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Costruire la pace partendo dalla scuola. A Udine presentate le proposte di Rondine

Italia-Israele. Ancora? No. Parliamo della partita dell’anno scorso, accompagnata all’epoca da innumerevoli polemiche. A lato di quelle voci e contro-voci, nacque a Udine un percorso di avvicinamento a Rondine Cittadella della Pace, il borgo medievale in provincia di Arezzo sede di una “World house” in cui vivono giovani di paesi in conflitto per individuare vie di pace a partire dallo studio e dalla convivenza. Nel tempo, Rondine è divenuto anche centro propulsore di iniziative legate al mondo della scuola, che hanno preso piede – e vogliono compierne altri, di passi – anche in Friuli. Mercoledì scorso, 22 ottobre, una delegazione di Rondine ha incontrato una decina di insegnanti di religione, accompagnati dall’arcivescovo mons. Riccardo Lamba e dal direttore dell’Ufficio scolastico diocesano don Giancarlo Brianti, per far conoscere le diverse iniziative della Cittadella della pace.

«Attualmente ospitiamo giovani laureati che vengono da molti luoghi di guerra: vivono a Rondine due anni, con l’impegno di frequentare un master universitario e rientrare poi nei rispettivi paesi per avviare progetti di pace», ha introdotto Giovanni Rossi, referente Rondine per i progetti scolastici. «A oggi in tutta Italia abbiamo progetti in scuole secondarie di I e II grado, con una minuscola presenza in tre scuole primarie». Tra le scuole figura anche il “Percoto” di Udine, ma l’intento dell’Arcidiocesi – in sinergia con Rondine, ovviamente – è di far conoscere il metodo e le proposte della Cittadella anche ad altri istituti.

Da sinistra: la prof. Ristori, l’arcivescovo Lamba, Rossi e don Brianti

Quali siano le proposte, l’ha illustrato Mariella Ristori, già dirigente scolastico, ora in servizio proprio a Rondine. «Il quarto anno vissuto a Rondine è una proposta per studenti del penultimo anno delle scuole secondarie – ha affermato –. I ragazzi provengono da tutta Italia e da svariati indirizzi scolastici, vivendo a Rondine a stretto contatto con i giovani di paesi in conflitto». Dall’esperienza del “quarto anno” è nata una serie di iniziative e di figure come, per esempio, i “Tutor Rondine” per le scuole e l’insegnamento del Metodo Rondine agli insegnanti degli istituti che scelgono di aprire “Sezioni Rondine”. «Questa sezione si presenta come una vera e propria sperimentazione sostenuta da un accordo ministeriale. Non è un semplice progetto sulla pace, ma è un ri-equilibrare l’attenzione della scuola dalle ineludibili competenze disciplinari a quelle relazionali». Per poter costruire una sezione Rondine bisogna formare i docenti. «Avere un consiglio di classe in cui tutti i docenti parlano questo linguaggio, cambia totalmente le cose» ha testimoniato l’ex dirigente: «I docenti sono più collaborativi tra loro, i percorsi didattici sono maggiormente condivisi, si trova un filo conduttore tra le varie proposte scolastiche. Insomma, nasce un senso di collaborazione tra docenti, fondamentale in un tempo in cui la scuola stressa moltissimo gli insegnanti: c’è bisogno di un sostegno reciproco, con una comunità che parla “a una sola voce”».

Quanto espresso dalla docente è stato confermato da un genitore presente all’incontro, che ha portato la sua testimonianza di papà di una ragazza del Percoto che studia nella sezione Rondine. «Arrivare a scuola e trovare un’équipe (non lo definirei proprio un “collegio docenti”) che ha vissuto esperienze forti insieme, come un ritiro e dei corsi, è molto positivo. Sono insegnanti affiatati e coinvolti», ha affermato. «Come tutti gli adolescenti, mia figlia ha le sue “criticità”. Vedere con che spirito torna a casa il giovedì, dopo l’incontro con il tutor, aiuta a risolvere i casi diverse difficoltà: ha fatto dei passi avanti nell’apertura verso gli altri».

All’incontro del 22 ottobre era presente anche Luigi, studente padovano reduce dal quarto anno a Rondine. «Per noi la giornata si divideva in due parti: la mattina si seguivano le ore scolastiche, dopodiché si pranzava con i ragazzi della “World house”. Al pranzo ci sono tutti: chi lavora a Rondine, chi la visita, chi ci passa per caso (come dei ciclisti) e gli studenti. È a tavola ci si conosce», afferma. Nel pomeriggio il progetto di Rondine, fortemente basato sullo studio, prevede il percorso “Ulisse”: si incontrano figure professionali come giudici, psicologi, giornalisti, addirittura ministri. «È un’esperienza che accompagna nella scoperta di se stessi, dell’altro e del mondo. L’obiettivo è dare un senso alle materie scolastiche, che magari studiamo in modo sterile, solo per “passare” la verifica. Il percorso Ulisse aiuta a “collegare i puntini” delle varie materie e aver capito l’utilità dello studio di certe materie facilita anche l’orientamento personale.»

Giovanni Lesa

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