È dal 2017 che la chiesa di Santa Maria in Castello, sul colle di Udine, è chiusa per restauro. E lo sarà, verosimilmente, per quasi tutto il 2025. Un lavoro immane, voluto dalla Parrocchia e sostenuto da 8xmille e Gruppo Danieli, quest’ultimo coinvolto fin da quando era guidato dal compianto Gianpietro Benedetti.
Proprio al paron della Danieli scomparso lo scorso 28 aprile è stato dedicato il primo pensiero dell’incontro svoltosi venerdì 13 dicembre, nel cuore del cantiere della chiesa, da parte dell’arciprete della Cattedrale mons. Luciano Nobile: «Questo incontro l’avevamo previsto assieme a lui», ha ricordato. «Benedetti sostenne il restauro del campanile della pieve con la statua dell’angelo. Poi, venuta a crearsi l’esigenza di intervenire anche sulla chiesa, non esitò a sostenere anche il restauro dell’edificio di culto». In rappresentanza del Gruppo Danieli, il presidente Alessandro Brussi, la vice Camilla Benedetti e Paola Perabò.
«Oltre alla riconoscenza per Gianpiero Benedetti, che ha voluto finanziare questo intervento, ho in mente due pensieri» ha affermato Alessandro Brussi. «Da un lato l’importanza della conservazione del bene e dall’altro la riapertura della chiesa ai fedeli di Udine. Siamo orgogliosi – ha concluso – di aver contribuito alla realizzazione».
Lamba: «Seminiamo per la fede del futuro»
Presente all’incontro anche l’arcivescovo mons. Riccardo Lamba. «Raccogliamo ciò che altri hanno seminato in passato e, oggi, lo seminiamo noi per chi verrà dopo. Noi, assieme a questa chiesa, siamo parte della storia della fede di questa città. Grazie a coloro che si stanno adoperando per questo importante restauro, dai progettisti ai finanziatori fino alle maestranze», ha detto l’Arcivescovo.
«L’intervento è un lavoro di squadra che risarcisce la memoria di questo luogo» ha affermato dal canto suo mons. Sandro Piussi, direttore dell’Ufficio diocesano per i beni culturali. «Chi visita la chiesa non la vede “imbellettata” in modo fasullo, ma risarcita delle sue parti bisognose di intervento». Piussi ha rivolto poi un appello al Comune di Udine: «In questa squadra c’è bisogno anche del sostegno della municipalità, soprattutto per ripristinare la nobiltà dell’ingresso a oriente, verso piazza I maggio, attualmente debole e a rischio vandalismi».
Un assist colto dall’assessore comunale alla cultura, Angelo Federico Pirone, presente all’incontro. «Il colle è un riferimento per la fondazione della comunità e dell’esistenza stessa di Udine», ha affermato. «Questa chiesa con il suo campanile – ha ricordato – si vedono da lontano, pertanto l’intervento dà continuità a una storia e rinforza il legame della comunità non solo con la città, ma con l’intero Friuli. Questo vale sia per la cultura e la storia, ma anche per l’industria che segna il territorio».
I dettagli del restauro
«Il restauro degli affreschi, iniziato nel 2017, ha permesso di scoprire alcune criticità come per esempio la mancanza di sistemi antisismici», ha spiegato la direttrice del Museo del Duomo, Maria Beatrice Bertone. «Ciò ha reso necessario un restauro strutturale e non soltant estetico». Più nel dettaglio è sceso l’architetto Stefano Forte, direttore dei lavori. «Le carenze strutturali hanno reso necessario intervenire sulla facciata, sul consolidamento del terrapieno di risalita verso est (lato piazza I maggio) e di tutte le superfici interne ed esterne. Si sta operando per un irrigidimento del piano delle coperture, per una maggior stabilità sismica. Il tetto è in sistemazione con un sistema di aerazione e stabilità dei coppi. E poi c’è il restauro delle superfici: esternamente saranno intonacate le facciate sud e abside, ora in pietra, per proteggere gli affreschi dall’umidità trattenuta dalle pareti. Riguardo all’illuminazione sarà completamente rifatto l’impianto, grazie a una progettazione che consente una illuminazione sia liturgica che artistica».
Un restyling completo, insomma, che comprende anche la pavimentazione: «Sarà rialzata rispetto a quella ideata dall’architetto e ingegnere Forlatti negli anni ’20 del Novecento, per riportare la quota al piano originario».
Nobile: «Se ogni udinese donasse un euro…»
In conclusione, sorridendo, mons. Luciano Nobile ha rivolto un appello alla cittadinanza. «È vero che ci sono stati tanto contributi, ma vorrei che potesse partecipare tutta la città. Quando si compie un’opera bella fa piacere dire “ques’opera è anche mia”. Se ogni udinese desse un euro non soltanto avremmo dei fondi che permetterebbero di rendere la chiesa ancora più preziosa, ma soprattutto essa tornerebbe a essere la chiesa di tutta la città. Sarebbe bello che ogni udinese possa dire “questa chiesa è anche mia”!»
Giovanni Lesa