«Quello sguardo aveva qualcosa di incredibile, sconvolgente, mi ha sorpreso, sono rimasto bloccato per un minuto. Nella vita un minuto è niente, ma nel cinema è un tempo interminabile. Questo sguardo mi ha portato ad interrogarmi… e non mi ha mai più abbandonato». L’attore Pietro Sarubbi racconta così la scena del film “The Passion” di Mel Gibson (2004) in cui ha interpretato la parte di Barabba. Una piccola parte, in cui non recita alcuna battuta, ma si limita, dopo alcuni versi di sguaiata contentezza per essere stato liberato, ad andarsene, non prima però di aver incrociato il proprio sguardo con quello di Gesù. Uno sguardo che nel caso di Sarubbi non è stato solo finzione cinematografica, ma vita, in quanto proprio da lì è nata la sua conversione alla fede cristiana.
Mercoledì 8 ottobre
L’attore racconterà la sua esperienza mercoledì 8 ottobre a Udine, nella chiesa di Santa Maria di Castello alle 20.30, intervenendo ad un incontro che, inserito nel programma collaterale alla riapertura della restaurata pieve, rappresenta l’anteprima del ciclo dei “Mercoledì dell’Angelo” organizzati dalla Consulta di Pastorale giovanile del Vicariato urbano di Udine e che si svolgeranno a partire dalla fine del mese gennaio.
«I giovani hanno bisogno di testimonianze»
«Abbiamo scelto di portare a Udine la testimonianza di Sarubbi – spiega don Christian Marchica, coordinatore della Pastorale giovanile del Vicariato urbano – perché siamo convinti che oggi i giovani abbiano bisogno proprio di testimonianze forti che dicano che si può cambiare, che il Signore può comunicare a noi nei luoghi e con strumenti che sono i più vari e i più inattesi. L’importante è tenere gli occhi aperti per farci mettere in moto quando il Signore incrocia la nostra vita. Del resto, nella storia il messaggio evangelico si è sempre diffuso proprio per testimonianza di persone che da esso sono state toccate e cambiate. Gesù, infatti, non è un’idea del passato, ma è il vivente. Per questo oggi si può fare ancora esperienza di Lui: tramite l’esperienza sacramentale, tramite la parola di Dio, tramite la comunità cristiana».
Chi è Pietro Sarubbi
Nato a Milano nel 1961, Sarubbi ha studiato regia e comunicazione all’Università popolare dello spettacolo di Napoli, in seguito ha seguito il corso di regia presso la Civica scuola d’arte drammatica del Piccolo Teatro di Milano. Il suo percorso artistico è iniziato nel 1979 lavorando nel teatro. Nel 1980 sono arrivati i primi contratti Rai per Portobello, Fantastico e vari film per la tv.
Ha debuttato nel cabaret con Zelig partecipando anche a fiction di successo come “Casa Vianello”. Ed è stato presenza fissa al “Maurizio Costanzo show”, che gli ha dato notorietà. E sono poi arrivati alcuni film in America, tra cui “Il mandolino del capitano Corelli” di John Madden, in cui ha recitato al fianco di Nicolas Cage.
«Non riuscivo mai ad essere soddisfatto»
«Nonostante il successo – ha raccontato Sarubbi in un incontro dell’anno scorso a Staggia Senese, disponibile anche su Youtube, uno dei tanti che tiene in giro per l’Italia per raccontare la sua esperienza di conversione, affidata anche al libro “Da Barabba a Gesù. Convertito da uno sguardo” (2011) – non riuscivo mai ad essere soddisfatto, non ero mai felice», «dentro ero pieno di rabbia».
Gibson lo ha visto proprio nel film “Il mandolino del capitano Corelli”. E lo ha cercato al telefono.
Poi l’incontro a Roma nel quale Gibson gli dice che dovrà interpretare Barabba nel film che sta preparando. Ma Sarubbi anziché essere contento, contesta il regista, chiedendogli di fargli interpretare San Pietro, parte più remunerativa dal punto di vista economico. Ma Gibson insiste: «Ho bisogno della tua vera rabbia per il mio vero Barabba».
«Nei suoi occhi mi aspettavo di vedere paura, ho trovato tenerezza nei miei confronti»
Alla fine Sarubbi accetta la parte e inizia la lavorazione del film in cui Gibson, nella sua maniacale rierca di verità, vuole che l’incontro di Barabba con Gesù sia autentico. Quindi non gli permette di vedere l’attore che interpreta il Cristo, Jim Caviezel, finché non si girerà la scena. E finalmente quella scena arriva. «Nei suoi occhi – ha raccontato Sarubbi – mi aspettavo di vedere paura, dolore, sentimenti umani. Invece non ci ho trovato nulla di tutto questo, c’era invece inspiegabilmente una tenerezza nei miei confronti, come se la sua unica preoccupazione fosse la mia condizione». Al punto che Barabba/Sarubbi resta come bloccato in un silenzio irreale per un minuto. Nel film, dopo il montaggio, l’incrocio di sguardi dura pochi secondi, ma dopo di esso la vita di Sarubbi è cambiata.
A Udine l’attore racconterà in che modo, spiegando come ha capito che «il Vangelo non è semplici parole scritte, ma carne viva».
I “Mercoledì dell’Angelo” proseguiranno a partire da fine gennaio, sempre nel segno della testimonianza, affrontando temi quali la giustizia riparativa, la dignità della vita, la corporeità.