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Cittadinanza digitale, bambini tra WhatsApp e ChatGPT. Uno su due non incontra i suoi amici

Che i bambini siano molto più “smart” di tanti adulti, non è certo una novità. Parliamo tuttavia di bambini e bambine di dieci anni, la “quinta elementare”, in cui circa metà della popolazione possiede già uno smartphone che consente, dunque, un rapido accesso a internet e a strumenti di intelligenza artificiale. È quanto emerge dalla ricerca «Bambini e schermi digitali» presentata mercoledì 17 dicembre dall’Associazione Mec (Media, educazione e comunità) nella sede udinese della Fondazione Friuli, unitamente ai risultati del primo anno di sperimentazione del progetto «Esploratori digitali».

Da sinistra: Patrizia Pavatti (nello schermo), Giacomo Trevisan, Marco Tommasi, Luca Gervasutti, Bruno Malattia

Nel corso della presentazione, il presidente della Fondazione Friuli Bruno Malattia ha sottolineato come la proposta progettuale sia stata accolta con favore fin dalle sue prime fasi, evidenziandone il valore sperimentale e la risposta a un bisogno molto sentito dalla comunità. «La Fondazione è fortemente convinta della bontà di questo progetto», ha affermato. Patrizia Pavatti, dirigente della Direzione Istruzione della Regione Friuli-Venezia Giulia, ha collocato l’esperienza di Esploratori Digitali all’interno del più ampio Piano Scuola Digitale, avviato nei mesi scorsi per rispondere ai bisogni reali delle scuole e accompagnare il cambiamento in atto, anche alla luce delle nuove sfide poste dall’intelligenza artificiale.

Alla presentazione è intervenuto anche Luca Gervasutti, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi del Friuli-Venezia Giulia. «Il digitale offre la possibilità di alimentare abilità aggiuntive, tra cui il ragionamento rapido, da affiancare alle abilità tradizionali», ha ricordato. Citando il filosofo Luciano Floridi, Gervasutti ha affermato come «Il concetto di “onlife” è una dimensione in cui analogico e digitale non sono mondi separati, ma parti di un’unica realtà, nella quale il digitale rappresenta una possibilità».

I numeri: uno su tre impara senza adulti

La ricerca «Bambini e schermi digitali» – eseguita su un campione di 512 studenti di scuole primarie friulane, già pubblicata in forma ridotta a luglio 2025 e ora ampliata con nuove evidenze – mostra come il 51% dei bambini e delle bambine di quinta elementare disponga già di uno smartphone, il 66% (due su tre) utilizzi regolarmente WhatsApp, il 52% frequenti TikTok (sebbene l’età minima sia 13 anni) e che uno su tre (32%) abbia imparato a usare questi dispositivi da solo, senza cioè il supporto di genitori o insegnanti. Tra le conseguenze, ovviamente, c’è l’esposizione a contenuti offensivi (ricevuti da ben l’83% dei bambini!) o ritenuti “impressionanti” (51%). Il 31% dei genitori non controlla tali contenuti. «C’è un costante anticipo nell’età di accesso ai dispositivi digitali» afferma Giacomo Trevisan, coordinatore dei progetti educativi dell’Associazione Mec. «Se in quinta elementare un bambino su due ha un suo smartphone, signfica anticipare scelte consapevoli degli adulti e interventi educativi. Vediamo però che i genitori fanno molta fatica a dare delle regole e a seguire l’accelerazione dello sviluppo tecnologico».

Tra i dati già pubblicati a luglio, si ribadisce come il 55% dei bambini di dieci anni utilizzi l’intelligenza artificiale: ChatGPT, Gemini, CoPilot o simili. A questo proposito, Trevisan rileva come «La vera novità è proprio l’enorme accesso dei bambini all’intelligenza artificiale, utilizzata spesso per fare i compiti. Da un lato c’è un grosso bisogno di guidarli nell’utilizzo di tali strumenti, dall’altro c’è il rischio che l’Ia diventi un riempitivo di tempi liberi e assenza di relazioni: l’intelligenza artificiale ci parla, ci ascolta, non ci critica, eccetera. Abbiamo colto questo dato come una richiesta di attenzione, di dialogo, di relazioni in cui imparare a stare insieme al di là della scuola».

Ma il dato che più di altri salta all’occhio è che il tempo dedicato agli schermi è complice – anche se non l’unico “colpevole” – dell’erosione delle possibilità di incontrare i propri amici, giocare insieme, vedersi – per esempio – al “campetto”, al parco o nel giardino condominiale: il 46% dei bambini, infatti, afferma di non incontrarsi con i coetanei al di fuori della scuola o di esperienze organizzate dagli adulti (come lo sport). Relativamente bassi anche i dati sulle attività culturali dedicate a bambini di 10 anni: per esempio, due bambini su tre non suonano strumenti musicali, mentre il 56% afferma di leggere libri «mai o solo qualche volta».

Una possibile via: il progetto «Esploratori digitali»

Simo, Yuki, Ahmed e Giulia sono quattro bambini protagonisti di un fumetto che racconta la storia di una “esplorazione digitale”. Specchio della multiculturalità di chi frequenta le scuole friulane, i quattro protagonisti accompagnano il progetto «Esploratori digitali», che nell’anno scolastico 2024-2025 è stato sperimentato in ben 62 scuole primarie del Friuli-Venezia Giulia, coinvolgendo 1.830 studenti di 122 classi, 253 docenti e 850 genitori. «La sperimentazione è stata molto positiva – ha commentato Trevisan – perché ha dimostrato interesse sui temi da parte di tutti i soggetti coinvolti. Il prossimo anno puntiamo a superare le cento scuole aderenti».

Inserito dalle scuole aderenti all’interno dell’insegnamento di Cittadinanza digitale, il progetto prevede innanzitutto 6 ore di formazione per gli insegnanti, durante le quali si forniscono i materiali didattici completi e di istruzioni pratiche. Ecco, poi, 8 ore di attività in classe con discussioni, quiz, lavori di gruppo e stimoli multimediali. Rigorosamente accompagnati da Simo, Yuki, Ahmed e Giulia. Vi sono, poi, incontri formativi per i genitori, per sensibilizzare e coinvolgere attivamente le famiglie su questi temi cruciali. Tutto si conclude con una cerimonia di consegna dei diplomi, che celebra il completamento del percorso e sottolinea il valore della partecipazione della comunità educante.

Giovanni Lesa

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