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Regione

“Il dolore non ci accechi”

“Il dolore per le vite stroncate a Bruxelles, come a Parigi, ad Ankara, in Tunisia, lo strazio di Giulio Regeni, per Elisa Valent, non accechino la nostra umanità”. L’augurio pasquale di Debora Serracchiani

Dall’inizio del 2016 “i nostri pensieri, le nostre preoccupazioni e il nostro dolore si sono addensati in una serie di lutti che ci hanno profondamente colpito. Desidero dunque raccogliere il messaggio di pace e di speranza che la Pasqua vuole mettere a disposizione di tutti gli uomini, senza discriminazione o esclusione; e voglio condividere questo messaggio con la comunità regionale”. E’ l’augurio che la presidente FVG Debora Serracchiani ha rivolto ai cittadini. “Il dolore per le vite stroncate a Bruxelles, come a Parigi, ad Ankara o in Tunisia – continua Serracchiani – la ferita bruciante per lo strazio di Giulio Regeni, lo stesso sgomento per la prematura scomparsa di Elisa Valent, non accechino la nostra umanità, non abbattano i nostri cuori e non corrodano i valori di tolleranza e ragionevolezza che custodiamo in noi. Ci sia fermezza nella condanna per i delitti e decisa opposizione a chi calpesta le vite umane, a chi stermina cristiani, ebrei e musulmani in nome di un maligno, distorto e strumentale uso dell’Islam. Ma non si perda la stella polare che ha guidato la costruzione di un sistema di vita che, a cominciare dall’Europa, mette al centro la persona umana, il cittadino e la sua inviolabilità”, scrive Serracchiani. Per la quale “nostro dovere è trasformare il dolore e la rabbia in maggiore determinazione, in più forte coraggio di affermare, praticandolo, il diritto della civiltà e della democrazia innanzitutto avverso la barbarie del terrorismo, ma anche a fronte delle opacità di aree grigie o di regimi obliqui. Il FVG propone – rivendica la presidente – un modello di convivenza dalle radici antiche, saldo perché fondato su valori profondamente sentiti e condivisi, austeri forse ma sicuramente autentici. Abbiamo conosciuto guerre e tragedie, ma quei valori non li abbiamo mai persi: rispetto della legge, accoglienza, laboriosità e spirito di sacrificio. Oggi, ancora una volta torna a noi l’immagine del Cristo torturato a morte e assurge a simbolo universale della sofferenza, che indica la vita e la pace come unica salvezza. Un simbolo che non parla solo ai credenti. E allora, proprio in quest’anno, in cui s’appressa il 40/o del terremoto del Friuli che fu morte e resurrezione di una terra, auguro alla nostra comunità, a tutti noi, di trovare la volontà buona di lavorare ancora uniti, essendo noi per primi – conclude Serracchiani – costruttori di fiducia e di speranza nel futuro”.

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