Lacrime, dolore e uno spiraglio aperto sulla consolazione che solo la fede può dare in questi casi. Si è celebrato oggi a Coccau il funerale di Marco Della Pietra, il 22enne trovato senza vita domenica mattina (3 agosto 2025) dopo una caduta lungo il sentiero 510 che da Coccau conduce al Monte Goriane. Toccanti le parole pronunciate dal parroco, don Emanuele Paravano, nell’omelia.
Marco, ha ricordato il sacerdote, era «un ragazzo timido, ma solare, sempre con il sorriso». «Poco tempo fa aveva conseguito la patente per guidare i camion e già stava progettando di prepararsi anche per quella del rimorchio. Fin dai primi giochi da bambino aveva la passione della movimentazione della terra, e, le ruspe con le quali si divertiva per ore da piccolino, sono diventate un lavoro serio e appassionato dove era apprezzato da tutti». «Dov’è Dio quando un ragazzo con tutta la vita davanti muore così?»
L’interrogativo che in tanti si sono fatti ha preso consistenza nelle parole del parroco «Allora, forse, Dio non esiste se permette questo? Non si può rispondere con un ragionamento, ma non si può nemmeno ignorare la domanda – ha proseguito don Paravano –, perché, se Dio non esiste, cosa ne è della vita infranta di Marco? Cosa ne sarà di noi, di tutti i sogni che mai riusciremo a realizzare? Cosa ne sarà degli errori che abbiamo commesso e ai quali non saremo capaci di porre rimedio? Di tutte quelle occasioni di vita mancate, di tutte le parole non dette, dei gesti d’amore non fatti? E, qualora riuscissimo nell’impossibile impresa di vivere esattamente ciò che desideriamo, come faremo a mantenere nel tempo i risultati conseguiti?»
«Per Marco si è spalancata una luce»
«La vita non ci appartiene, è un dono!» ha ricordato il sacerdote e, ha poi proseguito «abbiamo una sete d’infinito che niente al mondo riesce a estinguere, perché siamo creati per un amore che si gioca nell’eternità e che si realizzerà comunque in un tempo che noi, ora non capiamo».
«Marco era un giovane buono e generoso, sempre presente quando si trattava di dare una mano come volontario in tutte le manifestazioni della comunità – ha proseguito don Paravano –; la sua indole era trasparente, sempre se stesso fino al punto di andare a bere l’aperitivo anche sporco di terra senza farsi problemi, libero da convenzioni sociali; a lui piaceva stare in compagnia in modo autentico».
Richiamando il passo del Vangelo delle dieci vergini che attendono di incontrare il Signore (Matteo 25,1-13), il parroco ha quindi auspicato, per i genitori di Marco, «la speranza concreta che una luce si sia aperta nel buio di quella notte». «Marco è stato chiamato nel mezzo di una notte come tante, ora, tocca a noi rispondere. Tutto è finito, oppure, si è spalancato per lui un banchetto di nozze, dove ha incontrato veramente Dio? Emanuela e Sandro, rimanga in voi questa luce consolante che va al di là della tristezza che tutti noi come comunità stiamo condividendo. Osiamo credere alla meraviglia anche quando attorno si fa buio, perché la luce ci coglierà di sorpresa, con la bontà e generosità che solo Dio conosce».
Valentina Zanella