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Cultura

A Casarsa, i 75 anni dell'”Academiuta di lenga furlana”

Tra gli ospiti Giuseppe (Nini) Bertolin (nella celebre foto di Elio Ciol col cappello in mano), con gli eredi degli altri membri dell’Academiuta

Il Centro Studi Pasolini di Casarsa si appresta a dare avvio alle celebrazioni di un importante anniversario: i 75 anni dalla nascita di quella “Academiuta di lenga furlana” che Pier Paolo Pasolini fondò il 18 febbraio 1945 in occasione di uno degli incontri con i ragazzi che frequentavano la “scuola” da lui animata nel borgo di Versuta, in mezzo alla campagna casarsese e che ospitava un gruppo di ragazzini del paese mentre intorno era solo guerra e disperazione e la scuola pubblica era chiusa.

Proprio martedì 18 febbraio la ricorrenza sarà ufficialmente ricordata in una cerimonia in programma alle 17.30 nella Sala Consiliare del Comune di Casarsa, in Palazzo Burovich De Zmajevich, alla presenza della sindaca Lavinia Clarotto, del Presidente del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia Piero Mauro Zanin e del Presidente del Centro Studi Pasolini Piero Colussi, enti ai quali si aggiunge con il proprio sostegno la Fondazione Friuli, oltre al patrocinio della Pro loco di Casarsa. Tra gli ospiti speciali dell’incontro, che porteranno il loro diretto ricordo di quella breve ma intensa esperienza culturale (e di quel memorabile momento), oltre al fotografo Elio Ciol che lo immortalò, ci sarà Giuseppe (Nini) Bertolin: era fra i ragazzi dell’Academiuta ritratti nell’ormai celebre scatto, realizzato proprio in quell’occasione davanti alla chiesa di S. Antonio Abate di Versuta.

I componenti dell’Academiuta furono così citati nell’ordine dettato dallo stesso Pasolini: Pasolini, Cesare Bortotto, Nico Naldini, Bruno Bruni, Ovidio ed Ermes Colussi, Fedele Ghirart, Pina Kalc, Rico De Rocco e Virgilio Tramontin. Nella foto scattata da Elio Ciol si riconoscono Umberto Pasut, Luigi Bertolin (Tamaiot), Ovidio Colussi, Tonuti Spagnol, Pasolini, Bruno Bruni, Cesare Spagnol, Livio Colussi, Rizieri Cesarin, Giuseppe (Nini) Bertolin, Giovanni Krevatin, Pietro Colussi (Masena), Fedele Girardo, Dante Spagnol, Oreste Pasut, Alfredo Bertolin, Antonio Fantin.

Come simbolo dell’Academiuta (da uno schizzo di Rico De Rocco), un cespo di dolcetta o “ardilut”, che riporta il motto “O cristian furlanut plen di veça salut”, mentre come lingua venne eletto il Friulano occidentale, nel quale – scrisse Pasolini annunciando l’atto di fondazione – «troviamo una vivezza, e una nudità, e una cristianità che possono riscattarlo dalla sua sconfortante preistoria poetica.»

Racconta Nico Naldini nel suo libro Pasolini, una vita (Einaudi, 1989): «Le riunioni dell’Academiuta avvengono ogni domenica pomeriggio nella stanzetta di Versuta e ciascuno degli accademici legge le sue nuove poesie; Pina suona il violino e Pier Paolo legge i versi di un poema in ottave Il Tancredi, una delle tante opere inedite finite nella nota cassapanca.»

E così scriveva lo stesso Pasolini: «Ma che dolcissime Domeniche passammo quell’inverno e quella primavera in grazia della poesia friulana e della musica di Pina. Io e mio cugino Nico le ricorderemo spero come le più belle che abbiamo mai trascorso […] Mi piace ricordare quelle nostre riunioni poetiche come una specie di Arcadia, o con più gioia, una specie molto rustica invero, di salotto letterario.»

Proprio di Nico Naldini, nel corso dell’evento, sarà tracciato un puntuale profilo grazie all’intervento di Francesco Zambon, professore emerito di letteratura all’Università Trento e “biografo” dell’autore, cugino di Pasolini e certamente la figura di maggior spicco tra quanti frequentarono l’Academiuta.

Alla studiosa pasoliniana Francesca Cadel, docente di letteratura all’Università di Calgary in Canada, e a Rienzo Pellegrini, già docente di Lingua e letteratura friulana e Direttore del Dipartimento di Italianistica presso l’Università di Trieste, gli interventi che ripercorreranno la memoria di una così importante esperienza formativa e culturale e in particolare dei “poeti dell’Academiuta” che riuscirono a concretizzare questi loro primi passi creativi con successive pubblicazioni delle loro opere poetiche.

E grazie proprio alla “regia” di Rienzo Pellegrini il Centro Studi Pasolini proseguirà durante il 2020 nella proposta di altri appuntamenti in ricordo dell’anniversario dell’Academiuta, che porteranno nuovamente all’attenzione degli appassionati e degli studiosi di Pasolini questo originale percorso creativo, di cui restano a testimonianza le pubblicazioni dei numeri della rivista Stroligùt e, sempre sotto l’egida delle edizioni dell’Academiuta, i volumetti Diarii (1945), I pianti (1946) e Dov’è la mia Patria (1949) di Pasolini, Seris par un frut (1948) di Nico Naldini e A Sonia (1946) di Luciano Serra.

Un primo evento è già in corso nella sede del Centro a Casarsa, in Casa Colùs, ovvero la mostra delle opere dell’artista friulano Mario Micossi dal titolo “Ju pai ciamps di Versuta. Incisioni, graffiti e disegni sui luoghi di Pasolini” (aperta fino all’8 marzo).

Un’altra importante esposizione, sempre a cura di Rienzo Pellegrini, sarà aperta il 16 maggio, in collaborazione con importanti istituzioni pasoliniane quali il Gabinetto Vieusseux di Firenze, la Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna, la Biblioteca Civica “V. Joppi” di Udine: “L’Academiuta di lenga furlana e il suo ‘trepido desiderio di poesia’. Gli anni friulani di Pier Paolo Pasolini” racconterà, attraverso documenti originali (lettere, pubblicazioni, foto, testimonianze) quella straordinaria avventura pedagogica che si sviluppò fra Casarsa e Versuta durante la Seconda Guerra Mondiale e nell’immediato dopoguerra oltre che l’intero arco della produzione “friulana” di Pasolini: da Bologna (1940-1941) dove scrisse “Poesie a Casarsa” (in friulano) fino a “La meglio gioventù” (1954). Altre iniziative ed incontri andranno a completare questo ricco calendario dedicato alla ricorrenza, nel corso dei prossimi mesi.

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