Due ore e dieci minuti. In autostrada e senza eccessivo traffico. È il tempo che si impiega a solcare Carnia e Friuli da un capo all’altro della Diocesi, immaginando di salire in auto davanti alla chiesa di Santa Margherita, a Sappada, per fermare il motore davanti al duomo di San Giovanni Bosco a Lignano Sabbiadoro. Un viaggio simbolico, potremmo dire un abbraccio alla nostra terra, in cui snocciolare numeri su numeri: 374 Parrocchie, innumerevoli pievi storiche, 123 comuni, eccetera. A proposito di numeri, chissà quanti chilometri avrà percorso l’Octavia di mons. Andrea Bruno Mazzocato in questi quasi quindici anni di “abbracci” al territorio e alla sua gente. E soprattutto nella visita alle 54 Collaborazioni pastorali, appena terminata in quel di Gonars.
Visti da qui, dalla redazione de La Vita Cattolica e Radio Spazio, quei chilometri sono serviti a risvegliare una vivacità enorme, sotterranea come le falde del Friuli e talvolta davvero insospettabile.
Non abbiamo contato i chilometri, ma abbiamo sfogliato i 54 inserti “In viaggio nelle Collaborazioni pastorali” e gli altrettanti podcast – appena conclusi – che abbiamo voluto pubblicare settimanalmente a corredo della Visita pastorale, dedicandone ognuno a una diversa Cp. Molti lettori, lo sappiamo per certo, li hanno collezionati, «e guai s’al mancje un». Tra questi inserti non ce n’è uno in cui non emerga vitalità pastorale, spirituale, ecclesiale, capace di sopravvivere alle ben note difficoltà. Notarlo è utile. È pasquale. Anche nelle CP «che non diresti» ci sono persone assiduamente dedite alla carità gratuita, giovani che tengono in vita un oratorio magari minuscolo, cori che cantano con regolarità e si supportano vicendevolmente nelle celebrazioni più importanti, catechiste che camminano con i più piccoli, parroci che ci credono e si consumano, letteralmente, per le loro Parrocchie. Il bene fiorisce dovunque.
Da questo “osservatorio mediatico” abbiamo appurato che, certo, non sempre la “collaborazione” è avviata, talvolta l’ombra del proprio campanile è ancora percepita come più bella e sicura di quella dei campanili vicini. Tempo al tempo: il seminatore getta la semente – dice il Vangelo –, ma non sempre spetta a lui macinare il raccolto. Mons. Andrea Bruno Mazzocato, in questo, è stato un seminatore instancabile. I chilometri, quelli sì, li ha macinati in lungo e in largo. E al termine della sua Visita pastorale (che coincide con il termine del suo mandato) possiamo dire senza indugio che il suo «pellegrinaggio nelle Collaborazioni pastorali» ha risvegliato una speranza che emerge lampante tra le righe dei nostri 54 inserti ed è sorta ancor più radiosa in chi ha partecipato a quella cinquantina di appuntamenti. Non fosse altro per l’intuizione – geniale – di dedicare gli incontri con gli operatori pastorali (a cui hanno partecipato davvero migliaia di persone) non a raccontare «cosa facciamo noi e cosa fanno loro», ma all’ascolto del silenzioso germogliare dei semi di Dio tra le grave dei cuori friulani. Perché, diciamocelo, spesso guardiamo con più veemenza alle pietre che ai germogli, ai difetti che ai pregi, alle difficoltà che alle opportunità, ai rami secchi più che ai fiori che, magari pochi, si ostinano a sbocciare. Quindi notarlo fa bene: al termine della Visita pastorale abbiamo la certezza che i fiori sbocciano ancora nelle Parrocchie del nostro Friuli.
Chissà se con la sua Octavia mons. Mazzocato avrà fatto caso ai prati ricoperti di margherite nella primavera friulana, per la gioia di api e bambini. Carità, giovani, famiglie, marginalità e fragilità, anziani, malati, oratori, cori, catechesi, proposte culturali e iniziative di spiritualità: eccoli, sono le nostre semplici margherite, germogliano da semi aquileiesi, hanno solo bisogno di qualcuno che continui a prendersene cura. Ma gli operatori di questo verde speranza, lo abbiamo detto, sono davvero migliaia.
E ora? Fine della corsa? La sensazione, chiuso l’ultimo inserto, è quella di una pagina di storia della nostra Chiesa che si chiude. E visto il passaggio di testimone tra il vescovo Andrea Bruno e il vescovo Riccardo, la metafora cade a pennello. L’Octavia riposerà un po’, sosterà più a lungo nel suo garage. Arriverà un’altra auto, con un altro autista, a irrigare i campi di fede della Diocesi.
Nonostante i mille problemi (denatalità, inflazione, clima, secolarizzazione, potremmo perderci ore), il nostro territorio è pur sempre pieno di fiori che ricoprono le Parrocchie e, quindi, la società civile. È a partire da questi si possono affrontare le difficoltà del nostro tempo. «Da font de me anime ‘o gjolt ‘o esulti… o jeri tant puare e mi à preferide», dice un popolarissimo canto in marilenghe. È il Magnificat di una terra che si autoconvince di essere povera, ma partendo dalle sue comunità cristiane ha tutte le carte in regola per continuare a far sbocciare la ricchezza dei suoi germogli.
Le redazioni di Vita Cattolica e Radio Spazio