L'Editoriale

di + Andrea Bruno Mazzocato, Arcivescovo

È l'ora di trasformare le spade in aratri

Pubblicato su "la Vita Cattolica" nr. 46/2022

La "parata" del 10 giugno a Udine si presenta come un momento di lotta alle discriminazioni omofobe. In realtà si è fatta precedere da un "manifesto politico" molto radicale che ne muta di fatto la natura. Inoltre spiccano due fragorosi silenzi. In primo luogo lo stile rivendicativo dei diritti delle persone omosessuali tiene in ombra un mondo di travagli e sofferenze che vivono tante persone che si trovano con tale orientamento affettivo e sessuale, che non sono determinate solo dall'intolleranza omofobica della nostra società ma anche da fatiche e disagi reali, morali e psicologici. In secondo luogo, si tace sul grande tema delle maternità surrogate. Al di la delle motivazioni antropologiche ed etiche che dovrebbero negare una simile ipotesi, ci aspetterebbe almeno la franchezza di ammettere l'indegno mercato che si è sviluppato. Non ha niente da dire l’FVG Pride sull’inaccettabile mercimonio in atto intorno alla generazione della vita, tra l’altro con il ripugnante aspetto discriminatorio di prezzi molto differenziati in base all’estrazione razziale e sociale degli ovuli e della madre surrogata? Clicca "Continua" per leggere tutto l'editoriale

Un anno di "sospensione" (alias chiusura) del punto nascita e della pediatria di Latisana. Ma siamo proprio sicuri che per rendere più sostenibile la nostra sanità bisogna iniziare "tagliando" i servizi di prossimità a mamme e bambini? Alcune ricerche dicono che servono più pediatri (anche e soprattutto per insegnare stili di vita corretti) piuttosto che geriatri e i dati dicono che dove non si chiudono i piccoli punti nascita la mortalità è inferiore che da noi. 

Presentate oggi (giovedì 5 gennaio) 1500 firme per chiedere un controllo più capillare di Borgo Stazione, il quartiere più frequentato dalla centinaia di richiedenti asilo accolti dalla città di Udine. L'opinione e il sentire della gente merita sempre rispetto, specie nei casi, come questo, in cui l'iniziativa si dichiara e vuole apertamente rimanere lontana da strumentalizzazioni politiche. Tuttavia alcune considerazioni e domande ai promotori si impongono. Le ho poste anche alla conferenza stampa, ma non ho ricevuto sostanzialmente risposta e quindi le rilancio sul web.

«Sì» o «No» al referendum costituzionale del 4 dicembre. Ecco tre valori-guida che dovrebbero essere ben presenti in ognuno nella cabina elettorale (clicca per leggere tutto l'editoriale)

Se indìco un referendum per la fusione di due comuni, uno grande e uno molto piccolo, non posso pensare di mettere tutte le schede in un’unica urna e di contare i “sì” e i “no”. Fatalmente, i cittadini del piccolo comune non conterebbero nulla, e a decidere sarebbero solo i residenti nell’ente più grande. Detta così, si tratta di un ragionamento elementare, ma è proprio quello che sta accadendo tra Gemona del Friuli e Montenars dopo il voto di domenica 6 novembre. A Gemona hanno trionfato i “sì” con l’81,55%. A Montenars hanno trionfato i “no” con il 68,61%. Secondo la legge regionale vale solo il “sì” dei gemonesi, mentre il “no” dei piccoli vicini non conta nulla. Urge un sussulto di democrazia. Per rendere effettiva la fusione occorre una legge del Consiglio regionale. Le forze politiche si mettano una mano sulla coscienza e rispettino i cittadini. Anche quelli dei piccoli comuni.