono da mesi sotto gli occhi di tutto il mondo».
Un’iniziativa – quella di oggi – integrata anche dal Movimento europeo di azione non violenta (Mean) che promuove uno sciopero della fame prolungato per una settimana e l'”occupazione” simbolica e pacifica delle aule consiliari. Il tutto – conclude il documento – «per condividere, ricordare, esprimere la nostra vicinanza e dare voce a chi in quelle terre martoriate non ne ha più. Per dare forza ad ogni piccola fiammella di speranza, ad ogni seme di bene, e a quell’umanità che sopravvivono anche quando tutto sembra perduto».

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