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Solo il 2% degli ex carcerati che trovano un lavoro torna dietro le sbarre

“Aiutatemi a non avere paura”. “Aiutatemi ad avere 100 grammi di cibo al giorno”. “Aiutatemi ad amare chi desidero”. Sono solo alcune delle grida raccolte nel libro “44 QUARANTAQUATTRO 44 – La consapevolezza dei diritti in carcere” dall’Osservatorio internazionale sulla legalità (Oisl) di Trieste grazie ai finanziamenti della Fondazione Casali e presentato nella biblioteca Livio Paladin del Consiglio regionale, a Trieste.

44 detenuti interpellati

La pubblicazione è il risultato di una importante ricerca compiuta grazie alla collaborazione di 44, appunto, tra detenuti e detenute di Friuli-Venezia Giulia, Emilia Romagna e Marche dei duecento a cui è stato chiesto di partecipare, oltre che delle direzioni penitenziarie interessate e del loro personale, con il contributo attivo del criminologo Pierpaolo Martucci e dell’avvocata Soraya Pedone dell’Oisl.

Enrico Sbriglia, che dell’Osservatorio è il presidente oltre che il Garante regionale dei diritti della persona, ha curato l’insieme del libro, in cui ha espresso delle considerazioni che ha rimarcato anche alla presentazione: “Abbiamo chiesto alle persone carcerate di spiegarci cosa e quali siano, per loro, i diritti. Dalle risposte è emersa la loro dimensione umana.
Abbiamo capito che diritti per noi acquisiti, scontati, per quelle persone sono invece diritti che vengono prima di tutto”.

Un concetto poi ribadito da Martucci e Pedone, che hanno fatto sapere come al primo posto sia emerso il diritto alla libertà, seguito da quello alla salute e terzo al lavoro, riflettendo sul fatto che solo il 2% di coloro che, una volta usciti, hanno trovato un lavoro, poi ritorna in carcere.

Il 40% assume psicofarmaci, il 38% ha dipendenza da alcol

Non solo, perché da Sbriglia si è appreso pure che a fronte di 62.761 carcerati in Italia, la capienza regolamentare è di 51.290 posti, a cui andrebbero sottratte le stanze inutilizzabili; di tutti i carcerati, sono 47mila i condannati e di questi solo l’1% gode della semi-libertà. Dalla Pedone che il 40% assume psicofarmaci giornalmente e il 9% accusa una malattia psichica grave; il 38% è affetto da dipendenza da alcol o droga. Da Martucci che le strutture carcerarie, datate 1975, erano state concepite in anni di tumulti come luogo per una pena negoziale (se fai il bravo, dopo un po’ esci), oggi invece c’è bisogno che cambino a cominciare dalle loro caratteristiche architettoniche affinché anche chi vi vive cambi.

«Testimonianza laica»

“Considerate che tutte le carceri sono dirette da magistrati”, ha lanciato il sasso Sbriglia, affermando poi: “La nostra, messa in questo libro, è la testimonianza laica di una rispettosità della vita”.

Presente all’evento, anche la consigliera regionale Giulia Massolino, del gruppo Patto per l’Autonomia-Civica Fvg, in qualità di presidente della Commissione di vigilanza della biblioteca. “Noi consideriamo le pubblicazione che mettiamo a disposizione un ‘ponte’ tra il Consiglio regionale e i cittadini”, ha detto Massolino, approfittandone per far presente “una richiesta di audizioni sulla condizione delle carceri inevasa da più di un anno, dove si potrebbero mettere a confronto gli organi di garanzia regionali e comunali, oltre alle esperienze dei professionisti del settore sociale”.

“Il tema della sicurezza è di livello statale, ma altri come welfare, formazione, occupazione e salute sono concorrenti se non esclusivi della Regione”, le ha dato manforte Sbriglia.

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