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Cattedrale gremita con mons. Mazzocato. «Qui con voi mi sento a casa. Graciis a ducj!»

Ci sono momenti di serenità in cui le persone si incontrano e rivivono insieme qualcosa che le ha accomunate per anni, come a riprendere momenti che, forse, non se ne sono mai andati. Il pomeriggio di lunedì 8 dicembre in Cattedrale a Udine si è vissuto uno di questi momenti. Il pretesto era formale e solenne, il venticinquesimo anniversario di ordinazione episcopale di mons. Andrea Bruno Mazzocato, vescovo emerito di Udine, che per quasi quindici anni ha presieduto momenti come questo, in Cattedrale. E tanti altri. Ma al di là della solennità, la serenità è un sorriso, un ricorrente “grazie”, una coda interminabile di persone che hanno stretto la mano al presule una volta rientrato in sagrestia, neanche il tempo di poggiare il pastorale e levarsi la mitria.

«Caro mons. Andrea Bruno, bentornato a Udine!» È toccato a mons. Riccardo Lamba fare gli onori di casa, lunedì sera in Cattedrale, rivolgendosi al suo predecessore. «Abbiamo appena risposto al tuo saluto “La pace sia con voi” con le parole: “E con il tuo Spirito”. Questa non sia una risposta convenzionale, frutto di una consuetudine liturgica. Piuttosto, sia espressione di gratitudine a Dio per il dono che dei tuoi 53 anni di ministero presbiterale e 25 anni di ministero episcopale, con i quali hai servito la Chiesa».

Quello tra Lamba e Mazzocato è un legame non soltanto di rispetto istituzionale tra Vescovi, ma quasi di fraternità. «Ringrazio mons. Riccardo Lamba per il nostro rapporto fraterno e non scontato. Grazie!» ha affermato il “festeggiato” iniziando la sua omelia. «Ringrazio anche i diversi preti e laici che non mi hanno mai fatto mancare il loro affetto le la loro vicinanza. Posso dire che, con tutti questi riscontri, ho rivissuto il clima della celebrazione del mio saluto all’Arcidiocesi di Udine, il 14 aprile 2024. Confesso anche, con una punta di commozione, che questi legami mi fanno sentire ancora a casa nella Chiesa di Udine. Vi assicuro che non è un dono di poco conto! Dal cûr graciis a ducj

Mons. Mazzocato ha sempre lesinato espressioni in friulano, ma in questa occasione si è lasciato andare a diverse frasi in marilenghe, segno che il Friuli gli è rimasto nel cuore anche ora che, dopo quasi 15 anni, è rientrato nella marca trevigiana.

Tra i banchi ci sono moltissimi fedeli – cosa inusuale per una data, l’8 dicembre, in cui molti sono alle prese con le celebrazioni dell’Avvento nelle rispettive comunità – e diverse autorità: rappresentanti del Comune di Udine (con gli assessori Arcella, Gasparin, Zini e il consigliere Vigna), autorità militari, istituzioni. Presenti anche i due ordini cavallereschi attivi in Diocesi: il Sovrano militare ordine di Malta e i Cavalieri del Santo Sepolcro di Gerusalemme (di cui mons. Mazzocato è priore per il Friuli-Venezia Giulia). E tantissimi preti, molti dei quali di giovane età: sono i preti che il vescovo trevigiano ha accolto in seminario e accompagnato nella formazione fino alla loro ordinazione. Una grande festa, insomma, nel cuore dell’Avvento.

Sui passi di Maria: fiat e Magnificat

Nella sua omelia, mons. Mazzocato si è soffermato su alcuni episodi della vicenda di Maria, ritrovandovi diversi tratti del suo servizio episcopale. «Ho sentito intimamente il fiat mihi secundum Verbum tuum detto da Maria: “Avvenga di me secondo la tua Parola”», ha affermato Mazzocato, prima di concedersi a una piccola grande confessione: «Questo fiat mi ha riportato alla sera prima dell’ordinazione episcopale: nella solitudine della mia stanza ho vissuto una intensa lotta interiore contro forti sensi di inadeguatezza e paure. Sentendo Maria vicina, quella notte, più con il cuore che con le labbra, ho pronunciato il fiat con cui lasciavo andare ogni resistenza e mi abbandonavo a Dio. In quel momento, dal profondo di me stesso si è diffusa una grande serenità, che non conoscevo, insieme a una forza per andare avanti».

«Pur con i dovuti distinguo, ritrovo in me lo stesso filo conduttore, quello dell’obbedienza. Se quella sera è stata una dura battaglia, devo riconoscere che l’obbedienza non mi ha ingannato: era la strada giusta da percorrere».

Tornando a Maria, davanti alla cugina Elisabetta «Quel fiat esplode nel Magnificat, un canto di stupore, gioia piena e riconoscenza a Dio. Avendo trovato in lei una disponibilità umile, Dio ha potuto realizzare grandi cose. Penso di poter dire – ha affermato l’Arcivescovo emerito – un mio piccolo Magnificat: se guardo il percorso fatto, infatti, lo trovo cosparso di belle e imprevedibili grazie. Le chiamo così perché non sono frutto dei miei sforzi o meriti, ma sono davvero delle grazie che hanno arricchito le Chiese in cui ho svolto servizio».

Il Miserere di Mazzocato

C’era, però, una preghiera che Maria non poteva fare e che, invece, mons. Mazzocato ha fatto sua. «Il Miserere, “abbi pietà di me”», ha riconosciuto. «Si apre una finestra di mie miserie e difficoltà che hanno impoverito le Chiese che ho servito. Ci penso molto e sento molto vera per me la sentenza del profeta Daniele contro il re Baldassarre, durante la quale il profeta soppesa l’operato del sovrano e lo definisce “mancante”. Questa sera prego il Signore Gesù perché riequilibri la bilancia con la sua misericordia».

Mons. Andrea Bruno Mazzocato al rientro in sacrestia, applaudito dai preti udinesi

«La benedizion di Diu sul popul dal Friûl»

«Offro questa Messa – ha concluso il presule – per la cara Chiesa di Udine, perché continui il suo cammino di fede, speranza e carità sotto la guida di un pastore saggio e generoso come mons. Lamba. La benedizion di Diu, midiant de intercession di Marie, e vegni su la Glesie di Udin e sul popul dal Friûl».

G.L.

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